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Confagricoltura: «All’Europa serve un sistema fiscale comune»

today16 Luglio 2024 24

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«All’Europa serve un sistema fiscale comune, altrimenti ci saranno Paesi le cui agricolture, grazie agli aiuti di stato, correranno più di altri». A chiederlo è Massimiliano Giansanti, presidente della Confagricoltura, nella sua relazione all’assemblea estiva dell’associazione, in corso martedì 16 luglio a Milano a Palazzo Mezzanotte. Nel giorno in cui Roberta Metsola è stata rieletta alla presidenza dell’Europarlamento, Confagricoltura mette in fila le proprie richieste per la nuova Commissione Ue. Che in primo luogo sono condizioni di partenza uguali per tutti i Paesi membri: «L’Europa non può essere un condominio, ma deve diventare una casa comune – ha detto ieri Giansanti – se ci sono Paesi che possono usare gli aiuti di stato, allora si creano condizioni dispari all’interno dello stesso mercato comune. Penso per esempio al latte: a un certo punto, il suo prezzo in Germania era diventato così basso che i produttori italiani erano costretti a chiudere. A queste condizioni, non possiamo correre dietro agli spagnoli, ai francesi o ai tedeschi. Se vogliamo mantenere gli aiuti di stato, allora ci vuole anche un fondo di solidarietà per tutti gli altri Stati membri che degli aiuti non usufruiscono».

Per la Confagricoltura, il bilancio degli ultimi cinque anni di politiche europee non è di quelli soddisfacenti: «L’Europa – ha detto Giansanti – è arretrata in termini di ettari coltivati e di posti di lavoro. Per come è stata concepita, la Pac ha fatto diminuire del 10% la produzione agricola europea, a tutto vantaggio dell’ingresso sul mercato di prodotti che non rispettano gli stessi standard qualitativi e di sicurezza di quelli che utilizziamo internamente». Anche la Pac, sostiene Giansanti, deve cambiare: «Oggi in Italia abbiamo 800mila percettori di premi Pac, ma solo la metà di queste sono imprese professionali: non è possibile sostenere economicamente allo stesso modo chi fa agricoltura per lavoro e chi per hobby. Inoltre, oggi il sostegno dato all’agricoltura è pari solo allo 0,33% del Pil: questo budget non basta più».

Lo steso ingresso dell’Ucraina nella Ue porrà problemi di budget: «L’ingresso di Kiev significherebbe una diminuzione di oltre il 20% delle risorse attribuite a tutti gli agricoltori europei: non è pensabile di far entrare l’Ucraina senza adeguati strumenti a tutela del mercato domestico».

A dover produrre di più, secondo Confagricoltura, non è però solo l’Europa bensì l’Italia stessa. I margini, sostiene il presidente Giansanti, sono ampi: «Oggi importiamo 83 miliardi di prodotti agroalimentare, dobbiamo andare a prenderci quello spazio, così come dobbiamo andare a prenderci quei 126 miliardi di euro che si stima sia il valore dell’Italian sounding nel mondo».

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Da ultimo, il presidente Giansanti è voluto entrare nel merito delle accuse che Coldiretti ha recentemente mosso contro Mediterranea, l’associazione che Confagricoltura ha creato insieme a Unionfood: «Mediterranea vuol costruire un nuovo modello di relazioni economiche lungo la filiera dal campo alla tavola, non favorire alcuni tipi di imprese a discapito di altre».



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Scritto da: redazione

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