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Mandrolisai, un territorio da scoprire e gustare. Breve guida

today22 Agosto 2023 21

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Che la vera Sardegna non si respiri lungo le sue suggestive coste è risaputo ma non tutti hanno avuto modo di vivere l’entroterra e le sue irte e alte colline come chi l’ha camminata seguendo i sentieri tracciati dalla viticoltura locale. Il privilegio di poter scoprire territori poco noti ma tanto ricchi di storia, fascino e verità si deve guadagnare sul campo, ancor più in una terra come quella sarda, nella quale puoi vedere tutto anche da solo ma per vivere tutto hai bisogno di essere accolto e guidato dalle genti del posto. Quello in cui vi porto oggi è il territorio che più di altri ha saputo ammaliarmi in termini umani, paesaggistici e, ovviamente, vitivinicoli. Parlo del Mandrolisai, cuore pulsante della Sardegna in quanto centro geografico dell’isola, tra la Barbagia di Belvì e la Barbagia di Ollolai.

Un’arte antica

La viticoltura nel territorio del Mandrolisai è un’autentica arte, trasmessa di generazione in generazione. Questa presenta peculiarità che la rendono particolarmente adatta alla coltivazione della vite con rilievi collinari che si vanno dai ca. 400m slm agli oltre 750m slm.

Il Mandrolisai ha svolto un ruolo cruciale fin dai tempi dei Nuraghe, quando le popolazioni locali trovarono rifugio in queste terre centrali, lontane dal mare, ma ricche di risorse naturali. Tuttavia, negli ultimi decenni, questa regione ha subito un progressivo spopolamento a causa delle scarse opportunità lavorative e della lontananza dalla costa, che continua a rappresentare una fonte di vita, lavoro e scambi culturali con il “continente”. E’ proprio per questo che la viticoltura e il vino divengono fondamentali per custodire l’integrità e la biodiversità del territorio e per trattenere o, addirittura, riportare in queste terre i giovani. Con mio enorme stupore, infatti, gli ultimi confronti avuti con i produttori e i vignaioli locali hanno evidenziato la giovanissima età media di chi fa vigna e di chi fa vino, oggi, nel Mandrolisai. Giovani che hanno profondo rispetto per ciò che è stato loro tramandato (il sapere e, spesso, i vigneti stessi) ma che hanno scardinato quella cecità al cambiamento propria di chi “ho sempre fatto così ed è sempre andata bene”. Era quello che ci voleva per coniugare alla saggezza degli impeccabili e instancabili viticoltori più esperti la forza vitale e la spinta prospettica di chi ha viaggiato, assaggiato e conosciuto la cultura enoica contemporanea.

La forza giovane di un territorio antico

Per quanto concerne l’areale di produzione della Doc Mandrolisai i comuni coinvolti sono: Ortueri, Atzara, Sorgono, Tonara, Desulo e Meana Sardo, in provincia di Nuoro; e il comune di Samugheo in provincia di Oristano. Tornando alle caratteristiche pedologiche dell’areale del Mandrolisai i terreni sono costituiti da terre brune e litosuoli su graniti e porfidi e su scisti cristallini e quarziti. Generalmente i terreni di disfacimento granitico presentano un’ottima dotazione di potassio scambiabile, mentre è tendenzialmente scarsa la dotazione di azoto e fosforo (sempre più importanti sono le pratiche del sovescio, dell’inerbimento e, più in generale, una gestione agronomica rispettosa e consapevole che vada a dare ai terreni e alle viti ciò di cui necessitano senza protocolli predefiniti ma con grande sensibilità e attenzione). Queste caratteristiche, unite al meso-clima caratterizzato da una temperatura media annua molto vicina ai 10°C e una pluviometria annua varia da 700 a 900 mm., rendono possibile la produzione di un vino dall’identità unica.

Un’unicità in tutta l’isola

Il tutto da declinare attraverso la convivenza di forme di allevamento classiche come l’alberello libero, fino ad arrivare alla spalliera, passando per l’alberello impalcato incontro fra tradizione e tecnica agronomica odierna. A rendere ancor più spiccata e irripetibile questa identità è la possibilità di poter contare su un concetto tanto storico quanto contemporaneo e futuribile in termini vitivinicoli, ovvero l’uvaggio (oggi divenuto vinaggio per i nuovi impianti specializzati) da vigna, l’unico di tutta la Sardegna (le altre denominazioni sono tendenzialmente legate a una sola varietà). La storia del Mandrolisai, infatti, prevede la complementarietà di tre vitigni locali: Bovale Sardo (qui chiamato Muristellu), il Cannonau e la Monica di Sardegna. Il Bovale Sardo rappresenta almeno il 35% dell’assemblaggio, seguito da Cannonau e Monica, che vanno dal 20% al 35% ciascuno. Questa combinazione di uve autoctone conferisce ai vini del Mandrolisai una personalità complessa e ricca, riflettendo il carattere della terra e dei vignaioli locali, ognuno profondamente legato agli equilibri naturali che queste uve sanno raggiungere grazie alla loro innata capacità di compensarsi vicendevolmente e di anteporre il territorio al concetto enoligico moderno e commerciale di vino in “purezza”.

Quando vincono tenacia e passione

Ogni sorso di vino del Mandrolisai racconta una storia di tradizione, tenacia e passione dei viticoltori locali, che continuano a preservare le loro radici e a produrre vini di alta qualità anche di fronte alle sfide che il territorio affronta. Chi visita il Mandrolisai può immergersi in un paesaggio affascinante e incontaminato, dove i vigneti si stagliano sulle colline e le vigne sembrano fondersi con il paesaggio, testimoniando un’antica connessione tra l’uomo e la terra. Ogni bottiglia di Mandrolisai è un viaggio attraverso secoli di storia e cultura, una testimonianza vivente della magnificenza e dell’unicità della Sardegna e del suo territorio vitivinicolo.

Enoturismo: sapori da non perdere

Viaggio che può e deve essere vissuto dagli enoturisti più attenti e da chi è disposto a guadagnarsi la scoperta, vivendo esperienze intrise del verismo che solo queste terre sanno dare, all’insegna di un’ospitalità schietta e fiera e di una gastronomia locale ricca e appagante. Tra le prelibatezze l’agnello e il maialetto, cotti sugli spiedi, come da tradizione  agropastorale ancora fortemente radicata nel territorio, primi piatti quali i culurgiones, ravioli di patate, sa fregula, palline di semola condite con il sugo, le diverse qualità di pane come Sa Farrighingiada, su Pistoccu, Su Tzichi e pani cerimoniali come S’Angulla e Sa Pramighedda. Non possono mancare, ovviamente, i formaggi locali, il prosciutto, la salsiccia sarda i salumi di Desulo.

Un dolce finale

Infine, abbiamo i dolci tipici locali come la moddighina, gli amaretti, il flan di latte, i germinos (bianchini), i pirottini, gattò de mendula (o croccante sardo di mandorle), le zeppole, i raviolini di mandorle, i pilichittos e i gueffos. Una cucina ricca e gustosa da abbinare ai vini Mandrolisai Doc (Rosato, Rosso e Rosso Superiore) e dalle produzioni fuori denominazione ma comunque da vigne allevate entro i confini dello stesso che contemplano bianchi freschi e ottimi passiti. Il Mandrolisai, però, non è solo “mangiare e bere bene”. All’interno del comprensorio potrete visitare tre paesi davvero unici come Sorgono, Atzara e Ortueri. Atzara è un affascinante borgo medievale che emana l’autentico spirito sardo. Perdetevi tra le suggestive vie del centro storico e scopri le affascinanti mura aragonesi e i dettagli in granito dei cornicioni.

Viaggiare a ritmi dilatati

Sorgono è noto per essere il paese in cui passa il trenino verde, tanto amato dallo scrittore D.H. Lawrence, che lo descrisse entusiasticamente nel suo libro Mare e Sardegna. Qui, potrete ammirare panorami mozzafiato e immergervi nella ricca di archeologia locale che contempla  importanti resti storici come il Menhir di Biru ‘e Concas, che risale a circa 5500 anni fa, e le Domus de Janas, tombe ipogee che fanno parte della cultura funeraria dell’era protostorica della Sardegna. In particolare, tre di queste tombe, situate nelle località Perdonigheddu, Santu Luisu e Pard’e Cresia, si trovano vicine al centro storico di Sorgono e sono facilmente raggiungibili da chiunque desideri visitarle.

Il parco degli asinelli

Spostandoci, poi, a Ortueri, altro importante centro del Mandrolisai, potrete vivere un’esperienza imperdibile: una passeggiata nel Mui Muscas, il parco degli asinelli, dove vivono circa 50 asini sardi in una sorta di comunità immersa tra pini e querce da sughero. Gli abitanti di Ortueri si prendono cura di questi animali con grande affetto e dedizione. Scegliete voi il mezzo di trasporto o il passo da tenere e le scarpe da indossare, ma sappiate che nel Mandrolisai provoca dipendenza e una volta visto, vissuto e assaporato non riuscirete a non tornare ogni anno! Per me è stato così e lo sarà vita natural durante.





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Scritto da: redazione

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