Boeing e NASA hanno recentemente comunicato di aver compiuto significativi progressi nell’identificazione delle cause dei problemi che hanno coinvolto il veicolo spaziale Starliner, durante il viaggio inaugurale con equipaggio verso la Stazione Spaziale Internazionale (ISS). Dopo settimane di test e indagini con simulazioni di oltre 1.000 accensioni dei propulsori presso un sito in New Mexico, gli ingegneri sembrano attribuire a perdite di elio i malfunzionamenti dello Starliner e l’arresto improvviso dei propulsori durante il viaggio verso la ISS. I risultati indicano che il calore accumulato all’interno dei propulsori potrebbe aver causato il rigonfiamento delle guarnizioni in Teflon, restringendo il flusso del propellente.
A causa di queste scoperte, NASA e Boeing hanno deciso di non permettere agli astronauti di pilotare manualmente il veicolo durante il rientro, come avevano fatto durante il viaggio verso la ISS. Steve Stich, responsabile del programma Commercial Crew di NASA, ha spiegato che le manovre manuali avrebbero aumentato in modo significativo lo stress sui propulsori.
Gli astronauti Butch Wilmore e Suni Williams sono riusciti ad attraccare alla ISS il 6 giugno per una missione inizialmente prevista per la durata di circa sei giorni. Ad oggi la loro permanenza nello spazio dura da circa 50 giorni. La NASA ha indicato che lo Starliner può restare in orbita per un massimo di 90 giorni.
Nonostante questi progressi, il ritorno degli astronauti Wilmore e Williams non è ancora garantito. “Ci sono molte buone ragioni per completare questa missione e riportare Butch e Suni a casa con lo Starliner,” ha dichiarato Stich, dopo aver fatto notare che comunque la NASA dispone di opzioni di emergenza nel caso in cui lo Starliner non possa essere utilizzato per riportare a casa gli astronauti.
“Ovviamente, riponiamo molta fiducia sull’affidabilità del nostro veicolo per riportare l’equipaggio a casa,” ha dichiarato Mark Nappi, responsabile del Commercial Crew Program di Boeing.
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