Quando Nick Cave ha fatto il test dell’Enneagramma per la personalità il suo risultato è stato il tipo otto, che può voler significare una tendenza alla tirannia. A quei tempi nei Bad Seeds “si arrivava alla carneficina, spargevamo un bel po’ di sangue sul pavimento”, come ricorda il cantautore australiano. E, infatti, per anni i rapporti con alcuni membri del gruppo, come Mick Harvey e Blixa Bargeld, sono stati tutt’altro che cordiali: tempo dopo, entrambi avrebbero abbandonato la nave, ma adesso le cose sono cambiate e Cave si definisce “più vecchio e più saggio”.
Dopo aver pubblicato nel 2016 Skeleton Tree e tre anni dopo Ghosteen, due passaggi fondamentali nell’elaborazione del lutto per la perdita del figlio Arthur, appena quindicenne, la voce dei Birthday Party, con il fido Warren Ellis, ha dato alle stampe nel 2021 Carnage, una riflessione sulla capacità di autoconservazione degli esseri umani in tempi di crisi. Nel 2022 Cave è stato nuovamente colpito da un grave lutto, quello del figlio trentunenne Jethro. Ha reagito costruendo un senso di comunità attraverso la condivisione del dolore, in un costante dialogo con i suoi fan grazie alla newsletter The Red Hand Files.
Bad Seeds
Il primo gennaio 2023 Nick Cave ha cominciato a scrivere il suo nuovo album, che, in uno spirito di grande intesa e collaborazione con i Bad Seeds, si è concretizzato in Wild God. Apre le danze la sontuosa ed emotiva Song of the Lake, un inizio epico con cori, orchestrazioni, un ritmo avvolgente e ripetitivo e un cantante in forma smagliante. Il Dio di Wild God è in cerca di un segno rivelatore: ha bisogno di sapere se esiste qualcuno che gli creda, mentre spera di ritrovare i suoi ricordi. Il brano è un gorgoglio di archi, voci e rimandi al passato, come nel caso del verso “è andato a cercare la ragazza in Jubilee Street”, un riferimento allo splendido brano di Push the Sky Away del 2013. Se è vero che la “pura esuberanza” di Frog fa comparire il sorriso sulla faccia di Cave, è certo che la sua psichedelia e il movimento del basso ricordano le trame che Kevin Parker (Tame Impala) sa maneggiare con naturale maestria.
Al contrario, Joy è un brano d’ambiente, dove la voce guida paesaggi sonori bucolici che hanno la consistenza dei sogni. Final Rescue Attempt è resa più drammatica dalla sontuosa marcia che la contraddistingue, Conversion alterna un inizio intimo a un proseguo oscuro con un’esplosione di voci. La tenera disperazione di Cinnamon Horses è commovente e si infrange sulla dolce malinconia acustica della prima parte di Long Dark Night, che si trasforma in una tenue ballata. O Wow O Wow (How Wonderful She Is) scorre via leggera, impreziosita dal campionamento di una amorevole telefonata. L’album si immerge nel finale in un mare di spiritualità, quello di As the Waters Cover the Sea.
Intenso, profondo, sofferto, luminoso: Wild God fotografa un artista in stato di grazia. Perdersi nel suo ascolto vuol dire affrontare un percorso alla fine del quale ci sentiamo più completi, più umani.
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