Torna uno dei più amati tra i 14 capitoli della Saga
Il Romanzo dei Tre Regni è un’opera letteraria molto importante della cultura Cinese: scritto nel XIV secolo da [pare]Luo Guanzhong raccoglie infatti in una forma romanzata ed epica le Cronache dei Tre Regni raccolte da Chen Shou nel III secolo, ossia al termine dell’omonimo periodo storico compreso tra il 184 e il 280 D.C.. Il primo videogioco ispirato a quest’opera ed intitolato, appunto, Romance of the Three Kingdoms risale addirittura al 1989 – molto prima dunque che l’ambientazione servisse da palcoscenico per la nota serie Dynasty Warriors – e da allora sono ben 14 i capitoli di questa solida e longeva serie di Koei Tecmo. Dopo il capitolo del 2020, però, la software house decide di fare un balzo indietro e affida al team KouShibusawa il compito di realizzare il Remake di uno dei capitoli più amati, l’Ottavo, targato 2001. Vediamo insieme il risultato di quest’operazione.
Romance of the Three Kindgoms VIII Remake: una Storia Personale
Cominciamo col dire che quella di Romance of the Three Kingdoms è una serie strategico-gestionale ed in quanto tale l’obiettivo è quello di unificare la Cina del III Secolo sotto a un unico vessillo. Per fare ciò il giocatore sarà chiamato sostanzialmente ad amministrare risorse, territori, soldati ed ufficiale e guidare le sue truppe in battaglia alla conquista o difesa di uno dei numerosi territori che costituiscono la mappa. Ma questa è solamente la “base comune” da cui poi si dipanano le varie sfumature ed evoluzioni dei vari capitoli.
Ciò che probabilmente ha reso Romance of the Three Kingdoms VIII particolarmente interessante, ed è questo il chiodo su cui il Remake batte insistentemente, è il fatto che sia fortemente incentrato sul personaggio che il giocatore sceglie di impersonare: all’inizio della partita sarà possibile infatti scegliere tra uno sterminato elenco in cui trovano posto tanto gli eroi e i condottieri più importanti – Cao Cao, Guan Yu, Lu Bu, Sun Shanxiang – quanto tra una pletora di ufficiali minori o “comparse” della storia, fino a poter creare il proprio alter-ego tramite apposito Editor. Una volta operata questa scelta ci si potrà calare in uno dei numerosi scenari storici presenti ed eventualmente modificarli per ricoprire un ruolo differente da quello previsto per il proprio personaggio.
Nell’arco della partita infatti il giocatore potrà ricoprire svariati ruoli: quello del Free Officier senza padrone, che vaga di città in città per accrescere la propria fama e fortuna, oppure quello del leader di una Vagrant Army al soldo del miglior offerente, o ancora quello di un Common Officier al servizio di uno dei vari Signori della Guerra. In questo ultimo caso potrà anche scalare le gerarchie militari, potendo anche essere investito delle cariche di Tactician, Viceroy o Governor. Ma i più ambiziosi mireranno a diventare essi stessi Ruler e guidare la propria personale fazione verso l’unificazione.
Gameplay in Città e sul Campo di Battaglia
La maggior fetta dell’esperienza di gioco si svolgerà all’interno delle mura della città in cui il personaggio giocante avrà residenza: qui il giocatore potrà spendere i propri Action-Points in svariate attività, dal rafforzamento delle difese cittadine all’incremento della produzione dei campi, passando per la ricerca scientifica e il commercio, oppure per occuparsi di incarichi speciali o ancora per rafforzare i propri rapporti personali con gli altri ufficiali presenti, fino a stringere veri e propri legami affettivi, amorosi o di fratellanza. Non mancano, e sono numerose, anche delle Tales che riuniscono alcune di queste attività in mini-storie o che raccontano in chiave di gioco i principali eventi storici: tutte queste attività possono migliorare sia le caratteristiche del personaggio sia le condizioni della città e della fazione di appartenenza.
Ogni tre mesi – il “mese” e l’unità di tempo standard dei round di gioco – gli ufficiali appartenenti a una fazione (dunque non gli ufficiali senza padrone) terranno dei Consigli di Guerra tramite cui sarà possibile spendere gli appositi Strategy Points per proporre o comandare varie operazioni, come ad esempio l’ingaggio di nuovi ufficiali, la coscrizione di truppe, l’acquisto o la vendita di derrate alimentari, le operazioni di spionaggio e infine, fatalmente, le operazioni belliche. Il consiglio si chiude poi con le decisioni amministrative relative al trimestre in arrivo.
Le Battaglie Campali si svolgono su una mappa che raffigura il territorio in esame suddiviso in esagoni: la “nebbia di guerra” fa sì che solo parte del territorio sia visibile, con montagne e accampamenti che possono ridurre o precludere la visuale. La gestione delle truppe si svolge a turni e di base ogni unità potrà muovere di una certa distanza e svolgere una singola azione, sia essa un attacco o l’attivazione di qualche ordine speciale, prima di cedere il turno alla successiva. La presenza di truppe alleate adiacenti garantirà un bonus di sinergia, ma ovviamente i primi parametri da tenere sotto controllo saranno il numero delle truppe disponibili e il loro morale. Le varie differenze tra le tipologie di truppe – fanteria, cavalleria, arcieri, navi – la presenza o meno di armi d’assedio e lo sviluppo tecnologico delle stesse faranno poi il resto.
Oltre alle Battaglie Campali il gioco prevede anche altre due forme di scontro individuale: il Duello e il Dibattito. Al netto delle abilità in campo – fisiche il primo, dialettiche il secondo – la struttura è però la medesima e consiste nel giocare dalla propria mano un certo tot di carte, numerate da 1 a 6, in gruppo di pari valore o “in scala”: se si giocano più carte dell’avversario, o lo stesso numero ma con un totale superiore, si vince la manches e gli si infligge un danno. Le manches sono massimo 5 e i danni aumentano man mano che lo scontro si fa più accanito. Duelli e Dibattiti raramente entrano in campo durante le guerre vere e proprie, ma sono cruciali in svariati altri frangenti del gioco.
Un Remake Attento alla Modernità
Quando parliamo di Remake di videogiochi il più delle volte ci soffermiamo sull’operazione di ricostruzione grafica o sonora dello stesso, oppure su eventuali stravolgimenti del gameplay di base, mentre quando l’operazione svolta è una mera “ripulitura grafica” siamo soliti adoperare piuttosto il termine Remaster. Il primo impatto col lavoro di KouShibusawa farebbe in effetti pensare a una Remaster: il gioco è infatti sostanzialmente il medesimo pubblicato nel 2001con portraits e modelli ripuliti e adattati alle moderne risoluzioni.
Di fatto però il lavoro di “rifacimento” si evince da svariati elementi che sono stati adattati e rimodernati per fornire al pubblico contemporaneo un’esperienza di gioco più fruibile e gradevole. Il fatto stesso che siamo riusciti a riassumervi le meccaniche del gioco in una manciata di capoversi è merito dell’ottimo Tutorial presente nel gioco che guida l’utente nelle sue prime fasi e consente di districarsi nell’elenco veramente massiccio ed impressionante di menù, parametri, abilità, opzioni e soprattutto antichi nomi cinesi dei personaggi che incontreremo: al cospetto di altri capitoli della saga in passato abbiamo avuto molte più difficoltà!
Anche la colonna sonora è stata ri-orchestrata, ma i nostalgici possono contare anche sulla presenza opzionale di quella originale del 2001. Il gioco purtroppo non è localizzato in altra lingua che non sia l’Inglese: fortunatamente i testi non sono mai eccessivamente forbiti, ma ovviamente questa barriera può costituire un ostacolo per chi non mastica la lunga d’Albione. I doppiaggi, quando presenti, sono in lingua Giapponese, ma in generale sono circoscritti a poche frasi o abbozzi ripetuti varie volte.
Romance of the Three Kingdoms VIII Remake: a chi Consigliarlo?
Romance of the Three Kingdoms VIII Remake non è decisamente un gioco adatto a tutti: sebbene, come s’è detto, si sia fatto un ottimo lavoro in termini di Tutorial accompagnare il giocatore quel tanto che serve per prendere confidenza con le meccaniche di gioco, e sebbene si possa giocare tranquillamente tralasciando di immergersi in profondità nella mole sterminata di parametri presenti ma semplicemente facendosi guidare dal buon senso e da qualche dato fondamentale, rimangono due scogli veramente grossi da superare.
Il primo scoglio è quello culturale: se per Cinesi e Giapponesi il Romanzo di Luo Guanzhongè materia scolastica quanto per noi sono le opere di Omero o di Ariosto ovviamente non vale il contrario. Ne consegue che se siete totalmente digiuni di Cina dei Tre Regni potreste trovarvi estremamente spaesati dai personaggi, le situazioni e gli avvenimenti che vengono citati. Niente a cui non si possa rimediare con qualche ricerca su internet o con una run “didattica” in questo gioco stesso, ovviamente, ma sicuramente un po’ di cultura pregressa, anche solo da Dynasty Warriors, può aiutare parecchio.
Il secondo scoglio è relativo proprio alla struttura e al ritmo del gioco: trascorrerete molto, moltissimo tempo interagendo con gli altri ufficiali, riparando le mura cittadine, dialogando con la popolazione, migliorando il commercio e così via in un’interfaccia che è sostanzialmente quella di un menù a selezione multipla e comprensibilmente questo genere di attività può risultare noioso a chi cerca un’esperienza di gioco più dinamica. Duelli e Dibattiti sono più entusiasmanti ma decisamente meno frequenti, per non parlare delle Battaglie Campali. È dunque necessario avere veramente un interesse e una passione per la tipologia di gioco specifica per poter trovare in questo prodotto la propria collocazione.
Ma se questi due scogli non vi spaventano, ad esempio se già avete avuto a che fare con un altro capitolo della serie, allora questo Romance of the Three Kindgoms VIII Remake è certamente un prodotto molto accattivante: vi guida per mano all’inizio e poi vi lascia liberi di vivere come volete la vostra vita nei panni di un Eroe dei Tre Regni. Consigliatissimo agli estimatori – ma solo a loro.
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