Gli eterni nemici della buona salute, glicemia e colesterolo alti, quando si parla di alimentazione, vengono di solito associati a un consumo di pasta, pane, patate, dolciumi da ridurre drasticamente. Nessuno pensa alla patata come alleato nella lotta alla iperglicemia (ma anche la scelta della frutta giusta conta moltissimo, ne abbiamo scritto qui) perché questo tubero contiene molti carburati ad alto assorbimento da parte dell’organismo umano. Tradotti significa indice glicemico alto. E allora? Via del tutto le patate, gustose e popolarissime, dalla nostra dieta? Tutt’altro ma bisogna scegliere il tipo giusto e cuocerle nel modo che riduce l’indice glicemico.
Tre studi a nostra disposizione
Se la glicemia deve stare entro un valore di 100-max 110 mg/dl, chiariamo subito che l’indice glicemico dopo aver mangiato patate può salire fino a 90. Non esattamente il cibo più dietetico. Ecco perché è interessante prendere in considerazione uno studio pubblicato su PubMed (disponibile con i suoi correlati qui) che individua due varietà di patate a indice glicemico più basso, una in modo particolare. Si tratta della varietà Carisma (con un valore di 53 su 100) e la Nicola che ha un indice di 69 su 100. Decisamente più basso degli altri tipi analizzati, a includere le varietà Bintje, Desiree, Mayflower, Russet Burbank, Virginia Rose, tutte a indice glicemico più alto e quindi non consigliabili. Quindi: se non si vuole perdere il piacere di un piatto a base di patate (a meno che il nostro quadro di grassi nel sangue non sia gravemente scompensato e a quel punto scatta l’alt) è opportuno scegliere la qualità Carisma. Altra grossa differenza la fa il modo in cui vengono cucinate le patate. Qui e qui due studi sul tema.
La buccia delle patate è commestibile e riduce l’impatto degli amidi (Shutterstock)
Gli accostamenti a tavola e come cucinarle
Per ridurre l’impatto glicemico delle patate sul nostro organismo bisogna scegliere le modalità di cottura, conservazione e accostamento alimentare che limitino l’impatto degli amidi che contengono sulla nostra digestione. Gli studi alimentari che qui citiamo e commentiamo consigliano di evitare o ridurre al minimo creme e puré, di mangiare con moderazione quelle arrosto o al forno e di prediligere quelle riscaldate, non tagliate e appena cotte, oppure mangiarle fredde. Cosa che molti ignorano: la buccia delle patate è commestibile, non dannosa e anzi aiuta a ridurre l’impatto degli amidi che alzano la glicemia. Ancora: per levare quanti più amidi possibile è importante prediligere le patate novelle, e tagliarle a tocchetti per poi lavarle sotto l’acqua corrente. Importanti anche gli abbinamenti: un piatto a base di pesce e verdure accompagnato da un etto di patate (e quindi in pratica una patata o una e mezza ma piccole) è nutriente, non troppo pesante e tiene il quadro glicemico sotto controllo. Senza rinunciare al gusto a tavola.
Per ridurre l’impatto glicemico delle patate sul nostro organismo bisogna scegliere le modalità di cottura, conservazione e accostamento alimentare che limitino l’impatto degli amidi che contengono sulla nostra digestione. Gli studi alimentari che qui citiamo e commentiamo consigliano di evitare o ridurre al minimo creme e puré, di mangiare con moderazione quelle arrosto o al forno e di prediligere quelle riscaldate, non tagliate e appena cotte, oppure mangiarle fredde. Cosa che molti ignorano: la buccia delle patate è commestibile, non dannosa e anzi aiuta a ridurre l’impatto degli amidi che alzano la glicemia. Ancora: per levare quanti più amidi possibile è importante prediligere le patate novelle, e tagliarle a tocchetti per poi lavarle sotto l’acqua corrente. Importanti anche gli abbinamenti: un piatto a base di pesce e verdure accompagnato da un etto di patate (e quindi in pratica una patata o una e mezza ma piccole) è nutriente, non troppo pesante e tiene il quadro glicemico sotto controllo. Senza rinunciare al gusto a tavola.
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Pesce, patate (poche) e verdure, un piatto leggero e gustoso (Shutterstock)
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