Sta facendo discutere un articolo di James Troughton pubblicato su The Gamer, secondo cui Astro Bot non è un titolo celebrativo del mondo PlayStation, ma un vero e proprio cimitero. Non fraintendete, perché il gioco gli sta decisamente piacendo, ma semplicemente gli ha trasmesso delle sensazioni molto diverse da quelle che pensava.
Un mare di potenzialità sprecate
“Astro Bot non è solo un platform adorabile. Rende anche omaggio alla ricca storia di PlayStation con apparizioni di icone come Jak & Daxter, così come titoli più recenti molto amati come Bloodborne.” Possiamo leggere nel testo, che poi prosegue: “I fan sono oltremodo entusiasti che Sony stia finalmente riconoscendo queste proprietà intellettuali, congelate per molti anni, e vedono Astro Bot come una grande celebrazione degli ultimi 30 anni di PlayStation, giusto in tempo per il suo anniversario. Quello che vedo io però è un cimitero di potenziale sprecato.”
In che senso, vi starete chiedendo? Troughton spiega che proprio la presenza di così tante proprietà intellettuali non più sviluppate negli ultimi anni crea un effetto dolce amaro, partendo proprio dai due titoli citati: l’ultimo Jak risale a 15 anni fa (la versione PSP non sviluppata da Naughty Dog), mentre Bloodborne è stato lasciato morire su PS4, senza che abbia ricevuto seguiti o aggiornamenti. Inoltre molti degli studi che hanno creato queste proprietà intellettuali sono stati chiusi, come Japan Studio, con il focus della compagnia che rimane sulle avventure cinematografiche, che impiegano anni per uscire, e sui live service, con disastri come The Last of Us Online o il recente Concord, appena ritirato dal mercato.
“Dei più di 150 cameo presenti [in Astro Bot] molti condividono lo stesso destino di Bloodborne e Jak: sono giochi abbandonati e messi da parte. Come detto, sembra più l’amaro ricordo di ciò che è stato più che la gioiosa celebrazione di ciò che è.”
In effetti Sony ha davvero tante proprietà intellettuali poco sfruttate nel suo portfolio, alcune delle quali dimenticate da anni.
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