L’allarme per questo sostituto dolcificante è scattato un mese fa, eppure era ritenuto sicuro. Torna il confronto fra zucchero bianco e grezzo. Qui i dati
Da sinistra: zucchero bianco, dolcificante con Eritritolo, zucchero grezzo (Montaggio da foto Shutterstock)
Lo usiamo da tempo come alternativa allo zucchero sempre più spesso associato a iperglicemia, colesterolo fuori controllo e malattie cardiovascolari. L’eritritolo è un parente stretto del sorbitolo e del mannitolo, come tale è un dolcificante il cui utilizzo è aumentato nel corso del tempo. Classificato come additivo alimentare (sigla E968) è nella lista degli alimenti approvati in Ue dal 2006 ma si è diffuso a livello commerciale solo negli ultimi anni. Con successo, finora. Ma uno studio ne rimette in discussione la sicurezza, associandolo all’insorgere di effetti gravi per la salute. L’allarme sull’uso di questo dolcificante alternativo allo zucchero bianco sempre più spesso associato ad una sorta di “veleno” alimentare (ma vedremo come stanno davvero le cose) è scattato meno di un mese fa, quando sono stati pubblicati gli esiti di questo studio (disponibile qui in forma integrale in inglese). Secondo cui il consumo di eritritolo porta a un “rischio elevato di sviluppare un grave evento cardiaco come infarto o ictus”.
Perché la fortuna di questo edulcorante
Lo studio raccomanda ricerche più approfondite sugli effetti a lungo termine degli edulcoranti come l’eritritolo già in commercio da qualche anno. Perché tenderebbe a portare al formarsi di coaguli nel sangue. La ragione della fortuna di questa alternativa è finora dovuto al fatto di non avere un retrogusto, di riproporre un sapore molto simile a quello dello zucchero ma con potere dolcificante fino al 30% inferiore. Il tutto senza fornire all’organismo grassi, proteine né fibre, ma solo polialcoli che dopo l’assorbimento intestinale vengono eliminati attraverso i reni. Appariva come un’ottima alterntiva allo zucchero, che ora più che mai è nel mirino dell’Ue per i residui velenosi che può contenere (vedi qui il dossier). Ma dati pubblicati su Nature ne rimettono in discussione la sicurezza alimentare. Poi ci sono le dicerie sullo zucchero bianco “velenoso” contro quello integrale più sano.
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Bianco raffinato contro “grezzo di canna”: come stanno le cose
Qui c’è lo speciale realizzato da FoodCulture sulle proprietà e le differenze fra i vari tipi di zucchero. Vale la pena di leggerlo tutto perché chiarisce definitivamente quanto inutile terrorismo e disinformazione ci sia su questo alimento. In estrema sintesi: non c’è nessuna differenza se non nel grado di trasformazione fra zucchero bianco e zucchero “grezzo” di canna. La molecola che compone entrambi è il saccarosio in cristalli come confermato da uno studio del Crea (Centro di Ricerca per gli Alimenti e la Nutrizione). Ogni grammo di entrambe le tipologie di zuccheri fornisce quattro calorie. Lo zucchero bianco subisce il processo di estrazione e ripulitura dalla melassa, perdendo così il colore “grezzo” e acquisendo l’aspetto minerale candido che lo contraddistingue. L’altro zucchero la mantiene, con aspetto più scuro. Cambia il gusto, il potere dolcificante è lo stesso. E allora? Fondamentale è una sola cosa: usarlo in quantità minima, poiché lo zucchero è ovunque e il nostro corpo lo trasforma in glucosio. Che in dose eccessiva da origine a infiammazioni interne e come si sa, porta a insorgere di diabete e altri scompensi del quadro glicemico.
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