Noemi si dà alla recitazione e racconta il perché in un’intervista a Vanity Fair. La cantante, dopo 6 album in studio, 3 dischi d’oro e 18 di platino, infatti, ha deciso di diventare anche attrice in una serie tv teen, Adorazione, tratta dall’omonimo romanzo di Alice Urciuolo. Si parla di adolescenza e di amore, ma non quello puro, quanto quello che troppo spesso sentiamo oggi al tg ovvero quello caratterizzato da relazioni tossiche e dalla violenza per reagire al tradimento.
Veronica Scopelliti, in arte Noemi, nella serie è una ristoratrice e una mamma “che da lontano pare avere tutto ma da vicino ha tante crepe. Quando si accorge di perdere il controllo su alcune cose, si mette in discussione”. Una sfida che ha accettato di buon grado: “Stavo aspettando il progetto adatto. Musica e cinema sono affini: che sia un brano o un ruolo, c’è sempre il gioco dell’immedesimazione. Mi è piaciuto non dover interpretare una cantante, e non essere la protagonista della serie: non sarebbe stato il modo giusto di intraprendere il viaggio”.
E non si può dire che l’ha trovato peggio che cantare, anche perché a suo dire è più stressante Sanremo che stare sul set: “Lì sono i tre minuti della verità, devi eseguire il tuo brano come lo canti nel disco, altrimenti non arriva al pubblico. Sul set hai il tempo: di ripetere, di capire, di studiare il regista”. Un cambiamento di ruoli che segue un altro cambiamento, quello che Noemi ha fatto su se stessa: “Il corpo è solo la manifestazione lampante di un cambiamento che è principalmente interiore. Prima di quel cambiamento sembravo una camera così in disordine da non riuscire a trovare niente. Non trovavo più me stessa. Ho rimesso le cose a posto. Se non l’avessi fatto, non sarei mai uscita dal seminato della musica. Certo, io resto la mia voce più che il mio corpo, però amarlo è un plus importante”.
Noemi ha dunque abbracciato questo progetto nuovo in cui si rivede, dato che in prima persona ha vissuto un rapporto tossico: “Temo succeda a tutti. Io ho chiesto aiuto a un terapeuta, da sola non ne sarei uscita. Oggi si parla tanto di queste relazioni malate in tv, nei film, ma non abbastanza sui social, che è il modo più facile di raggiungere i più giovani, è un argomento che l’algoritmo non premia”.
Anche con la musica, ad un certo punto, ha avuto un rapporto tossico quando tanta gente nell’industria discografica le diceva come essere. “È come essere su una giostra velocissima, con la paura di non onorare l’occasione che ti è stata data semmai fermassi la corsa. A me è capitato. Durante Sanremo 2012 ho avuto la derealizzazione. Vedevo male. La causa era il forte stress, le conseguenze erano attacchi di panico a ripetizione. Ma non ho mollato. Mi ero fatta il mazzo per arrivare lì con ‘Sono solo parole’ e non era ammissibile tirarmi indietro. È sempre così: la testa pensa di andare avanti, ma a un certo punto è il corpo a fermarti. Io ammiro chi scende temporaneamente dalla giostra. Hanno compreso che la salute mentale è fondamentale per fare buona musica, godersi il nostro mestiere, ripartire. È un bel messaggio in un momento storico in cui sembra che esista una sola ultima chance”.
Quanto ai progetti futuri, sicuramente c’è la musica: “Nuove canzoni. Magari un bel disco soul”. E un’altra serie? “Chi lo sa!”. Un desiderio sarebbe anche quello di diventare mamma: “I figli non ci sono ancora, spero arrivino”. Ciò nonostante ammetta che ci voglia coraggio per essere genitori in questo mondo: “Da piccola è capito che venissi un po’ bullizzata, però quando chiudevo la porta di casa mia stavo al sicuro. Oggi non è così. Oggi è tutto più inquietante”.
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