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25 Lug
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Stando a quanto riporta Bloomberg, Spotify starebbe quantomeno considerando di restringere se non completamente bloccare l’accesso ai cosiddetti “podcast di rumore bianco“. Come lascia intuire il nome, si tratta di semplici registrazioni di suoni rilassanti, come onde, pioggia o il suono dei vecchi TV con antenna scollegata (che sarebbe poi il rumore bianco propriamente detto) che però stanno diventando più popolari di quanto si potrebbe prevedere proprio perché l’algoritmo della piattaforma tende a spingere i contenuti “parlati” rispetto alla musica normale. Questo perché, come sappiamo, negli anni Spotify ha investito molto per diventare leader nel settore dei podcast.
Si potrebbe argomentare che produrre un podcast tradizionale è un’operazione piuttosto dispendiosa, specialmente se paragonato a un podcast di white noise. I creatori che si occupano di questa particolare nicchia di prodotto, possiamo dire, hanno trovato uno stratagemma molto interessante per fare qualche soldo – anzi, un bel po’ di soldi: si stimano fino a 18.000 dollari al mese! – con relativamente poca fatica (e neanche una sillaba di parlato, che sarebbe un po’ la caratteristica primaria di un podcast!). Spotify non sembra particolarmente preoccupata da questo aspetto specifico, o se è così lo maschera parlando di denaro: un documento interno visionato dalla fonte indica che la società potrebbe incrementare i propri profitti di circa 35 milioni di euro l’anno se spingesse gli utenti verso tipologie di contenuti più convenienti (per essa, naturalmente).
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25 Lug
Non è perfettamente chiaro in che modo, esattamente, avverrebbe questo risparmio. Come tutti gli altri tipi di podcast, anche quelli di white noise generano introiti visualizzando annunci pubblicitari; forse essendo generalmente molto lunghi il rapporto ascolti/pubblicità è meno favorevole, ma è solo una congettura nostra. Fatto sta che, secondo portavoce di Spotify, la proposta di limitare gli upload e alterare l’algoritmo in modo tale da ridurre il suggerimento di questo tipo di contenuti è stata valutata e in ultimo rifiutata, quindi almeno per ora lo status quo è stato manutenuto. Tuttavia, almeno un creatore di podcast che ha preferito rimanere anonimo ha riportato il verificarsi di alcuni fatti anomali, come la sparizione di alcuni episodi, che comunque si sono risolti in tempi relativamente brevi.
SPOTIFY, STOP AGLI ANNUNCI NEI PODCAST DI WHITE NOISE
Sempre Bloomberg torna sull’argomento “Spotify VS Podcast di white noise” riportando che, secondo fonti interne, i produttori di questo tipo di contenuti non potranno più far parte del programma Ambassador Ads a partire dall’1 ottobre prossimo. Si tratta di un’iniziativa che permette ai podcaster di leggere annunci pubblicitari per i prodotti di Spotify stessa; a quanto pare è stata finora la principale fonte di introiti per i creatori di questa particolare tipologia di contenuto – e si parla di cifre estremamente importanti, anche 18.000 dollari al mese. Tra l’altro, salta fuori che questi annunci non sono stati particolarmente efficaci: un utente che ascolta rumore bianco è generalmente molto poco attento.
Questo non vuol dire che i podcast di rumore bianco non potranno generare introiti: potranno rivolgersi al supporto diretto dei loro ascoltatori offrendo abbonamenti premium, oppure piazzando annunci sponsorizzati da altri inserzionisti. Ma diciamo che la mossa viene considerata con un gran brutto colpo per il medium, e non è chiaro se riuscirà a sopravvivere.
Scritto da: redazione
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