Lo hanno preso ed è in arresto. Gli hanno dato un nomignolo che per ora ne protegge l’identità: Cui. Ha un volto il responsabile dello scandalo che ha investito uno dei giganti mondiali della birra, il marchio Tsingtao, di cui ha rovinato fatturati e immagine quando è stato ripreso mentre, in vesti da operaio, si abbassava la zip e cominciava urinare in una delle vasche di produzione della bevanda alcolica. Il video era diventato virale in poco tempo (ne abbiamo scritto qui) portando a un crollo degli ordini e delle importazioni. Ma perché l’idea di svuotarsi la vescica nel grande contenitore del malto in affinamento per poi essere usato nella produzione della birra?
Il litigio e poi l’atto “liberatorio”
Stando ai dettagli diffusi dai responsabili della comunicazione del gigante Tsingtao Beer, secondo marchio più importante della cina e sesto brand mondiale di birra, celebre soprattutto per le sue pils chiare e beverine, Cui avrebbe deciso di urinare nella vasca di produzione della birra dopo aver litigato con un autotrasportatore che caricava e scaricava fusti dal grande impianto in cui lavorava l’uomo. Individuato con una indagine interna che ha fatto uso anche di intelligenza artificiale, Cui (del quale non si sa ancora il nome completo) è stato arrestato e dovrà scontare una pena fra i cinque e i quindici giorni di detenzione. Molto più temibili le sanzioni in denaro che gli toccherà pagare, la cui entità sta venendo ancora definita.
La risposta: più intelligenza artificiale e controlli
Tsingtao ha detto che il lotto di produzione contaminato dall’urina è stato subito sigillato ed eliminato, e che da tempo, per proteggere le materie prime usate per le sue birre, i mezzi che le trasportano sono totalmente chiusi e continuamente igienizzati. Le linee di produzione sono state potenziate con controlli degli operai da parte dell’intelligenza artificiale. Ci sono da recuperare svariati milioni di fatturato perduto, e da rispondere a un video che è stato visto finora da oltre 23 milioni di persone.
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