I VOSTRI MESSAGGI
Sevil Jung Kook - Yes or No Grazie mille ❤️ Marika artemas - i like the way you kiss me Ciao, grazie per tenermi sempre compagnia, volevo ascoltare Artemas, mi piace un casino. saluti da Porto San Giorgio Filippo Red Hot Chili Peppers - Californication ciao Radio FM, potete suonare Californication dei Red Hot Chili Peppers. Grazieeeee 😍

Ambiente

Siccità, in Sicilia a rischio le razze autoctone presidio Slow Food

today28 Agosto 2024 17

Sfondo
share close
AD


In Sicilia nei giorni scorsi ha piovuto. Si vedrà se è servito ad alleviare la crisi idrica. La situazione degli invasi, con dati aggiornati al 12 agosto, ci dice intanto che la situazione degli invasi continua a peggiorare: l’ulteriore calo è stato del 22% nel giro di quasi quattro settimane. E cresce dunque la preoccupazione soprattutto nelle campagne. In questo caso è Slow Food a farsi portavoce e lancia l’allarme sul rischio che corrono le preziose razze autoctone siciliane e in particolare la capra girgentana e la vacca modicana. Animali a rischio per mancanza d’acqua e problemi molto seri per i ripettivi Presidi Slow Food nati proprio per tutelare le due razze.

Capra girgentana: allevamenti in grande difficoltà

Partiamo dalle capre di razza Girgentana: taglia media, pelo lungo, folto e bianco, e lunghissime corna a spirale la rendono inconfondibile. La razza Girgentana è tutelata da un Presidio Slow Food nato quando gli esemplari sopravvissuti erano qualche centinaio appena. Luca Cammarata, nella sua azienda di San Cataldo in provincia di Caltanissetta, ne possiede trecento, all’incirca. Molte sono gravide. Tutte soffrono per le temperature, che da settimane superano frequentemente i 40 gradi, per la scarsità d’acqua, per mesi interi di siccità che hanno prosciugato il laghetto dove gli animali si abbeveravano e che hanno trasformato un’oasi di biodiversità in una specie di deserto. «È un’estate di tormento – racconta Cammarata –, è da maggio che va così. La produzione di quest’anno? Saremo al 50% rispetto al solito, ma la verità è che di conti non se ne fanno. In questa situazione, non stiamo più facendo impresa: quello che ci interessa è mantenere in vita il patrimonio zootecnico, frutto dei sacrifici di generazioni di pastori prima di noi».

Situazione difficile per i bovini

Una trentina di chilometri più a ovest vive Liborio Mangiapane: ha sessant’anni e da quarant’anni fa l’allevatore: nella sua azienda alleva centocinquanta pecore e un centinaio di esemplari di bovini di razza Modicana, anch’essa tutelata da un Presidio Slow Food. «La situazione è tragicamente difficile – racconta – perché non si tratta di una settimana o di quindici giorni, ma di una condizione prolungata nel tempo, che provoca moltissime difficoltà dal punto vista alimentare, idrico e anche psicologico. Viviamo in un deserto, continuamente con il pensiero che l’indomani mattina gli animali saranno senza acqua». Doversi occupare dell’approvvigionamento di acqua ha richiesto una faticosa riorganizzazione: «In azienda abbiamo bisogno di più di diecimila litri d’acqua al giorno – prosegue Mangiapane –. Ci sono le autobotti del consorzio di bonifica che stanno tamponando la situazione, ma quotidianamente noi stessi andiamo con un’autobotte a caricare l’acqua».

Parola d’ordine: resistere

La parola d’ordine è resistere. E per farlo ognuno si attrezza come può: Cammarata sta costruendo in azienda un bacino artificiale per raccogliere l’acqua piovana. Un progetto da duecentomila euro, finanziato in buona parte dalla Regione (è una delle iniziative avviate quando ancora la siccità non era a questo livello di emergenza dal dipartimento regionale dell’Agricoltura di cui è direttore Dario Cartabellotta): «Avrà una capienza da 16mila metri cubi. Però deve piovere». A chi governa, rivolge un appello: «Costruite laghi, fate la manutenzione delle infrastrutture esistenti, aumentate la capacità di invasamento facendo pulizia dei bacini, e curate anche i sistemi di pompaggio. Bisogna capire come si può rinverdire zone oggi aride, magari piantumando arbusti in grado di crescere in ambiente siccitoso e che gli animali possano brucare. Servono piante in grado di vivere in suoli nei quali la concentrazione di cloruri, sempre a causa della carenza di piogge, è più elevata».

Scopri di più
Scopri di più

Il futuro incerto

Il futuro resta un’incognita: la siccità è oramai un dato di fatto, colpisce tutto l’anno, e in queste condizioni è difficile anche ottenere il foraggio. «Come si fa ad affrontare una nuova campagna di semina? – si chiede Mangiapane – Negli ultimi anni abbiamo seminato a prezzo altissimo e raccolto zero: come possiamo investire altri capitali? Moltissimi di noi chiuderanno. E la cosa che più mi fa rabbia è che chiudere un’azienda causa l’abbandono dei territori, significa creare più problemi all’economia siciliana, che è già fragile di suo, e significa perdere un patrimonio zootecnico di estrema rilevanza. Tutto questo è gravissimo, come si fa a non capirlo?»



.

Scritto da: redazione

Rate it

Commenti post (0)

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati con *


Classifica

Tracklist completa

ASCOLTACI CON LE NOSTRE APPLICAZIONI

AD
AD
AD
0%