Gli arresti sono di poco più di una settimana fa dopo due anni di indagini e accertamenti. Ma a rendere ancora più agghiacciante la truffa del tonno e di altre specie di pesce vendute come fresche sono i dettagli delle intercettazioni che cominciano ad emergere. A finire in arresto, chi da subito in carcere chi ai domiciliari, sono 11 persone. Ma le misure cautelari complessive riguardano diciotto persone. Nel mirino degli inquirenti dopo i casi di persone che finivano in rianimazione o in terapia intensiva, le aziende ittiche la Ittica Zu Pietro Srl e la Izp processing che operavano fra Campania e Puglia, fornendo il prodotto a livello nazionale. A cu si aggiungono i responsabili del laboratorio di analisi alimentari Innovatio Srl e dello studio di certificazione del cibo Studio summit Srl.
“Ho sistemato le analisi, nessuno è morto solo per grazia di Dio”
Le conversazioni intercettate durante l’indagine dei Nas coordinati dalla Procura di Trani mostrano il livello di organizzazione criminale nel fornire false certificazioni del tonno pinna gialla venduto seppure gravemente nocivo per la salute. Nei tabulati si legge tra l’altro: “Ho sistemato pure le analisi…Nessuno ci ha lasciato le penne solo per grazia del Signore. Non mangiare il pesce crudo. Me li sogno la notte i cristiani che si sentono male“. Ad insospettire la Procura e far partire gli accertamenti erano stati diversi casi di intossicazione anche molto gravi distribuiti in diverse regioni. Per la precisione: 6 a Firenze, 1 a Lavagna in Liguria, 10 a Benevento, 3 a Bisceglie, 5 a Bitonto, 4 a Pezze di Greco nel Brindisino, altrettante a Pescara e cinque a Teramo. In particolare una intera famiglia era finita all’ospedale in condizioni critiche dopo aver comprato e mangiato tonno spacciato per fresco. Ma non è l’unica specie ittica che veniva venduta in condizioni pessime.
I livelli di istamina fuori controllo
Gli inquirenti hanno accertato che oltre al tonno pinna gialla le aziende di Puglia e Campania (di cui sono stati arrestati i vertici ad Avellini, Barletta, Trani e Andria) vendevano “ingenti quantitativi di salmone congelato, venduto come fresco, di preparati a base di pesce, lavorate presso un’altra azienda, utilizzando prodotti ittici scaduti…in un caso anche una partita di tonno in stato di alterazione pericolosa per la salute, perché contaminata con alti livelli di istamina” che danno luogo a gravi reazioni allergiche. L’organizzazione criminale agiva in “piena consapevolezza”. Oltre alle 18 misure cautelari con 11 arresti, agli imprenditori ittici sono stati sequestrati finora beni per 5,2 milioni di euro.
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