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Ambiente

Coldiretti: il commissario Ue all’Agricoltura non sia condizionato da quello dell’Ambiente

today19 Luglio 2024 20

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«Il commissario Ue all’Agricoltura dovrà fare politiche agricole senza essere condizionato dal commissario all’Ambiente. Vedremo se quanto Ursula von der Leyen ha detto nel suo discorso di presentazione corrisponderà alla verità». Lo ha detto il presidente della Coldiretti, Ettore Prandini, nella sua relazione finale all’assemblea nazionale della sua associazione oggi a Roma. All’indomani della rielezione di Ursula von der Leyen alla presidenza della Commissione europea, Prandini elenca anche le altre richieste del mondo dell’agricoltura alle nuova legislatura Ue. Si va dall’aumento dei fondi della Pac alla semplificazione della burocrazia. Dall’etichetta d’origine delle materie prime per i prodotti alimentari ai correttivi al regolamento sul packaging. E soprattutto, alla lotta senza quartiere alla concorrenza sleale, imponendo il principio di reciprocità a tutti i beni importati nella Ue, in modo che siano tenuti a rispettare gli stessi standard di quelli coltivati e prodotti in Europa.

Le richieste a Bruxelles

La lista della Coldiretti per Bruxelles è un mix di principi generali e di indicazioni molto pratiche. Il primo desiderata è economico: «È essenziale che la nuova Commissione Ue faccia salire il budget per l’agricoltura per evitare che la produzione alimentare europea crolli, mettendo a rischio i 620 miliardi di euro del sistema agroalimentare italiano e favorendo le importazioni dai Paesi terzi», ha detto il presidente Prandini. Il paragone è con la Cina e gli Stati Uniti, «che garantiscono ai rispettivi settori molte più fondi», sostiene Prandini. La Pac vale 386 miliardi di euro in totale fino al 2027, di cui 35 miliardi di euro in Italia: «Negli Usa il Farm bill vale 1.400 miliardi di dollari in dieci anni, mentre la Cina con molto più sostegno pubblico attualmente produce il 70% in più dell’intera produzione agricola dell’Unione europea». Al tema delle risorse si abbina quello della semplificazione burocratica. Dopo le manifestazioni a Bruxelles dello scorso gennaio, la Commissione ha compiuto i primi passi verso l’alleggerimento degli adempimenti a carico delle aziende agricole, ma questo percorso «va ora rafforzato – dice Prandini – con una semplificazione ancora più profonda di tutte le regole della Pac che gravano su tutte le aziende: oggi un agricoltore spende un terzo del suo tempo per riempire moduli e carte burocratiche».

Lotta alla concorrenza sleale

Ma alla nuova Ue uscita dalle urne di giugno la Coldiretti chiede soprattutto un cambio di strategia nelle relazioni con gli altri Paesi: è l’applicazione del principio di reciprocità, per impedire la concorrenza sleale di quei prodotti extra-europei che non rispettano gli stessi standard di sicurezza e qualità che i produttori europei sono invece tenuti ad applicare. «Le regole imposte ai produttori europei devono valere per chi vuole vendere nell’Ue – ricorda Prandini – se così non accade si traduce in concorrenza sleale. E anche il tema del caporalato di cui si dibatte molto è strettamente connesso a questa emergenza: quando lo condanniamo in Italia è doveroso, perché è criminale, va bene, ma quando succede all’estero non diciamo niente». Nel concreto, l’applicazione del principio di solidarietà passa anche dalla riforma del codice doganale sull’origine dei cibi, «che oggi – dice Prandini – consente oggi di spacciare per cibo italiano quello che italiano non è, permettendo ai prodotti esteri di diventare 100% italiani con lavorazioni anche minime».

Il nodo delle etichette

Per assicurare più trasparenza sui prodotti alimentari in commercio all’interno dell’Unione, la Coldiretti spinge per introdurre l’obbligo dell’indicazione del Paese di origine in etichetta su tutti i cibi. Al contrario dell’etichetta a semaforo del Nutriscore, che invece va definitivamente fermata. L’ultima richiesta riguarda il regolamento Ue sul packaging. Se dalle restrizioni sono già state escluse le bottiglie di vino e i vasi per i fiori, resta ancora incerto il destino dell’ortofrutta di Quarta gamma, che comprende per esempio le insalate in busta e che rischiano di scomparire dagli scaffali: «Potrebbe infatti accadere che alcuni Paesi ne autorizzino il commercio e altri no – dice Prandini – con l’effetto che le imprese produttrici si ritroverebbero a dover differenziare il packaging a seconda della destinazione».

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L’emergenza idrica

Per quanto riguarda l’Italia, al ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida, a quello per le Politiche di coesione e il Pnrr, Raffaele Fitto, e al vicepremier Antonio Tajani – tutti in prima fila ad assistere all’assemblea – la Coldiretti chiede più attenzione alle aree interne del Paese ma soprattutto più fondi per l’emergenza acqua. «In Sicilia i nostri giovani associati – ha detto il segretario generale dell’associazione, Vincenzo Gesmundo – hanno dovuto abbattere le vacche perché non avevano cibo nè acqua. Eppure, con il solo costo di un pilone del ponte sullo stretto di Messina potremmo costruire 150 invasi che garantirebbero agli agricoltori e ai cittadini sia acqua che energia idroelettrica. Sono cinque anni che abbiamo presentato il Piano invasi e tutti i governi che si sono succeduti alla guida del Paese si sono girati dall’altra parte». L’altra battaglia italiana da fare, secondo Gesmundo, è la revisione dei criteri per l’attribuzione dei fondi della Pac agli agricoltori: «Ogni anno l’Italia prende 7 miliardi di euro, non possiamo più tollerare che vadano a chiunque in questo Paese. Degli 1,2 miliardi di aiuti diretti, per esempio, bisogna redistribuirne almeno 600 milioni a chi vive solo del prodotto agricolo».



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Scritto da: redazione

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