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Gaming

Metro Awakening VR, la recensione del videogioco

today7 Novembre 2024 5

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La storia di Metro… prima della storia

La versione VR di Metro ha un nome, ed è Metro Awakening, un brand sulla cui testa svetta l’egida di Vertigo Games, veri e propri guru in questo ambiente, che stanno puntando fortissimo sulla VR, soprattutto in ambito qualitativo.
Questo gioco è, in realtà, un prequel della serie, ambientato nel 2028, alcuni anni prima degli eventi di Metro 2033 che abbiamo letto (prima) e giocato (poi). La storia si concentra su Serdar, un medico che si avventura nei tunnel della metropolitana di Mosca, devastata da una guerra nucleare, alla ricerca della moglie scomparsa.

Metro Awakening VR: Recensione della saga di Gluchovskij in VR
La fase stealth è particolarmente brillante.

Durante il suo viaggio, Serdar affronta numerose sfide, tra cui mutanti letali e presenze sovrannaturali che mettono alla prova la sua sanità mentale, un tema caro alla serie e questo vale per lui, ma anche per le persone che incontra, oltre ad essere un’ottima scusa per girare per le stazioni. Questi incontri innescano un “risveglio” spirituale, trasformandolo in una figura mistica conosciuta come Khan, un personaggio che è apparso anche in altre produzioni.

La narrazione esplora le origini della società sotterranea, dove i sopravvissuti hanno creato insediamenti fortificati e inviano stalker all’esterno per cercare risorse. Serdar, spinto dalla disperazione e dall’amore per sua moglie, si addentra sempre più nei pericolosi tunnel, scoprendo segreti oscuri e affrontando culti misteriosi. La sua trasformazione da semplice medico a figura leggendaria è al centro della trama, offrendo una nuova prospettiva sull’universo di Metro e appunto su questo aspetto ammetto che mi sia piaciuta l’esperienza complessiva.

Casco ben allacciato

Il gameplay, curiosamente dato lo sviluppatore-produttore, si concentra su un’esperienza che combina esplorazione atmosferica, furtività e combattimento, avvicinandolo al brand originale e meno alla pura azione come ci sarebbe da aspettarsi da un gioco VR. Ambientato nei tunnel che già siamo abituati a girare, il giocatore deve navigare attraverso ambienti oscuri e pericolosi, affrontando mutanti e altre minacce. Come avete potuto vedere anche dal gameplay della prima ora di gioco, quasi non si toccano armi, se non di sfuggita.

Il gioco sfrutta le caratteristiche avanzate di PlayStation VR2 e Meta Quest, offrendo un’interazione realistica grazie ai controller, ovvero tendenzialmente si avverte la resistenza dei grilletti per simulare di impugnare vere armi, qualora succeda, ovviamente, e non siate a girare valvole o tirare leve. I giocatori possono utilizzare una varietà di armi e strumenti per sopravvivere, mentre la furtività gioca un ruolo cruciale per evitare scontri diretti con nemici potenti come i nosalis, creature agili e letali che abitano le varie location. Dovrete ricaricare le torce manualmente o controllare costantemente lo zaino per le risorse o gli obiettivi da seguire.

L’esplorazione è arricchita da puzzle ambientali che richiedono ingegno e attenzione ai dettagli. La narrazione si intreccia con il gameplay, offrendo momenti di tensione e rivelazioni che approfondiscono la storia del protagonista.

Metro Awakening VR: Recensione della saga di Gluchovskij in VR
Alcune armi sono molto creative.

Nel complesso l’esperienza è piacevole, francamente ambisce alla vetta delle esperienze di livello più alto, purtroppo però il gameplay e in generale il vostro incedere è sempre un po’ afflitto dallo stesso (parzialmente e soggettivamente) difetto che si avverte in generale nelle produzioni con la realtà virtuale, ovvero costi di sviluppo non esagerati, anche a causa del rischio potenziale o della base installata. Per quanto questo gioco abbia sicuramente un budget e un’attenzione di gran lunga superiore alla media dei suoi concorrenti, sarebbe comunque auspicabile che finalmente qualcuno spinga il giocatore un po’ oltre.

Bella la parte stealth, ma nonostante l’esperienza di Vertigo Games nel confezionare prodotti in cui le meccaniche sono costruite molto bene intorno alle armi da fuoco, con un feedback percepibile tra l’azione del giocatore e l’esito dei proiettili sui nemici, qui, curiosamente, qualcosa non va proprio nel verso giusto. Si comprende di aver colpito a morte qualcuno solo con il proiettile fatale, mentre gli altri colpi sembrano essere “inghiottiti” dalla pelle senza alcun esito percepibile e non è il massimo. Belli gli ambienti ma veramente molto copia-incolla e perfino la parte poligonale dei protagonisti sembra un po’ al ribasso rispetto alla concorrenza (della stessa Vertigo Games) oltre a certe sequenze scriptate che non sono partite se non rifacendo le stesse azioni ricaricando il checkpoint.

In definitiva è comunque un bel titolo, di gran lunga superiore alla media (veramente di tanto!), una storia assolutamente in linea con il brand ed è particolarmente divertente da interpretare in prima persona, anche se comunque si percepisce come avrebbe potuto essere con un piccolo sforzo in più e invece ci si deve accontentare di avere un buon gioco. 



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Scritto da: redazione

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