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Gaming

Romancing SaGa 2: Revenge of the Seven. la recensione del remake

today24 Ottobre 2024 5

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Romancing SaGa 2 ritorna in un vero e proprio remake che non tradisce la sua storia!

Una SaGa che viene dal passato

La storia editoriale di Romancing Saga 2 inizia nel lontano 1993, durante l’epoca d’oro dei JRPG. Super Nes e Game Boy erano le piattaforme di riferimento dove impazzavano saghe come Final Fantasy e Dragon Quest e la allora Square Soft continuava a mietere successi. Tra le sue serie c’era anche SaGa di cui Rolancing SaGa 2 rappresentanta… il quinto capitolo! Ebbene sì, perché per primi arrivarono SaGa 1, 2 e 3, seguiti dai primi due “Romancing”, seguiti anche da un terzo episodio. Nessuno di questi giunse in Europa, con i primi tre SaGa che provarono a conquistare il pubblico nord americano cambiando nome e diventando Final Fantasy Legends, visto il grande impatto che il marchio “FF” aveva già in tutto il mondo. Per vedere ufficialmente i Romancing SaGa sui nostri lidi abbiamo dovuto attende il 2017, grazie a una versione disponibile su PC e console che però non mancava di mostrare alcuni problemi derivati dal basarsi su una iniziale conversione mobile. Ma cosa ha di particolare Romancing SaGa 2 rispetto agli altri JRPG dell’epoca, per meritare un remake come quello su cui abbiamo messo le mani? Andiamo a scoprirlo con la recensione di Romancing SaGa 2: Revenge of the Seven, questo è il titolo scelto per questo rifacimento che prende a piene mani dall’uscita originale, ma la rimoderna dal punto di vista tecnico e cerca di aggiungere alcuni elementi in grado di impreziosire il gameplay e migliorare la cosiddetta “quality of life”.

Romancing SaGa 2: Revenge of the Seven e la recensione di un grande ritorno
Questo è solo l’inizio: ci saranno molte tattiche da utilizzare

Romancing SaGa 2: Revenge of the Seven parte da uno spunto di trama decisamente semplice e che rientra nella media dei canoni dei titoli che abbiamo imparato a conoscere negli anni ‘90 e ci porterà a impersonare una dinastia di imperatori impegnati a difendere Avalon dalla minaccia di sette ex eroi che con il passare del tempo sono diventati malvagi (per questioni che lascio il piacere di scoprire a chi ancora non le conosce). Se la storia di alcuni paladini del bene passati al lato oscuro è decisamente trita e ritrita, ad attirare l’attenzione dei giocatori (oggi come all’epoca) è sicuramente il fatto che non saremo legati all’utilizzo di un solo personaggio o di un party specifico, ma in base alle nostre scelte e al proseguimento della storia dovremo impersonare svariati protagonisti. Dopo una fase iniziale che servirà a farci capire le meccaniche di gioco di Romancing SaGa 2: Revenge of the Seven e a introdurci alla trama, inizierà l’esperienza vera e propria. Si comincia impersonando Leon, imperatore di Avalon, impegnato a gestire una crisi dovuta al risveglio dei Sette, ma alla sua morte tutto passerà in mano a suo figlio Gerard, che sarà solo uno dei diversi protagonisti che con il passare dei secoli imbracceranno le armi per contrastare i Sette e governare Avalon. Se da un lato la profondità della trama è davvero minima, d’altro canto la libertà di scelta su quello che potremo fare e come portare avanti la nostra battaglia è quanto mai ampia e non lineare. Di volta in volta ci verranno proposte varie missioni o zone da esplorare e potremo liberamente decidere dove indirizzare i nostri sforzi. Completando ognuna di queste missioni, avremo diversi risultati come liberare una zona dai mostri dei Sette, esplorare un territorio, stringere alleanze o magari ancora trovare materiali per migliorare le strutture del castello. 

Romancing SaGa 2: Revenge of the Seven e la recensione di un grande ritorno
Alcuni mostri sono molto… pittoreschi!

Tanti imperatori, una sola missione

Ci saranno alcune situazioni che porteranno a degli avvicendamenti sul trono, perché il male che affligge Avalon è profondo e radicato, tanto che non basterà una sola generazione a sconfiggerlo. Il nostro eroe potrebbe cadere sul campo di battaglia o magari un evento ci porterà avanti nel tempo e dovremo prendere la guida di un suo successore, senza contare che potremo anche stancarci di impersonare un particolare imperatore e potremo farlo abdicare in favore di uno dei suoi luogotenenti. Questo, però, è quasi un meccanismo di contorno alla vera anima di Romancing SaGa 2: Revenge of the Seven, cioè il combat system. Se la trama è un semplice spunto narrativo e i personaggi non hanno che una minima caratterizzazione, quando si entra in uno dei tanti dungeon si assapora il vero potenziale del gioco. Le aree in cui ci muoveremo non saranno particolarmente ampie o elaborate e i nemici saranno ben visibili a schermo e ci attaccheranno appena ci vedranno.

Come capita in altri titoli potremo cercare di aggirarli per attaccarli da dietro e avere un vantaggio nel combattimento, fermo restando che alla stessa maniera saranno i nemici a poterci colpire per primi se invece saremo stati noi a farci sorprendere. Avremo a disposizione un party di un massimo di cinque personaggi e potremo schierarli sul campo. Potremo scegliere di utilizzare degli schieramenti che si rifletteranno sulle posizioni che i vari personaggi avranno in campo e quando sarà il momento di sfoderare le armi ci ritroveremo in un sistema rigorosamente a turni. Fermo restando che potremo anche scegliere di non legare i nostri protagonisti a nessno schema, ogni schieramento offre dei bonus e dei malus che andranno sapientemente studiati per capire se faranno al caso nostro. Ad esempio il primo che potremo utilizzare sarà una formazione a croce atta a proteggere chi si troverà al centro, nello specifico il nostro imperatore che avrà maggiori possibilità di non ricevere danni ingenti, ma naturalmente alcuni membri del party dovranno esporsi al nemico per il suo bene.

Nei vari schemi selezionabili avremo personaggi che potrebbero avere bonus in difesa, altri che invece avranno un malus in attacco e così via. Potrebbe essere sensato tenere un ranger arciere nelle ferrovie per sopperire alla sua scarsa difesa, ma in questa maniera sarà meno rapido e quindi i suoi attacchi saranno meno frequenti. Come sempre, la scelta dipenderà dalla vostra tattica. Di tattica, appunto, ne servirà molta, soprattutto se vorrete giocare a livello hard, che poi è quello base del titolo lo originale. In questa riedizione sono stati inseriti anche i livelli normal e l’easy, ma in tutta onestà ha davvero poco senso andare a rendere facili i combattimenti di un gioco che pone gran parte del suo fascino sulle meccaniche del combat system.

Andando a fare un esame più specifico, il nostro team e quello nemico avranno i turni ben delineati su una linea temporale visibile nella parte alta dello schermo e che, come già accennato, viene influenzata dai parametri di velocità dei combattenti. Una volta arrivato il proprio momento si possono scegliere le classiche mosse tra patate, magie, attacchi e uso di oggetti. Gli attacchi dipenderanno dalle armi che avremo equipaggiato, con magie e mosse speciali che, a parte alcune basiche legate alla classe del personaggio, verranno imparate mano a mano che combatteremo. Oltre a vari effetti decisamente classici (veleno, paralisi e via dicendo) avranno grandissima importanza le debolezze dei nemici, non tanto perché sfruttarle permetterà di fare molto danni, quanto perché ogni volta che metteremo a segno un attacco a cui l’avversario sarà debole, andremo a riempire di una tacca una barra a fondo schermo che una volta riempita permetterà di lanciare un United Attack, un colpo potentissimo che unisce le abilità di due personaggi e potrebbe realmente fare la differenza tra la vittoria e la sconfitta.

Quando il combat system è il fulcro del gioco

Per intenderci, spesso è più conveniente portare attacchi meno potenti, ma che aumentino la barra dello United Attack, piuttosto che togliere momentaneamente più HP al nemico, ma non caricare un “super colpo combinato”, con questo concetto che diventa fondamentale contro i boss. Se in origine doveva essere il giocatore a ricordare ogni debolezza avversaria, adesso il gioco segnala a schermo quelle già scoperte, dandoci una notevole (e apprezzatissima) mano. Fattore molto importante per il gameplay di Romancing SaGa 2: Revenge of the Seven è la crescita dei personaggi. Alla fine di ogni combattimento, in base alla forza degli avversari, riceveremo dei punti abilità che andranno a distribuirsi sui livelli delle armi o abilità che abbiamo utilizzato.

Se il nostro mago continuerà a sfruttare magie acquatiche, diventerà sempre più bravo nel lanciarle e via dicendo, magari riuscendo anche ad imparare nuove abilità speciali, che potrebbero anche attivarsi durante la battaglia, utilizzando mosse segnalate da un’icona a forma di lampadina accesa. Gli eroi, però, sono mortali e nulla vieta che possano cadere in battaglia per non fare più ritorno. Ogni personaggio ha un ammontare di LP che rappresentano le volte in cui potrà scendere a zero punti vita senza morire definitivamente. Sino a quando avremo LP potremo essere curati da oggetti o magie anche se i punti vita saranno finiti, ma una volta terminati non potremo più essere rimessi in sesto.

Per semplificare il concetto provate a considerare gli LP come le vite a disposizione di ogni singolo personaggio: una volta terminate, per lui ci sarà solo l’oblio. Per quel che riguarda i classici punti vita, sappiate che verranno tutti ricaricati dopo ogni combattimento, mentre per ripristinare i punti magia dovremo attendere postazioni specifiche, spesso posizionate prima di uno scontro coi boss. Tutti questi fattori concorrono a formare una importante componente tattica che costringe il giocatore a soppesare tutte le opzioni a sua disposizione, considerando anche che sfidare tutti i mostri di un dungeon porterà a fare crescere le qualità dei protagonisti, ma allo stesso tempo potrebbe farci perdere “vite” o farci arrivare in affanno davanti agli avversari più coriacei.

Romancing SaGa 2: Revenge of the Seven e la recensione di un grande ritorno
La parte gestionale si basa sul castello e sulla nostra voglia di spendere

Da non sottovalutare anche il fatto che più combatteremo, più gli avversari si potenzieranno, grazie a un sistema di “scaling” che tiene alta la nostra attenzione. Certo, potremo sempre scegliere di giocare a un livello di difficoltà più basso, ma come già accennato la scelta sarebbe controproducente ai fini del divertimento. In un titolo come questo, dalla trama abbastanza stereotipata e debole, il piatto forte è proprio un combat system che crea un sistema altamente sfidante pronto a dare un sacco di soddisfazioni e permette svariati approcci. Giocare a Romancing SaGa 2: Revenge of the Seven ha senso proprio per questo, e in caso siate alla ricerca di altro, vi deluderà.

A margine ricordiamo che servirà anche un minimo di senso gestionale, vista la funzione del nostro castello dove potremo investire tempo e soldi guadagnati per costruire fucine, centri di magia per incantare armi e armature e via dicendo, ricordando sempre che in taverna potremo scegliere di variare il nostro party con unità più o meno indicare a quel che ci servirà in battaglia. Ma quali sono le novità di questo remake? Quella che salta di più all’occhio è, naturalmente, la nuova veste grafica che porta in tre dimensioni tutto quello che avevamo conosciuto in salsa pixel.

La resa non è sicuramente al pari dei prodotti di punta di Square Enix e sembra essere indietro di almeno una generazione e mezza, ma sul mio Ryzen 5500 con 16 giga di RAM e una GeForce 3060 ha girato senza alcun indugio, anche alzando al massimo le (poche) opzioni grafiche disponibili. Non aspettatevi miracoli o uno stile particolarmente ispirato, ma nel complesso il risultato è sufficiente. Buone come all’epoca le musiche, riarrangiate per l’occasione, ma ascoltabili anche in versione originale, per i più nostalgici. Buono il doppiaggio, soprattutto giapponese, ma purtroppo mancano i testi in Italiano e questa volta servirà una conoscenza un po’ più che basica della lingua per godere a pieno del titolo.

Romancing SaGa 2: Revenge of the Seven e la recensione di un grande ritorno
Adesso si che ci scateniamo!

Ci sono poi alcune aggiunte come nuovi schemi di combattimento e un’interfaccia più user frendly, insomma con il lavoro di Square Enix ne ha guadagnato la quality of Life. Romancing SaGa 2: Revenge of the Seven è giocabile sia con mouse e tastiera sia con controller e con entrambi le soluzioni la risposta ai comandi è ottima. Sommato tutto, Romancing SaGa 2: Revenge of the Seven è l’ottimo remake di un titolo che già all’epoca non era perfetto e non era adatto a ogni palato, ma ha al suo arco svariate frecce tra cui spiccano l’ottimo combat system e una altissima rigiocabilità dovuta alla grande libertà del giocatore di scegliere come muoversi tra le varie missioni e incoronazioni. Square Enix ha dato nuova vita a un JRPG che i gamer della vecchia guardia non dovrebbero lasciarsi sfuggire, ma anche i neofiti che vogliono provare un gameplay fuori dagli schemi moderni dovrebbero tenere nei loro radar Romancing SaGa 2: Revenge of the Seven.

 



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Scritto da: redazione

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