Il fondatore di Eataly si riprende il controllo della sua “Disneyland del food”: dovrà ripianare 15 milioni di debiti. Ecco il piano, e la verità sulle sue parole
Farinetti e l’ingresso del grande parco del food “Fico” (montaggio da foto Shutterstock)
Il parco dei divertimenti del cibo, la grande Disneyland del food di casa nostra è l’ossessione di Oscar Farinetti e a quella torna. Avevamo scritto qui di come i primi 18 anni di Eataly fossero trascorsi fra indubbi successi ma anche inciampi di gestione che hanno portato alla cessione del controllo dell’impresa a Investindustrial di Andrea C. Bonomi. Per molti quella dell’anno appena trascorso fu una scelta epocale, un cerchio che si chiudeva. Ma su Fico, Farinetti non vuole mollare. Anzi, come ha annunciato lui stesso in conferenza: “Essere poco presente negli ultimi tre anni è stato un errore, abbiamo sbagliato e chiediamo scusa. Ora però c’è un piano di rilancio fatto con grande entusiasmo”. Ripartenza ambiziosa e non facile che deve vedersela con 15 milioni di euro di debiti.
Il piano in dettaglio
Natale “Oscar” Farinetti torna in sella a Fico Eataly World insieme alla sua famiglia. Il nuovo presidente è suo figlio minore Andrea, quanto ai 15 milioni di euro di debiti da ripianare: 8 li metterà la stessa famiglia del fondatore, 5 da Coop Alleanza che era socia nella gestione al 50% e resta come socia e finanziatrice. Il nuovo Ad è Piero Bagnasco di Fontanafredda che sostituisce Stefano Cigarini. E’ stato inoltre negoziato il blocco dei pagamenti per i prossimi 3 anni e il saldo dei soli interessi dei circa 30 milioni complessivi di indebitamento. L’obiettivo è rendere il grande parco del food a Bologna un luogo più attraente, con eventi, accordi con le scuole e gli studenti, produzioni multimediali, potenziamento di spazi per bambini e famiglie, la proposta di ospitare là dentro il nuovo stadio provvisorio del Bologna Calcio, partnership eccellenti. E il ritorno all’attivo in bilancio entro il 2026. Poi c’è un’antica questione da chiarire.
Il grano italiano bocciato da Eataly perché “scarso”: ma è vero?
E’ ormai di sette anni fa la frase attribuita a Oscar Farinetti sull’uso di grano proveniente soprattutto da Usa e Canada nei propri prodotti perché quello italiano sarebbe troppo scarso. Un inciso che al fondatore di Fico non viene perdonato e puntualmente torna a galla. Come stanno le cose? Facciamo un po’ di sano fact checking alimentare. Intervistato il 3 agosto 2016 da David Parenzo a In Onda Estate su La 7, Farinetti non denigrò il grano italiano. Disse invece: “Il grano duro italiano non è una materia prima di alta qualità. Per fare una pasta di alta qualità e per ottenere una semola di alto livello servono caratteristiche di proteine, di glutine, di cenere nel grano duro che purtroppo in Italia è molto difficile ottenere. Una ragione è climatica, l’altra è dovuta alle dimensioni del territorio coltivato a frumento”. Piuttosto ridotte. Quindi: Farinetti avrà anche commesso errori e ora si trova di fronte alla sfida di far ripartire Fico, ma sul frumento italiano la dice giusta, lo confermerà facilmente qualsiasi tecnico di produzione dei marchi di pasta italiana. Se poi vogliamo sapere quanto grano italiano o straniero c’è nella pasta e pane che mangiamo, e quanti residui di glifosato contenga o meno, qui c’è lo speciale di FoodCulture.
Il meglio della musica dance con i migliori programmi come : Stereo Production, House club set, People from Ibiza, On The Night, Sugar Radio Show, Magna Reocrdings, Club Edition, federico Scavo, House Trained, Nicky Romero Protocol Radio, Jango Music e altro.
Commenti post (0)