La musica leggera italiana non ha mai avuto un Brill Building, un quartier generale della canzone pop costruito per sfornare hit. Quel tipo di processo creativo, quaggiù, nel bene e nel male non lo abbiamo mai industrializzato: siamo un popolo d’artigiani e le canzonette non fanno certo eccezione. E sempre quaggiù, per almeno mezzo secolo, se volevi farti scrivere un testo di successo o andavi da Mogol o da lui.
Stiamo parlando di Franco Migliacci, paroliere, produttore discografico, attore, editore musicale e talent scout morto a Roma a 92 anni d’età. Tante le parole che si possono spendere per raccontare chi era, ma forse ne basterebbero soltanto cinque: Nel blu dipinto di blu, il titolo della canzone di Domenico Modugno da cui ebbe inizio il mito di Sanremo di cui Migliacci fu coautore.
Come tanti che nel dopoguerra si sono buttati sulle arti, ha avuto più di una vita. Nato a Mantova nel 1930, studiò a Firenze, dove il padre, maresciallo della Guardia di Finanza, venne trasferito nel 1934. Le insistenze dei genitori nel fargli studiare ragioneria non ebbero esito: il giovane Franco scoprì infatti presto che la sua vena artistica che lo portò a imboccare strade molto diverse.
All’inizio della sua carriera fu illustratore e disegnò storie per i ragazzi su periodici come Bambola e Lupettino con Nino Capriati, ma soprattutto sul Pioniere, diretto da Gianni Rodari. Durante i provini del film Carica eroica di Francesco De Robertis (1952) conosce Domenico Modugno e i due diventano presto inseparabili. Per Migliacci è un’amicizia preziosa perché Mimmo gode già di un notevole successo di pubblico e critica. Dalla loro collaborazione personale nascerà, nel 1957, la celeberrima Nel blu dipinto di blu (Volare) che un anno più tardi diventerà simbolo dell’Italia nel mondo.
Nel 1960 comincia a collaborare con altri artisti. Scrive tra gli altri per Mina, Milva, Fred Bongusto, Rita Pavone e Patty Pravo. Ma i successi più grandi arrivano con Gianni Morandi (video) , per il quale scrive i testi di canzoni come Andavo a cento all’ora, Fatti mandare dalla mamma a prendere il latte, In ginocchio da te e C’era un ragazzo che come me amava i Beatles e i Rolling Stones. «È stato lui, nei primissimi anni Sessanta, a convincere la casa discografica Rca italiana a credere in me», ricorda commosso l’ex ragazzo di Monghidoro.
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