Chi frequenta il mondo del vino lo sa, il territorio è tutto: posizione, vitigni autoctoni, suolo e clima. Ma il territorio si ritrova anche nelle scelte dell’uomo: tecniche agricole, lavorazioni in cantina e agli indirizzi del produttore. A volte però l’identità non è così ben definita oppure si tratta di luoghi di confine che assorbono influenze dalle aree contigue. In un libro del 1992, Marc Augè definì addirittura ‘nonluoghi’ quegli spazi che non sono identitari, relazionali e storici, spazi della provvisorietà e del passaggio, spazi attraverso cui non si possono decifrare relazioni sociali, storie condivise, segni di appartenenza collettiva.
Un territorio e un vino molto speciali
Non è certo questo il caso della Terra dei forti – ultimo lembo della provincia di Verona prima di arrivare in Trentino – che deve il suo nome ai numerosi castelli detti “forti” edificati sui crinali che dominano la valle a presidio di una zona di confine tra Regno d’Italia e Austria. La Terra dei forti, semmai, è una terra di mezzo, uno spazio di transizione dove tocca all’uomo dire la sua e costruire identità, relazioni e storia. Qui l’impronta del produttore è cruciale per imprimere una personalità a un territorio che non ha una immagine definita e, sul piano squisitamente vitivinicolo, non è coperto da una denominazione forte come quelle che stanno intorno. È proprio il caso dell’azienda vitivinicola Roeno, un nome che è frutto della sintesi tra Rolando, il nome del papà che l’ha avviata ma è morto troppo giovane, ed ‘eno’ che ovviamente sta per vino. Oggi la cantina è guidata dai figli Roberta, Cristina e Giuseppe Fugatti che, ricalcando le orme dei genitori, si dedicano con amore alla propria terra, creando un mix formidabile tra il recupero di un’identità locale rimossa e la costruzione da zero di un’identità nuova compatibile con una terra di confine tra il Veneto e il Trentino, nella Valdadige.
“O vendiamo tutto o ci proviamo”
“Abbiamo vigneti tra Verona e Trento, ma non siamo in Valpolicella né in Trentino: non abbiamo dunque una doc di protezione. Così, quando papà è mancato ci siamo trovati di fronte al dilemma: o vendiamo tutto o ci proviamo”, racconta Cristina, laureata in viticoltura ed enologia, protagonista di una filosofia aziendale unica e irripetibile. “Essere nati e vivere in terre di confine rappresenta un modo di essere che ti accompagna per tutta la vita. Le diverse culture, così come i differenti dialetti, ti proiettano in una dimensione multipla, dove le sollecitazioni sono costanti e variabili, così come i venti che attraversano il cielo delle terre di confine”, spiega Cristina. La Terradeiforti corre nel mezzo di due sistemi montuosi, che si stagliano appena oltre i vigneti: a ovest il Monte Baldo la separa dal Lago di Garda mentre a est l’Altopiano della Lessinia si adagia nella Pianura Padana. “Siamo profondamente legati a queste valli aspre e dure, ricche di colori e sfumature uniche, dove anche la natura ha dovuto lottare più che in altre aree per disegnare il paesaggio che oggi conosciamo”, aggiunge Cristina, dimostrando quanto carattere delle persone assomiglia all’ambiente in cui sono cresciute.
Una ripartenza ambiziosa
Proprio con l’idea di fondare un’identità del territorio nasce nel 2003 un progetto ambizioso e avveniristico. “Volevamo fare un bianco importante in Val d’Adige e allora ci siamo detti: facciamo un Riesling!”, racconta Cristina. Nascono così Praecipuus (solo acciaio) e il Collezione di Famiglia (18 mesi in botti di legno grandi e 36 mesi in bottiglia). Il Riesling Renano Collezione di Famiglia si rivela un ottimo bianco da invecchiamento, con note di frutta (cedro, pompelmo, lime, frutta tropicale) e minerali (polvere da sparo e idrocarburi). Un vino dal sorso pieno, con una lunga vena acida, che incalza la beva. La tecnica di vinificazione prevede l’impiego di uva accuratamente selezionata e di mosto ossigenato che permette di proporre vini più puliti e freschi, limitando l’impatto negativo dell’ossidazione in fase di invecchiamento. Determinante la collaborazione con l’Istituto di viticoltura ed enologia Geisenheim sia per la scelta dei terreni che per l’utilizzo di lieviti appositamente selezionati. Le barbatelle provengono dalla Mosella. Il risultato è un vino unico: rappresenta il territorio in modo esclusivo e può ambire alla lista dei 100 migliori bianchi italiani.
Il recupero del vitigno misterioso
L’altra grande sfida vinta dalla famiglia Fugatti è il recupero dell’Enantio, un vitigno prefillossera, per certi versi ancora misterioso, citato perfino da Plinio il Vecchio: viene qualificato come Lambrusco a foglia frastagliata e da qualche anno gode del presidio Slow Food. In realtà, assicura Cristina Fugatti, “il materiale genetico dell’Enantio non assomiglia a niente. Imparentato con le viti ancestrali del monte Baldo, l’Enantio è un autoctono vero e un patrimonio da difendere. Presenta tanto tannino e tanta acidità, ma un profumo molto delicato di frutta e di spezie. Va lavorato come il Nebbiolo sui tannini e come il Pinot Nero sui profumi. Proprio perché è unico non abbiamo termini di confronto”. Insomma, unico l’Enantio, unica la Terra dei forti, unico il Riesling fatto qui, unica la cantina Roeno. Un concentrato di identità irripetibile in una terra di mezzo.
Cantina Roeno, i nostri migliori assaggi
Riesling Renano Collezione di famiglia 2018
Profumi di pesca bianca, agrume e annunci di idrocarburi. Buona struttura, retrogusto di cedro e pesca. Bella freschezza a sapidità. Vino pronto e giovane
Riesling Renano Collezione di famiglia 2016
Un grande vino, fine ed elegante. Le note di petrolio non coprono gli altri profumi come la pesca e il cedro. C’è un bell’equilibrio complessivo. Sorso entusiasmante che richiama anche il cedro candito. Vino signorile.
Riesling Renano Collezione di famiglia 2015
Naso esplosivo che esalta le note varietali di idrocarburo, poi profumo di cereale. La bocca segnata da potenza, bouquet aromatico e persistenza. Un vino coerente ma esplosivo, potremmo dire… ‘esagerato’.
Riesling Renano Collezione di famiglia 2013
Massima espressione di longevità e freschezza. Profumi di cedro candito e idrocarburi. Al palato tanta sapidità. Vino elegante, acido, vibrante.
Pinot Grigio Rivoli 2018
Al naso scorza di limone, pera e pesca bianca. Decisa freschezza al sorso, persistenza e intensità date dal lungo affinamento. Vigoroso e sapido, con finale di cereale.
Valdadige Terra dei forti Enantio 1865 prefillossera 2017
Profilo olfattivo delicato: frutto rosso maturo, erbe fini, rosa canina, nota minerale. Sorso pieno e succoso, tannino levigato e acidità scattante.
Cristina Vendemmia Tardiva 2019
A base di Traminer, Sauvignon, Pinot Grigio, Chardonnay. Bouquet complesso: albicocca, miele, carrube, fichi secchi. Suadente in bocca.
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