Red passion? Il rosso può essere anche un colore di guerra ed è quel che sta succedendo tra i fratelli Garavoglia in un tutti contro tutti che dura da una ventina d’anni. L’ultimo capitolo di questo scontro all’interno dell’impero fondato da Gaspare Campari nel 1860 a Milano e oggi società di diritto olandese, è di qualche mese fa. Ma vale la pena di riepilogare l’intera vicenda. Nel 2006 Alessandra Garavoglia vinse la causa intentata sei anni prima ai fratelli Maddalena e Luca e a sua madre, con l’accusa di averla estromessa dall’aumento di capitale che aveva rifatto l’azionariato di uno dei marchi italiani più noti al mondo. Vinse e ottenne un risarcimento di 100 milioni di euro. Finita lì? Per niente.
Gli altri round
Il secondo capitolo della guerra nella famiglia Garavoglia risale al 2017, quella volta fu Maddalena a portare di fronte al giudice Luca e Alessandra, indicati come i responsabili dalla sua estromissione dall’inventario dei beni inclusi nell’eredità della madre, Anna Rosa Magno, che aveva indicato gli altri due come beneficiari del lascito. Cinque anni dopo la battaglia legale si concludeva con l’assoluzione dei due imputati con la formula più ampia. Ed eccoci all’ultimo scontro legale (finora) che si è concluso lo scorso marzo. Quando Maddalena Garavoglia chiedeva 400 milioni di euro a suo fratello e sua sorella in un ricorso, ottenendone 50 da versare a suo favore in più tranche. La società Lagfin ha confermato la transazione seppur tenendo riservati alcuni dettagli.
La fortuna mondiale del marchio di bevande
Ma come sono messi i conti della Campari stando all’ultimo bilancio depositato e relativo al 2022? Le cose per il marchio contraddistinto dallo slogan Red Passion vanno a gonfie vele. Lo scorso anno si è chiuso con 2.697 milioni di vendite nette, un incremento del 24,2% rispetto 2021, una crescita organica del 17,3 e un utile di 333 milioni di euro, cresciuto del 16,9%. L’indebitamento del gruppo è di €1.552,5 milioni, aumentati di €721,6 milioni rispetto al 31 dicembre 2021. Ma questo non mette in crisi la solidità l’azienda. L’azienda ha diversificato gli investimenti, con proprietà a Monaco, in Italia, Francia e Regno Unito, per un valore di 156 milioni di euro.
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