Nella Sacca di Scardovari, dove gli allevamenti di vongole sono stati letteralmente falcidiati l’estate scorsa dal granchio blu, con caparbietà i pescatori cercano di ripartire. Nei giorni scorsi Veneto Agricoltura, l’agenzia della Regione per il supporto al settore primario, ha fornito il primo lotto di seme di vongola verace, 14 milioni di esemplari, che sono stati messi in mare protetti da apposite gabbie per difenderli dalle chele. «Vogliamo seminare per tornare a produrre dopo mesi di stop, ma è dura», ammette Paolo Mancin presidente Consorzio Cooperative pescatori del Polesine.
Il granchio blu non molla la sua presa sulle coste italiane, tanto che nel Dl Agricoltura è stata prevista l’istituzione di un commissario straordinario ad hoc. All’assemblea della Coldiretti, il ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida ne aveva annunciata la nomina entro questa settimana, a quanto pare i pescatori dovranno attendere ancora. Eppure il granchio blu non è l’unica calamità che colpisce i mari nazionali, in questa estate 2024. Dal caldo che soffoca le orate nella laguna di Orbetello alla mucillagine che intasa le reti nell’Adriatico, fino al pericolosissimo vermocane, la mappa dei danni alla pesca è estesa.
L’asfissia delle lagune
La cronaca degli ultimi giorni ha spostato l’attenzione sulla laguna di Orbetello, che sta facendo i conti con la moria di quintali di orate e anguille a causa del caldo eccessivo. I pescatori e l’amministrazione comunale, a cominciare dal sindaco, sono in campo per cercare di salvare il salvabile. Pescano il prodotto prima che muoia e rimuovono le carcasse dei pesci dalle acque. «La strage dei pesci nella laguna di Orbetello è almeno la terza nell’ultimo decennio – denuncia Andrea Bartoli, vicepresidente di Fedagripesca Toscana – bisogna intervenire alla fonte, sulle infrastrutture, e serve la legge per sbloccare i fondi necessari». Nel 2015 per le stesse cause, morirono oltre 200mila chili di pesce.
Anche a Taranto è emergenza: secondo gli operatori è a rischio l’80% della produzione di cozze. Oltre alle altissime temperature del mare, che mandano in sofferenza il prodotto che muore per asfissia, il problema è la mancanza di una filiera di stoccaggio che consenta di prelevare il prodotto e metterlo in salvo, in attesa che arrivino le richieste di vendita.
Il granchio blu
Il crostaceo predatore, anche quest’anno, resta però il nemico numero uno. Nel delta del Po, dopo aver perso tra l’80 e il 100% del prodotto l’anno scorso, i produttori di cozze e vongole si sono attrezzati con i recinti, ma la verità è ormai viene usato solo il 10% dello spazio solitamente dedicato all’allevamento: «Per ogni vongola che viene allevata ci sono almeno 100 granchi pronti a mangiarla – ammette con amarezza il vicepresidente di Confcooperative Fedagripesca, Paolo Tiozzo – se non ci sarà un contenimento importante di questa specie aliena nei prossimi cinque anni, i danni diretti ed indiretti potrebbero ammontare a 1 miliardo di euro».
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