Si chiama “Elvis” e il nome è tutto un programma. Si tratta dell’ultimo album dei Baustelle che nasce dopo cinque anni dall’ultimo lavoro del gruppo toscano e dopo che il frontman e chitarrista, Francesco Bianconi, e la voce solista e percussionista, Rachele Bastreghi, avevano deciso di separarsi per seguire alcuni progetti da solisti.
In questo lavoro, naturalmente, vi è anche Claudio Brasini, chitarrista e fondatore del gruppo insieme a Bianconi, e che nelle varie formazioni che si sono susseguite nel tempo forma il trio che dal 2006 costituisce stabilmente il nucleo della band nata a Montepulciano.
“Dopo lo stop forzato del Covid e dopo la parentesi che io Rachele ci siamo presi per dedicarci rispettivamente ai nostri dischi solisti, l’esigenza di tornare alla banda Baustelle è venuta abbastanza naturalmente, come una sorta di chiamata dall’alto”, ha dichiarato Bianconi per presentare il nuovo lavoro.Quella di intitolare il disco “Elvis” è una decisione che parte da lontano e che era stata decisa quando ancora il gruppo stava lavorando a “l’amore e la violenza vol. 1” perché forte era l’esigenza di tornare a sonorità puramente rock, omaggiando chi ha sdoganato quel tipo di musica rendendola commerciale. Una sorta di ritorno al passato per riprendere un cammino che, in realtà, non si è mai interrotto ma che ha solo conosciuto fasi diverse. In un certo senso, si può considerare una evoluzione che ha mantenuto solide radici nelle sonorità degli anni Settanta che rimbalzavano tra Stati Uniti e Inghilterra, così come qualcosa che ricorda mostri sacri come gli Stones o David Bowie.
10 tracce
L’album si compone di dieci tracce e si apre con “Andiamo ai rave”, che vuole essere quasi un atto di denuncia, una presa di posizione netta sulla cultura del divertimento e dello sballo a tutti i costi. Molto ben riuscito l’arrangiamento e preziosi sono il coro gospel e gli stop and go. Un brano che può essere considerato come il trait d’union con i dischi precedenti dei Baustelle è “Contro il Mondo” e che rappresenta una confessione di un assassino che narra la sua storia a seguito di un amore finito male. Degna di nota anche “La nostra vita” che, invece, vuole esaltare l’amore come elemento di forza e resistenza contro gli urti della vita.
Ma “Elvis” non è solo musica. È anche un progetto corale che abbraccia la rivisitazione dell’immagine della band e che ha coinvolto Gian Luca Fracassi come art director e Marco Cella alla fotografia.
Commenti post (0)