Residui presenti in 11 campioni su 14 analizzati. E se i residui sono quelli di glifosato e i campioni sono di farine, l’attenzione è massima. Quanto c’è da preoccuparsi di fronte ai nuovi test del Salvagente, sito leader nei testi di laboratorio contro le truffe ai consumatori? Facciamo parlare i numeri, dato che la farina è materia prima alimentare alla base di moltissimi prodotti. Il primo esito dice che negli 11 campioni in cui i resti del pesticida sono al di sotto del limite di legge fissato in Italia in 10 milligrammi per chilo, i 7 casi i valori superano la soglia di quantificazione. E a scavare ulteriormente, ecco altri residui chimici poco raccomandabili. Andiamo nel dettaglio.
Glifosato e “colleghi”: quanto sono presenti nella farina
Secondo i più recenti test effettuati dal team del Salvagente, le tracce di erbicida ancora tollerato in Ue ma da sempre oggetto di critiche e proteste, perché la sua tossicità tende ad essere “subdola” anche entro i limiti comunque stringenti stabiliti dalla legge, si accompagnano ad altri residui chimici, fino a 7 pesticidi diversi. Questo nel caso della pasta Barilla 00 o nella linea Belbake di Lidl. Ma occhio anche a una tossina prodotta naturalmente da cereali e che si può trovare pure nel caffé, nel vino e nella frutta secca: l’Ocratossina A, che per legge ha una soglia di 3mcg per Kg. e che nella linea Belbake si trova a 0,59 mocrogrammi per chilo. Per evitare allarmismi eccessivi, però, va detto che il glifosato, particolarmente temuto perché considerato probabilmente cancerogeno dall’Oms e suscettibile di innescare leucemie nei ratti anche a dosi ritenute non dannose per l’uomo, nei 14 campioni in cui è stato riscontrato, è al di sotto dei limiti di legge.
Piperonil, perché non ha limiti
A completare questa panoramica sui nuovi test per capire quanto siano sane le farine in commercio, il Salvagente (a cui rimandiamo per il dettaglio dei singoli test) comunica di aver riscontrato tracce soprattutto di Piperonil Butossido, impiegato per migliorare l’efficacia di altri insetticidi sulle piante da coltivazione per uso alimentare. Con tracce rilevate per 0,01 milligrammi per chilo. Come considerare questo dato? Tenendo conto che l’Unione europea lo considera un principio attivo e quindi non fissa alcun limite della sua presenza. Altro particolare per lo meno controverso.
Cosa dicono le aziende
Diversi grandi marchi di distribuzione alimentare hanno risposto agli esiti dei test del Salvagente, riportiamo qui estratti delle loro repliche. Particolarmente severa quella di Esselunga che ha diffidato il sito dal pubblicare i risultati delle sue prove di sicurezza alimentare e ribatte così: “In seguito alla vostra segnalazione abbiamo immediatamente verificato i monitoraggi analitici effettuati nell’anno in corso sulla ‘Farina di frumento tenero tipo 00’ prodotta dal nostro fornitore, riscontrando tutti i valori di glifosato sotto il limite di quantificazione. Il fornitore in questione ha inoltre inviato il contro campione in suo possesso del lotto segnalato per un’analisi di riverifica che ha portato, anche in questo caso, un valore di glifosato inferiore al limite di quantificazione del metodo. Alla luce di questi risultati, il dato da voi riscontrato di 0,019 mg/kg non risulta compatibile con le nostre verifiche. Facciamo inoltre presente che il limite di legge sulla farina è di 10 mg/kg per cui un contenuto di 0,019 mg/kg risulta 500 volte inferiore alla legge”.
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Così il gruppo Pam Panorama: “I valori riscontrati dal vostro test sono tutti ampiamente inferiori ai limiti di legge. Peraltro le analisi effettuate in autocontrollo evidenziano valori ancora inferiori per cui ipotizziamo una certa variabilità del dato, che resta comunque conforme. Vista la piena conformità del prodotto analizzato, i valori riscontrati non destano alcun rischio”. La replica di Coop: “Il valore da voi riscontrato è molto basso (0,019 ppm) e con incertezza di misura di 0,009 come da voi indicato il dato scende a 0,010 ppm, soglia di contaminazione adottata nel biologico. Mentre il limite di legge per il frumento è di 10 ppm. Si tratta, a nostro avviso, di tracce puntiformi e di una possibile contaminazione accidentale. Ciò ci risulta confermato anche dalle recenti analisi di controllo effettuate prima del confezionamento dal produttore sullo stesso lotto di materia prima dove non è stata riscontrata alcuna presenza di glifosato”. Infine, ecco la versione di Antimo Caputo: “Come ben noto, il residuo rilevato è ampiamente inferiore ai limiti di legge dettati dall’Unione europea. La Antimo Caputo Srl è da sempre sensibile all’argomento attraverso l’attuazione di uno specifico monitoraggio analitico per ottenere i massimi standard possibili in termini di sicurezza alimentare per i nostri prodotti”.
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