Un protocollo biennale per il supporto delle attività del Ministero delle Risorse Animali ed Ittiche della Costa d’Avorio, in un “pacchetto” di progetti dal valore di 200 milioni di euro. È l’accordo sottoscritto dal ministro ivoriano Sidi Tiémoko Toure e Itare, sigla di Italian Resources, una società che si occupa sviluppare iniziative commerciali ed industriali in una decina di paesi dell’Africa subsahariana.
L’intesa si accoda a un progetto da 74 milioni di euro per sviluppo di tecnologie e infrastrutture nel settore avicolo, già avviato da Itare insieme a Rota Guido, SB Impianti, Banca Intesa Sanpaolo, Sace e altre 10 imprese nel ruolo di sub-fornitori. Da Itare fanno sapere che sono in corso «discussioni avanzate» per altri progetti sia nel settore avicolo sia nel settore lattiero caseario, ma non possono offrire dettagli sulle società coinvolte.
L’obiettivo è favorire la filiera interna nella Costa d’Avorio
Itare, nata sette anni fa, è guidata da Raoul Ascari, Riccardo Fanelli e Giorgio Traietti e ha chiuso il 2021 con ricavi per 725mila euro e un utile di 9mila. La società conta su una presenza diretta in Kenya, Uganda, Tanzania, Senegal, Costa d’Avorio, Ghana e Camerun, un bilancio che sale a 12 paesi a sud del Sahara se si considerano anche i partner esterni.
Il portafoglio include progetti di filiera nel settore dell’agroindustria e dell’allevamento, realizzati anche con lo schema dei cosiddetti PPP (Public-Private-Partnership, partnership pubbliche e private), oltre a iniziative di sviluppo per le esportazioni delle imprese italiane e servizi di assistenza alle istituzioni finanziarie. La collaborazione con la Costa d’Avorio rientra nella strategia del paese sul potenziamento di agricoltura e allevamento, con l’obiettivo di sviluppare una filiera interna e affrancarsi da un approvvigionamento appeso, oggi, alle importazioni.
L’economia ivoriana è proiettata dal Fondo monetario internazionale a una crescita del 6,5% nel 2023, dopo aver corso a ritmo del +8,2% fra 2012 e 2019 e aver scampato la recessione anche nell’anno del Covid (+2%). Il debito pubblico è cresciuto a ritmo costante fino al 56% toccato nel 2022, ma si proietta a una discesa ed «è sostenibile sul fronte della quota estera» spiega il presidente Raoul Ascari, a margine della firma siglata alla sede romana di Assafrica-Confindustria.
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