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Gaming

Al via la petizione “Stop Destroying Videogames” tramite l’ICE dell’UE per la preservazione dei giochi

today4 Agosto 2024 43

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Da pochi giorni è partita una petizione internazionale votata alla preservazione dei videogiochi, più nello specifico nell’ambito dei titoli che necessitano del collegamento ai server dei publisher, intitolata “Stop Destroying Videogames”, che è stata lanciata tramite l’ICE (European Citizens Initiative), uno stumento ufficiale di partecipazione alla politica dell’Unione Europea.

L’obiettivo è quello di creare delle leggi che impediscano ai publisher di disattivare i videogiochi e di lasciarli in uno stato funzionante anche dopo il termine del supporto ufficiale “tramite dei mezzi ragionevoli per mantenerli in funzione”. L’iniziativa è stata lanciata dal tedesco Daniel Ondruska che punta a raccogliere 1 milione di firme entro il 31 luglio 2025, in modo che la proposta venga esaminata e discussa all’interno del Parlamento Europeo.

Gli obiettivi della petizione

Come si legge nella descrizione documentata nella versione italiana della Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea, che ha approvato la richiesta, “lo scopo dell’iniziativa è “imporre agli editori di lasciare in uno stato funzionale (giocabile) i videogiochi che vendono o concedono in licenza (o le collegate funzionalità e risorse che vendono per i videogiochi che trattano) ai consumatori dell’Unione europea. Nello specifico l’iniziativa mira a impedire che gli editori possano disattivare da remoto i videogiochi prima che siano forniti mezzi ragionevoli per mantenerli in funzione” senza coinvolgere gli stessi editori”.

Una gara su sterrato in The Crew
Una gara su sterrato in The Crew

Si parla dunque di tutti quei casi di giochi che hanno bisogno di una connessione a internet costante per connettersi ai server dei publisher, che una volta terminato il supporto ufficiale potrebbero “semplicemente interrompere la connessione necessaria per utilizzarli, ne distruggono tutti gli esemplari funzionanti e prendono misure di ampia portata per impedire al cliente di ripararli”, una pratica che secondo Ondruska “priva i clienti dei loro acquisti” e “costituisce un affronto ai diritti dei consumatori“, rappresenta “una perdita creativa” e “mette in discussione il concetto stesso di proprietà”.

Per fare un esempio concreto, possiamo citare come recentemente Ubisoft ha spento i server del primo The Crew, rimosso il gioco dalla vendita e disattivato le licenze a chi aveva acquistato il gioco, impedendo quindi anche la possibilità di avviare progetti amatoriali per mantenere il gioco attivo su server privati. Un caso che ha fatto discutere molto.

Alcuni personaggi dell'action GDR Genshin Impact, che richiede una connessione costante ai server di Hoyoverse
Alcuni personaggi dell’action GDR Genshin Impact, che richiede una connessione costante ai server di Hoyoverse

Con la diffusione sempre maggiore di giochi live service, con funzionalità online e via dicendo, una legge che possa regolamentare la questione delle licenze e della possibilità di usufruire dei giochi anche dopo il termine del supporto ufficiale è un argomento molto importante in termini di preservazione, con la speranza che la raccolta firme raggiunga l’obiettivo e arrivi all’attenzione dei parlamentari europei.

Il fatto che la proposta di petizione sia stata accettata dall’Unione Europea è già un primo passo. Nello specifico, si legge sulla Gazzetta Ufficiale, “la Commissione potrebbe presentare una proposta di atto giuridico sulla base dell’articolo 114 del trattato sul funzionamento dell’Unione europea, teso a precludere agli editori la possibilità di disattivare da remoto i videogiochi. Per questo motivo la Commissione ritiene che nessuna parte dell’iniziativa esuli manifestamente dalla sua competenza di presentare una proposta di atto giuridico dell’Unione ai fini dell’applicazione dei trattati.”

Nel momento in cui scriviamo la petizione ha raccolto circa 125.000 firme. Se siete interessati, potete partecipare tramite la pagina dedicata sul portale dell’ICE dell’Unione Europea, a questo indirizzo.





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Scritto da: redazione

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