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“Mia madre mi portò in palestra a quattro anni. Sono stata la prima della mia società che ha partecipato a gare un po’ più importanti, siamo andati in B, poi in A2, poi in A1, io ho iniziato a bazzicare il giro della Nazionale. Però per me i ritmi erano esagerati, ero anche un po’ mammona, non me la sono sentita di trasferirmi a Desio con le farfalle. È rimasto però un grande rimpianto non aver seguito fino in fondo la mia passione. A 18 anni, finito il liceo, mi sono trasferita a Roma, ero satura di ginnastica”.
L’esperienza da attrice
“Poi ho deciso di approfondire la danza: ho iniziato a seguire corsi, accademie, stage, danza classica, contemporanea, moderna. Ho lavorato tanto nei teatri, poi in alcune trasmissioni tv. Sono andata in Canada, ho fatto un’esperienza con il regista e il coreografo del Cirque du soleil, sono stati loro a incoraggiarmi a studiare recitazione. Oggi tutti dicono che sono stata attrice ma in realtà nei miei ruoli c’era sempre la danza di mezzo: che so, ho fatto Nine, un film di Hollywood molto bello, di Rob Marshall, ma ero una ballerina nel corpo di ballo; nella serie Mediaset Non smettere di sognare interpretavo una danzatrice, a teatro ho fatto spettacoli di prosa ma ballavo il tango, ho recitato in Dirty Dancing nella versione ufficiale italiana, ho lavorato a X Factor con Luca Tommasini. Ma poi dopo 7-8 anni, però, sono tornata in palestra a Roma e ricordo di aver detto “questa è casa mia”. Ho iniziato ad allenare le bambine, vedevo che mi seguivano. Piano piano ne ho avute di più promettenti, con una, filippina, abbiamo vinto ai campionati asiatici. Le più brave le mandavo a Fabriano perché a Roma ci sono poche strutture, ho cominciato a collaborare con la mia vecchia società. Mi chiamavano per lavorare nel cinema, ma io rifiutavo. Avevo deciso: volevo allenare”.
Quando la storica coach Julieta Cantalupi le ha lasciato il posto
Julieta Cantalupi storica allenatrice le ha lasciato le sue ginnaste più talentuose dicendole: “So riconoscere le ginnaste di talento e anche le allenatrici”. “Io ero molto titubante. Con le ragazze però c’era sintonia, non volevo deluderle perché per loro era un momento difficile. Ho pensato “se vedo che non riesco mi contornerò di uno staff in grado di aiutarmi””.
E la famiglia?
“Grazie a mio marito, Mattia (Battistini, ndr), che si merita una statua. La famiglia è stata la mia roccia. Lui lavora nella musica, è cantautore”.
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