Mangiare, mangiare, mangiare. Comunque esagerare, anche nel mangiare poco o pochissimo. O solo alcuni ristrettissimi tipi di cibo. Sfidarsi, giocare a dadi con la morte nel piatto e mentre macini centinaia di migliaia di follower (leggi: probabili emuli) alla fine paghi il conto e te ne vai. Una volta per tutte. Si moltiplicano i casi di food influencer che intrattengono e conquistano il pubblico a suon di assaggi estremi e disgustosi, abbuffate da infarto o privazioni al limite dell’anoressia. La recente scomparsa della food star Zhanna Samsonova che pubblicizzava un’alimentazione veg e crudista fatta di pochi frutti e semi rinfocola il dibattito su dove vogliamo andare in termini di cultura del cibo. E mentre non si placano le polemiche tra i familiari che dicono che è stata uccisa da una probabile infezione, e tutti gli altri che puntano iil dito sul suo tipo di alimentazione, in Italia si discute una probabile legge contro l’istigazione ai comportamenti alimentari estremi.
Punire chi istiga all’anoressia
E’ dello scorso fine marzo la presentazione, da parte di Fratelli d’Italia, del Ddl con multe dai 20.000 ai 60.000 euro e carcere fino a due anni per chi istiga all’anoressia e alla bulimia. I due apici dell’eccesso alimentare, mangiare niente, mangiare troppo e di continuo. Le stime dicono che di questi disturbi alimentari causano la morte di 4.000 giovani ogni anno. Il Ddl mira al totale riconoscimento dei disturbi dell’alimentazione come malattia sociale, con misure di prevenzione e sostegno alla famiglie. Camilla Mondini, fondatrice della startup DiCiAlice ha parlato del fenomeno in crescita partendo dalla sua esperienza personale: “Dopo gli incidenti stradali, anoressia e bulimia sono le cause principali di morte entro i 25 anni, io stessa ne ho sofferto per 4 anni”. Preoccupa l’età di esordio dei disturbi che si è abbassata fino agli 8 anni, complice anche la suggestione di video social che alimentano i comportamenti e le sfide più estremi. Tornando al Ddl in discussione al Senato, inasprisce le pene fino a 150 mila euro e la reclusione fino a 4 anni se la vittima ha meno di 14 anni o non è in grado di intendere e volere. Maria Teresa Bellucci, viceministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, intende favorire un un dibattito e confronto che porti a tutelare molto meglio di quanto si fa ora la salute dei giovani, partendo dal sostegno psicologico più puntuale già all’interno della Scuola. Intanto si moltiplicano le storie di food influencer morti per gli eccessi alimentari.
Wafffler69 e Cuihua, come ammazzarsi col cibo
Avevamo scritto qui della morte di Taylor Brice LeJeune alias Wafffler69, specializzato in abbuffate di cibo spazzatura a tutto social, con quasi 1 milione di follower divertiti dalle sue esibizioni senza freni, il suo caso è solo uno dei più recenti in ordine di tempo fra i food blogger e influencer che forzando i limiti hanno perso la vita. Come la cinese Cuihua che per giorni ha documentato la sua dieta estrema per scendere di peso dagli iniziali 100 chili, finendo per morirne. Fino al “nostro” Omar Palermo che sfidava Wafffler69 sul fronte del mangiare senza limiti, morto giovanissimo soffocato dopo una caduta. Qui la grande abbuffata (celebre in uno scandaloso film di Marco Ferreri con Piccoli, Tognazzi e Mastroianni) non ha niente di politico o erotico, il foodporn è diventato solo un’etichetta per fare i fenomeni fra video e post, condizionando giovani che fanno del loro dispositivo mobile un’autentico prolungamento del corpo, nella troppa distrazione delle famiglie. Ma basterà una legge repressiva a frenare la deriva della pessima cultura del cibo e dei food blogger?
Post comments (0)