La Campania è una regione dalle incredibili sfumature enografiche, un vero e proprio mosaico di terroir unici. Questa terra, culla di varietà viticole che risalgono all’antichità e rappresentano un bacino ampelografico d’eccezione, ha visto i greci e i fenici diffondere nel Mediterraneo vitigni che oggi fanno parte della sua anima. Tra i vari territori campani, il Sannio si distingue come il cuore pulsante della viticoltura regionale: qui, nella provincia di Benevento, si concentra la maggior parte della produzione a denominazione della Campania, con circa 11.000 ettari vitati e oltre 160 cantine attive.
Dentro il territorio di Benevento
E’ nel Sannio e più precisamente nella provincia di Benevento che viene prodotta più della metà del vino campano a denominazione. Spiccano i comuni di Solopaca, Castelvenere (il più vitato della Campania), Guardia Sanframondi, Torrecuso (cuore pulsante dell’areale del Taburno) e Sant’Agata de’ Goti (dimora storica della Falanghina). Terre votate alla viticoltura dunque, disegnate dall’uomo in maniera ordinata e rispettosa, tanto da far strabuzzare gli occhi a chi, per la prima volta, si approccia a questo areale e percorre le strade che attraversano la Valle Telesina e costeggiano queste rigogliose colline. Vigneti nei quali si può trovare una base ampelografica decisamente ampia: l’Aglianico e la Falanghina come varietà maggiormente diffuse e Piedirosso, Sciascinoso, Barbera del Sannio o Camaiola (da non confondersi con quella piemontese), Fiano, Greco, Malvasia e Coda di Volpe tra i vitigni tipici che ancora resistono e insistono sul territorio. Non mancano contaminazioni interregionali e internazionali frutto di dinamiche che hanno spinto conferitori e produttori a impiantare Sangiovese, Montepulciano, il Trebbiano, il Moscato e, seppur in minor misura, Merlot, Cabernet Sauvignon e Chardonnay.
Le altre uve di zona
In misura minore, ma ancora presenti in alcuni vigneti, troviamo il Sommarello, l’Agostinella, il Cerreto, la Passolara di San Bartolomeo, l’Olivella, il Carminiello, la Palombina, il Moscato di Baselice e altri vitigni storici dei quali si sta cercando di tutelare il patrimonio genetico. Una tavolozza che ha permesso e permette tutt’ora alle realtà locali di interpretare il proprio territorio attraverso colori differenti ma sempre nel rispetto della sua forte identità pedoclimatica. Vini che ricadono nelle 5 denominazioni dell’areale: DOP-DOCG Aglianico del Taburno; DOP-DOC Falanghina del Sannio (Sottozone: Guardia Sanframondi o Guardiolo; Solopaca; Sant’Agata dei Goti; Taburno); DOP-DOC Sannio (Sottozone: Guardia Sanframondi o Guardiolo; Solopaca; Solopaca Classico; Sant’Agata dei Goti; Taburno); IGP-IGT Beneventano; Extra: IGP-IGT Dugenta.
Uno scorcio della Valle Telesina (Shutterstock)
Un mosaico di realtà che convivono
Ciò che colpisce, a prescindere dai meri numeri, è la positiva convivenza nel Sannio fra realtà vitivinicole di diversa entità, talvolta antitetiche per dimensioni e prospettive commerciali, eppure sempre più allineate nel voler elevare la percezione di un areale dal potenziale ancora solo parzialmente esplorato ed espresso. Ciò che è emerso da visite in vigneto e in cantina, dalle occasioni di assaggio e dal confronto con i produttori che in prima persona operano sul territorio, è una quadro sfaccettato, complesso ma, al contempo, dai contorni nitidi, netti e ben definiti che tracciano uno stato dell’arte sicuramente positivo ma, ancor più, lasciano intravedere una tensione prospettica orientata verso un innalzamento comune e coeso dell’asticella. Proprio per questo ritengo che il Sannio rientri tra i territori sui quali puntare maggiormente da qui ai prossimi 30 anni e oltre.
Esperienze enoturistiche e percorsi suggestivi
Visitare il Sannio non è solo degustazione: è immergersi in un’esperienza enoturistica completa. Gli amanti del vino possono esplorare i vigneti e i paesaggi del Sannio su percorsi di trekking che attraversano le colline della Valle Telesina, con soste panoramiche in alcuni dei vigneti più suggestivi della Campania. Per chi preferisce un’avventura su due ruote, i percorsi in e-bike permettono di esplorare le colline con meno fatica, fermandosi nelle cantine sempre più strutturate dal punto di vista enoturistico e, più in generale, dell’ospitalità.
Abbinamenti gastronomici: sapori locali che esaltano i vini del Sannio
Ogni vino trova il suo compagno ideale nella cucina locale. La Falanghina del Sannio, fresca e versatile, si abbina alla perfezione con i piatti di mare del territorio campano: dagli scialatielli ai frutti di mare alla zuppa di pesce. L’Aglianico del Taburno, corposo e intenso, trova un equilibrio perfetto con piatti robusti come la genovese di carne o il ragù napoletano. Anche i formaggi locali, come il pecorino di Laticauda o il caciocavallo podolico, sono un abbinamento eccellente con i rossi più strutturati. Ciò che distingue, però, alcuni dei vini del Sannio e, in primis, la Falanghina, è la versatilità, capace di ampliare lo spettro dei potenziali abbinamenti fino ad arrivare a poter incontrare in maniera armonica e, al contempo, sorprendente piatti etnici speziati, spesso ostici in termini di wine pairing.
Sant’Agata de’ Goti, un altro gioiello del Beneventano (Shutterstock)
Nel Sannio, tradizione vitivinicola e innovazione camminano fianco a fianco. Le numerose cantine locali offrono tour e degustazioni in cui i visitatori possono scoprire il valore autentico di questi vini e la dedizione dei produttori. Un invito, quindi, non solo a bere un buon vino, ma a esplorare un intero mondo di sapori e storie, vivendo appieno l’essenza del Sannio e della Campania.
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