Tra tante parole che si possono usare per descriverlo, forse ce n’è una che lo identifica al meglio: luminoso. Perché il volto e la voce di Francesco Gabbani non mentono mai prima di tutto, ci raccontano di una persona vera, onnivora, sperimentale, sincera, avvolta da una luce, a volte indefinibile, capace, fin dai 18 anni, di mostrarlo appieno nella sua vocazione. È la musica di un’artista che non si è accontentato mai e si è voluto mettere in discussione.
Lo ha fatto per altri, scrivendo per Ornella Vanoni (Un sorriso dentro al pianto), Adriano Celentano (Il bambino col fucile) o Francesco Renga (L’amore sa), realizzando album (cinque in studio, e uno dal vivo), alternando hit di successo. Parliamo di Amen e Occidentali’s Karma, entrambe vincitrici di Sanremo (rispettivamente nella categoria giovani, la prima, ovviamente nei big la seconda, giunta sesta nel 2017 all’Eurovision Song Contest), come Viceversa, arrivata seconda nel 2020, o grazie all’ultimo singolo, L’abitudine. Parole e suggestioni, cura e ricerca, e un modo sempre generoso di coinvolgere gli altri attraverso la propria produzione musicale, o passando per delle “avventure”, così le chiama. «L’unica difficoltà», ci svela Gabbani, «è scegliere tra le cose che vengono fuori, la canzone più idonea e con le caratteristiche giuste per essere vincente, però il meccanismo, la dinamica di realizzazione, non è mai ragionato a priori rispetto alla funzionalità. È un espressione di quello che sono, del mio tempo, di quello che sto vivendo, uno step di maturità che si aggiunge ogni volta: la verità è che è molto più naturale di quello che uno possa aspettarsi».
Foto Ufficio stampa e Ansa
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Non solo avventure dunque, o analisi critiche, ma anche energie, emozioni, immersioni creative. Tra queste c’è sicuramente la seconda stagione televisiva di Ci vuole un fiore, in onda il 14 e il 21 aprile su Rai Uno, che lo riporta da protagonista sul piccolo schermo al timone di un programma confezionato brillantemente, incentrato sul tema della sostenibilità, dell’ambiente e del green, narrato ancora con il giusto mix di intrattenimento e riflessione. Un viaggio nella natura e nella bellezza, in cui, insieme a tanti ospiti, dal cinema alla cultura, da Chiara Francini a Mr. Rain, da Stefania Sandrelli a Roberto Vecchioni, porterà in scena testimonianze, momenti, esperienze, pensando soprattutto al futuro del Pianeta, a come tutelarlo e valorizzarlo, partendo dai piccoli gesti. «Il tentativo di sensibilizzare questa tematica», ci dice Gabbani, «è il motivo portante per cui io faccio questo programma. Probabilmente se non ci fosse questo tipo di motivazione, non avrei desiderio di fare tv in quanto tale, invece lo faccio perché c’è questa missione intrinseca che giustifica il mio sforzo e la mia responsabilità».
Essere trasversale a volte può anche un lavoro faticoso. Gabbani però è riuscito a imporselo, dando peso e forma non solo alle canzoni, ma anche ad una sua profonda consapevolezza, in grado di celare oggi più sfumature e sguardi.
«Mi sembra di percepire un’evoluzione» sottolinea, «un percorso possibilmente di crescita, che è contestuale al collezionare avventure nuove. Sono del parere che non si finisca mai di imparare nella nostra esistenza. Il fatto di aver avuto tante possibilità, oltre di portare avanti la mia vocazione principale, e per la quale mi sono anche sacrificato tanto, quella di fare musica, provando ad esprimersi tramite la scrittura di canzoni, come fare tv o cinema, sono tutte avventure arricchenti, proposte, che io ho accettato, dato che avevano un senso per me. Fare qualcosa di nuovo ti toglie da un certo punto di vista da una confort zone, dove va tutto bene, ti senti a tuo agio, però in realtà non ti muovi, stai fermo, statico. Decidere di portarle avanti ti fa procedere invece sulla linea del tuo percorso esistenziale».
Se da un lato si guadagna, che cosa si perde in questo mestiere?
«Da un punto di vista pratico alcuni aspetti dell’adolescenza, del vivere la mondanità. Il sabato sera, piuttosto che andare a divertirmi nel jet set di Marina di Carrara, magari passavo le serate in studio a registrare da solo provini, andando a suonare in qualche club, anche cover, per racimolare soldi. Sono sempre stati sacrifici ben accettati. Da un punto di vista più concettuale, credo di aver perso un po’ di ingenuità. Ti fa essere spensierato, invece, il ritrovarti a fare un percorso che inevitabilmente ti porta ad avere le famose porte in faccia, a dire “vado avanti comunque, nonostante tutto, perché ci credo”, te la toglie l’ingenuità. Ma io sono contento di averla persa».
E dopo musica, tv, cosa potrebbe affascinarlo, se non il cinema, lambito da attore e compositore di una colonna sonora
«Mi affascina molto, è una fonte di ispirazione, sono un grande appassionato di due registi, Woody Allen e Quentin Tarantino. Potrei anche, prima o poi, sperimentare un ruolo, potrebbe proprio la regia. Ma ho un grande rispetto. Accadrà, se sentirò di avere la consapevolezza, però, di quello che sto facendo».
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