L’attrice che interpreta Lae’zel in Baldur’s Gate ha incontrato la stampa alla Milan Games Week ’24
Avrebbe potuto essere un panel molto più ricco di voci quello che si è svolto nella Media Room della Milan Games Week 2024. Purtroppo, a causa di una serie di contrattempi, Jennifer English, Neil Newborn e Aliona Baranova non ha potuto essere presenti. Così è toccato alla sola Devora Wilde rispondere alle domande della stampa, ma poco male: l’attrice di origine bulgara che interpreta Lae’zel nel gioco ha riempito la stanza con il suo carisma e il suo entusiasmo, raccontandoci parecchi dettagli sui lunghi anni di lavoro sul doppiaggio di Baldur’s Gate 3.
A tu per tu con Devora Wilde
Ti aspettavi questo successo dal doppiaggio? Credo che lavostra performance vocale in Baldur’s Gate 3 abbia evidenziato la componente umana nell’industria, un lato che che spesso rimane nascosto.
Non mi aspettavo questo successo, per nulla devo dire. Il lavoro sul doppiaggio è stato lungo, è durato quattro anni e mezzo e alla fine sono stata travolta. È fantastico come questo gioco abbia reso visibili gli attori e le loro performance, che di solito restano più nascosti dietro il gioco.
Com’è cambiato il tuo personaggio di Lae’zel personaggio mentre ci lavoravi? Cosa hai aggiunto di tuo?
Penso che non sia cambiata più di tanto, con lei what you see is what you get (frase idiomatica inglese, significa che una persona è esattamente come si mostra, NdR). È molto onesta. Ha momenti di vulnerabilità che vengono mostrati più avanti nel gioco, ma nella mia mente non è mai cambiata molto. Mi è piaciuta subito, anche se la gente diceva fosse poco carina, a me piaceva un sacco! Nel recitare non ho pensato molto alla sua natura “aliena”, ma mi sono concentrata sulla recitazione. È scritta molto bene, e non puoi avere una buona recitazione senza una buona scrittura. La trovo fantastica, sarcastica e ci vuole una persona speciale per comprenderla.
Sappiamo che Baldur’s Gate 3 ha una quantità di dialoghi sconfinata e quindi si sono rese necessarie ore e ore di lavoro. Ti è mai capitato di voler aggiungere uno spin personale a un dialogo?
No, non c’è stata improvvisazione, il gioco è scritto così bene che non c’è n’è stato bisogno, nemmeno di aggiungere rumori e borbottii. Ho recitato solo ciò che era scritto sulla sceneggiatura ed era perfetto così, dovevo solo pensare a recitare.
Non interpreti un solo personaggio, ma tutte le versioni del personaggio che dipendono dalle diverse direzioni in cui può andare la trama. C’è una versione di Lae’zel a cui ti sei appassionata particolarmente?
Bella domanda. Ma no. È un dono per un attore poter recitare un personaggio con queste sfaccettature. È stato molto divertente. Il finale col drago rosso è il mio momento preferito, ma ogni diramazione mi ha divertito tantissimo.
Qual è il segreto dell’altissima qualità del doppiaggio di Baldur’s Gate 3?
È successo tutto in maniera organica, è stata una fortuna avere un grande team. Quando il gioco è uscito tutte le recensioni hanno riconosciuto la qualità del lavoro di doppiaggio, ma alla base c’è la scrittura di Larian. Siamo stati fortunati ad avere un grande team, un gran direttore e un gran lavoro di Larian alla base. Quando lavori per quattro anni a un progetto hai tempo per conoscere il personaggio, migliorare il tuo lavoro. Tutti questi fattori hanno reso il progetto fantastico.
Che consiglio daresti a chi volesse interpretare il tuo personaggio di Lae’zelin una sessione di ruolo?
Essere un personaggio fiero, che non si scusa, brutale! C’è gente che dice che il mio personaggio è anti-uomo, ma dovete abbracciare questa sua natura forte, che non si ferma davanti a nulla.
Come è stato il lavoro di motion capture?
È stato il mio primo lavoro nel mondo dei videogiochi e… è capitato! Io all’inizio ero un po’ naive: “Ah, tutti questi puntini sulla tutina, carini!”. La stanza in cui lavoravamo però era piuttosto piccola ed ero spiazzata dalle dimensioni degli scenari in cui dovevo fingere di muovermi. Poi mi hanno dato indicazioni più precise, tipo guardare sempre in camera. Lavorare a entrambi gli aspetti, movimenti e voce, è stato fantastico per caratterizzare il personaggio. Col motion capture puoi usare un altro elemento del tuo corpo oltre la voce per trasferire le emozioni. Recitare di solito non è solo voce, ma nel videogioco spesso sì… Quindi si, il motion ha aiutato ad avere una performance a tutto tondo.
È vero che siete stati molto guidati, ma cosa ti ha lasciato Lae’zel?
Direi che la lezione principale è questa: anche se sei una donna puoi essere una stronza, ed è ok. È molto gratificante per me la reazione che la gente ha di fronte a Lae’zel. Però è una donna, fa cose non belle, ma lo fanno anche gli uomini e nessuno ci bada. Alla fine se non piace, fa niente! So che non si direbbe, ma credo di avere molto in comune col mio personaggio. L’ho capito durante le registrazioni del gioco. Sono bulgara e lei è simile alle persone dell’ est, onesta, va dritta al punto. Non ho dovuto pensare a come interpretarla, mi è venuta naturale. Fuori è brutta, ma dentro ha degli aspetti vulnerabili.
Cosa ti mancherà di lei se non dovessi più interpretarla?
È stato un regalo poterla interpretare per quattro anni, non succede spesso a un’attrice di poter passare tanto tempo col proprio personaggio. È venuto tutto molto naturale. Ora la conosco come fosse me stessa. Mi mancherà la sua umanità, lo spirito, l’onestà, la relazione di amore odio con Shadowheart. Si potrebbero scrivere storie su Lae’zel per sempre, perché ha così tanto da dire. C’è così tanto che non sappiamo ancora di lei. Mi piacerebbe sapere la sua storia prima di ciò che vediamo nel gioco: qualche dialogo sparge indizi, ma io stessa non conosco alcune parti di lei. Mi mancherà molto.
Com’è stata la tua esperienza personale con questo progetto lungo, ricco di persone e nuove tecnologie? Come sei cambiata come persona?
Succedono un sacco di cose in quattro anni, come una pandemia! Ho imparato molto. Ho fatto un sacco di esperienze nuove, come la motion, ma anche il doppiaggio! Avevo lavorato in TV e film, ma questa è stata la mia prima audizione per un videogioco e non sapevo nemmeno che gioco fosse! Onestamente penso di essere cresciuta come attrice, quando lavori ogni singolo giorno è inevitabile migliorare. Sfortunatamente ho registrato in isolamento da altri attori, ma sentire il risultato finale è… wow!. Baldur’s Gate 3 è stato un punto fermo per quattro anni della mia vita, nonostante gli inevitabili alto e bassi. Mi ha dato stabilità come attrice e come persona.
Qual è il tuo rapporto col gioco di ruolo dal vivo?
Non avevo mai giocato prima! Ho conosciuto D&D grazie a un invito all’uscita di BG3 ed ero una novellina, un po’ intimorita da tutti quei dadi e statistiche. Mi chiedevo: “Che succede?!”. Poi mi ci sono tuffata, ho studiato e ho capito che è semplice, perché in fondo è improvvisazione. È entusiasmante, puoi fare cose un po’ folli. Ora per me è molto divertente. Ho fatto poi un paio di partite di D&D, di cui una imperniata sui gatti ed è stato molto divertente. E per me ormai è improvvisazione, anche se non capisco perché ci siano così tanti dadi se ne lancio solo uno!
C’è qualche altro gioco a cui ora vorresti partecipare?
Vorrei partecipare a un Tomb Raider, amo Lara Croft, so che c’è stato un live action e purtroppo non mi hanno preso. Amo interpretare donne forti. Ma anche il fantasy, l’ideale sarebbe
Come ti sei sentita da donna in un mondo maschile come quello dei videogiochi? E che differenze ci sono tra la recitazione per i videogiochi e quella più classica destinata a cinema e TV?
Non l’ho vissuto come un mondo maschile onestamente. Forse perché non ne ho un’esperienza così grande. Ero concentrata sul ruolo e non ci ho mai pensato. Credo sia fantastico quanto questo gioco sia inclusivo e attento alla diversità. Per me è stata un’esperienza incredibile, sia per le persone con cui ho lavorato, sia per la community: qualcuno mi aveva avvisato della possibile tossicità, ma la nostra community è fantastica. Spero che sempre più donne entrino nell’industria, in qualunque ruolo.
Lavorare coi videogiochi è molto differente da TV e cinema, sei da solo e uccide un po’ l’idea del recitare che è un’attività pensata per il gruppo. Di solito hai cose intorno con cui reciti, una casa finta, cavalli.. qui ero sempre in una stanza grigia. Non hai un set. Non puoi nemmeno usare la faccia, in un certo senso. È stata una sfida bellissima e mi sono divertita un sacco.
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