Il manager il 17 settembre apre il suo locale Crazy Pizza sul lungomare, fra le grandi firme dell’arte della pizzeria. Ed è subito botta e risposta
di FoodCulture
Ci siamo, dopo la lunga coda di polemiche proseguita per settimane, il 17 settembre la Crazy Pizza di Flavio Briatore debutta sul lungomare di Napoli, dove si trovano da molto tempo i locali delle principali firme di questo cibo tipico amato in tutto il mondo. E’ un andare a sfidare i giganti a casa loro, portandosi appresso i prezzi di un menu da Vip in cui si paga una pizza da 16 euro fino ai 65 della tanto discussa e criticata Pata Negra “perché è giusto così”, come ha confermato il manager (e ne abbiamo scritto qui). Ma la notizia è che alla vigilia del debutto, Briatore è tornato a provocare i maestri pizzaioli di Napoli, con degna risposta.
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Chewing gum contro crackers, siamo a questo livello
A Briatore la pizza napoletana, col bordo più alto e spesso ripieno, non piace. Ed è andato ospite del programma radio La Zanzara, su Radio 24, a dire che “sembra chewing gum”. Per molti un’astuta strategia di marketing, con il manager che ci è andato giù pesante apposta. E la relativa esplosione di commenti social, il più gentile dei quali è: “Cominciamo a togliere la cittadinanza ai napoletani che andranna a mangiare quella cosa che Briatore chiama pizza”. Chi ha risposto con altri argomenti è stato Gino Sorbillo, considerato fra le grandi firme della pizza napoletana. Ai microfoni di Radio Crc, Sorbillo ha risposto: “La pizza di Briatore è più sottile della nostra poiché i suoi pizzaioli usano lo schiacciapizza che è uno strumento elettrico che la rende sottile e croccante. La pizza napoletana è morbida e facilmente manipolabile. La sua è fatta con un impasto all’acqua, stile scrocchiarella, tipo crackers“.
“Vediamo se ce la fa”
E scrocchiarella aveva definito la Crazy pizza di Briatore, su base precotta, Errico Porzio, altro maestro andato ad assaggiarla, trovandola crunchy alla maniera di certe pinse romane. “Una cosa diversa”, spiegava, e molto legata all’esperienza che si vende insieme al suo consumo. E quindi, il locale, la fama di Briatore, la “vipperia”, la experience. Senza dimenticare che a Napoli un’ottima Margherita la si trova fra i 5 e i 6 euro, e che nelle parole di Sorbillo: “Briatore dice che non siamo stati capaci di tutelare la pizza. Ma io sono arrivato a superare i 30 punti di vendita. Ho aperto a Tokyo, Miami e sto aprendo a Roma Termini, Pompei e negli Emirati Arabi. Noi abbiamo una storia. Bisognerà vedere se Briatore nelle altre città che ha aperto, lavora o meno. A Milano io ho otto locali e lui solo uno“. La sfida è cominciata.
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