Se costi troppo resti sugli scaffali. Abbiamo documentato qui i continui rialzi del costo finale dell’oro verde, il genere alimentare più caro dopo lo zucchero in questo periodo di inflazione che corre e di speculazioni sulla scarsità di materia prima. Le ultimissime dicono che con prezzi che sfiorano i 10 euro la bottiglia, le vendite di olio sono calate dell’11%, quelle dell’extravergine del 9%. Non va meglio nel resto dell’Ue, dove stando ai dati della Commissione europea i consumi di olio d’oliva sono crollati del 18%. In uno scenario simile c’è un paradosso: quello dell’olio calabrese.
Come svendere un tesoro
A portare il tema dell’olio d’oliva calabrese all’attenzione generale è stato Oscar Farinetti, lui stesso al centro di ristrutturazioni industriali con la trasformazione di Eataly (ne abbiamo scritto qui) e la chiusura provvisoria di Fico (qui). In Calabria per presentare il suo libro 10 mosse per affrontare il futuro, l’imprenditore che ha legato il suo nome fra successi e polemiche alla promozione del cibo made in Italy, ha detto: “L’olio extravergine di oliva calabrese è un prodotto pazzesco che viene venduto sotto costo. Mi piacerebbe produrre in Calabria l’olio da vendere all’estero. E investire qui come ho fatto in Sicilia, dove ho due aziende che producono vino e pasta”.
Flop e ripartenza di Farinetti
La scommessa sull’olio calabrese, sottovalutato e svenduto tanto più in questo periodo in cui l’oro verde è schizzato alle stelle, fa il paio per Farinetti con le grandi trasformazioni dei suoi due marchi. Dopo 18 anni di successi ma pure grandi difficoltà, il capitale di maggioranza di Eataly è stato ceduto per il 52% a un fondo di equity. Mentre sul fronte Fico, i 15 milioni di euro di debiti vanno affrontati in modo più radicale. Cioé chiusura e poi riapertura nel 2024 con la nuova insegna Grand Tour Italia, legata all’eccellenza delle osterie italiane.
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