Neanche 400mila spettatori a puntata. Uno share partito al 3,4% di share ma cresciuto fino al 6,6. Polemiche, critiche, l’accusa di essere un beneficato dalla destra meloniana che lo ha piazzato in Rai con uno show tutto suo e la sottolineatura di tutte le sbavature che quello show contiene. Al centro di tanta tempesta, Marco “Morgan” Castoldi. Che di suo risponde colpo su colpo sottolineando la crescita del pubblico del suop programma StraMorgan, quattro puntate in seconda serata su Rai Due. Tardissima serata perché StraMorgan è scivolato in onda dopo la mezzanotte a causa delle lungaggini dello show di Nek, con proteste degli stessi autori.
“Prendetevi questo bel numeretto”
Scrive Morgan sul suo Instagram: “Carissimi detrattori della carta stampata voi che non vedete la puntata ma guardate solo il puntino, purtroppo dovete prendere atto che il programma per cui avete gufato ha spaccato. Che bella smerd…. Più della prima serata, più di quello che i vostri paladini raggiungono in due stagioni. In una sola giornata 6.6 di share. A me dei numeri non frega un ca… Siete voi quelli che ragionate solo a numeri. Prendetevi questo bel numeretto e fate un po’ ciò che volete. Io me ne vado a letto”. I telespettatori sono passati da 344mila a 366mila nelle prime due puntate. Una leggera tendenza al rialzo c’è ma certo non sono numeri da top show Rai. La domanda però è un’altra: cosa si voleva da StraMorgan?
Il ritorno di una Rai che non c’è più
Morgan continua a parlare di valore dell’arte e di come non possa essere messa al centro di pretese commerciali e di intrattenimento, lui che di incoerenza ha fatto una ragione di vita sfruttandola anche per denari personali e per creare il personaggio televisivo esagerato ed esagitato che ne ha fatto la fortuna oltre la musica. Ma fermarsi a questa prima superficie di analisi sarebbe sbagliato.
Sembra di essere tornati ai tempi di Arbore ed è un bene
Perché con Stramorgan la Rai torna ad un tipo di programma che non c’era più da anni: quello con al centro la musica spiegata, ragionata, fatta succedere lì al momento, approfondita. Bisogna tornare ai tempi di Massarini e di Arbore con Doc per avere qualcosa del genere. O al più recente show capolavoro di Roberto Bolle. Dopo, solo talent con il meccanismo di gara e la logica tv che stritola la musica. StraMorgan analizza la musica, trova parallelismi fra Bindi e Modugno, Presley e Bowie, Battisti e il sound internazionale o ancora l’amore per la black music, svela come nasce il 90 per cento dei successi pop oggi, omaggia e commenta Battiato e l’arte di Brian Eno. Fa nascere duetti al volo (con Chiara e Giovanni Caccamo). Apre squarci di improvvisazione. Il copione è solo un canovaccio, il resto è invenzione e umore. Poco importa se Morgan non canta più come ai tempi dei Bluvertigo o prende stecche sul piano o sulla chitarra. Siamo nella sua stanza dei giochi, esagerata e imperfetta. Prendere o lasciare. E’ in quella stanza che lui canta in diretta il suo nuovo pezzo-confessione Il senso delle cose.
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