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Ambiente

In Italia un ettaro su cinque coltivato bio: è record in Europa

today17 Luglio 2024 15

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Ogni cinque ettari di superficie agricola coltivabile in Italia, uno è a biologico. Si tratta della cifra più alta in Europa. A certificarlo è l’Ismea, e il trend è in continua crescita: nel 2023, primo anno di applicazione della nuova Pac, le superfici investite a biologico sono ulteriormente aumentate del 4,5%, mentre il numero di operatori coinvolti – produttori, trasformatori, importatori – sono saliti dell’1,8%.

I nuovi dati arrivano dal rapporto Bio in cifre, che è stato presentato il 17 luglio a Bracciano in occasione dell’Appuntamento con il bio. Con il passaggio alla nuova programmazione della Politica agricola comune e il cambiamento di alcune regole, però, sono emerse alcune criticità: sia dal lato delle amministrazioni regionali, che hanno dovuto revisionare una macchina organizzativa collaudata per cimentarsi con la programmazione delle misure del primo pilastro; sia dal lato delle aziende beneficiarie, che hanno dovuto imparare a orientarsi nel fitto reticolato di vincoli, impegni e non cumulabilità degli aiuti. Eppure, nonostante le criticità, il bilancio del 2023 restituisce un quadro positivo per l’agricoltura biologica italiana, che con 2,5 milioni di ettari, pari a quasi il 20% della superficie agricola arabile (Sau) nazionale, riduce ulteriormente la distanza dal target del 25% fissato per il bio entro il 2030 dalla strategia Farm to Fork.

La crescita registrata l’anno scorso ha dunque rafforzato la leadership dell’Italia tra i Paesi dell’Ue, ormai pluriennale.«L’Italia del biologico continua a crescere – ha detto il sottosegretario all’Agricoltura, Luigi D’Eramo, intervenuto a Bracciano – questo trend positivo potrà ulteriormente migliorare grazie alle numerose misure messe in campo in questi mesi, dall’approvazione del Piano d’azione nazionale per la produzione biologica ai provvedimenti a sostegno dei biodistretti e delle filiere bio. Puntiamo ora a realizzare quanto prima il Marchio del biologico italiano: unito a una corretta informazione e comunicazione, potrà sostenere un rilancio dei consumi interni e la crescita sui mercati esteri, per continuare così anche in futuro a essere leader nel settore».

Dei 2,5 milioni di ettari coltivati a bio, il 42% è rappresentato dai seminativi, seguiti da prati e pascoli (29,7%), colture permanenti (22,8%) e ortaggi (2,5%). La crescita delle superfici ha riguardato soprattutto prati e pascoli e colture industriali e foraggere, mentre hanno perso ettari le proteiche e le produzioni cerealicole. Aumentano, seppure a un ritmo più attenuato, le ortive, in un’annata che ha invece confermato la superficie bio complessiva delle coltivazioni permanenti, nonostante le riduzioni di viti, agrumi e frutta fresca, compensate dagli incrementi di ulivi e frutta in guscio.

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Dal punto di vista geografico, l’incremento della Sau ha riguardato principalmente le regioni centrali e settentrionali. Il Mezzogiorno mantiene tuttora l’incidenza più elevata, con il 58%, ma si sta assistendo a un graduale riequilibrio della distribuzione geografica delle superfici, con la ripartizione del Centro-Nord che ha quasi raddoppiato in 10 anni gli investimenti nel bio. Poi ci sono i casi in controtendenza: come la Provincia autonoma di Trento, che ha perso oltre il 40% della Sau biologica nel 2023 per la decisione dell’Autorità di gestione di concedere i pagamenti riservati alle superfici foraggere e ai pascoli alle sole aziende con allevamenti, nell’ambito di una strategia di rafforzamento della zootecnia biologica locale. Una flessione, seppure contenuta, si è riscontrata anche in Emilia-Romagna, nonostante il budget consistente sugli interventi a favore del biologico, con buona probabilità dovuta alla devastante alluvione del maggio 2023.



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Scritto da: redazione

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