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Tecnologia

Recensione MacBook Pro 16 con M3 Max, mai viste prestazioni cos!

today23 Novembre 2023 24

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Da qualche settimana a questa parte sto utilizzando tutti i giorni il nuovo MacBook Pro da 16 pollici con SoC Apple Silicon M3 Max; un prodotto davvero fuori scala per quello che riguarda la potenza di calcolo e che, probabilmente, è sovradimensionato in questi termini per il 99% degli utenti. Parliamo di una macchina realizzata per soddisfare gli acquirenti più esigenti e che davvero non conosce rinunce in nessuno dei suoi componenti. Si tratta senza troppi dubbi del notebook più potente che io abbia provato qui sulle pagine di HDblog ma anche del miglior MacBook Pro che sia mai stato realizzato.

Ma ribadisco, questo notebook non è per tutti, e non solo per via del prezzo; la gamma di notebook della mela morsicata non è mai stata infatti così completa e, soprattutto, così in grado di soddisfare le esigenze di qualsiasi tipologia di utente, sia in termini di potenza di calcolo sia per quello che riguarda il lato economico. Fatta questa doverosa premessa mettetevi comodi: andiamo a vedere come se la cava questo nuovo MacBook Pro e quali sono i suoi punti di forza.

INDICE

MATERIALI E COSTRUZIONE

Il MacBook Pro 16 (2023) presenta lo stesso identico design del MacBook pro 14 e del MacBook Pro 16 che sono stati lanciati nel 2021. Qualcuno potrebbe storcere il naso pensando che dopo due anni sia forse ora di cambiare qualcosa e rinnovare anche questo aspetto ma, personalmente, credo che le linee di questo modello siano allo stesso tempo sobrie e cariche di stile, senza dimenticare l’aspetto funzionale.

Come il modello precedente, quindi, questo MacBook Pro 16 misura 35,57 cm di larghezza per 24,81 cm di profondità e 1,68 cm di spessore, con un peso di 2,16 Kg nella versione con processore M3 Max tra le nostre mani. Ovviamente non è una soluzione compatta, lo chassis è abbastanza ingombrante e pesante ma l’utilizzo dell’alluminio per tutta la scocca porta ad una sensazione di robustezza davvero incredibile. Il coperchio si apre e si chiude agilmente con una sola mano ma è super resistente alle deformazioni grazie ad una rigidità senza pari, che ritroviamo anche nel piano della tastiera, immune a qualsiasi tipo di pressione.

Tornando alle dimensioni, paragonato al MacBook Air da 15 pollici, il nuovo Pro fa sembrare quest’ultimo una piuma, cosa che non è assolutamente. Nonostante ciò, rimaniamo in un range di misure per cui il trasporto all’interno di uno zaino rimane comunque sufficientemente comodo.


Le cornici sottili che circondano il display da 16,2 pollici, insieme al notch, mantengono le stesse dimensioni di quelle che trovavamo nella generazione precedente. Ok, non sono ridotte ai minimi termini come su alcune alternative Windows, ma diciamo che sicuramente non rubano la scena all’ampio pannello di cui vi parlerò tra poco. Per quello che riguarda il notch, invece, il discorso è sempre lo stesso, c’è, si vede, ma probabilmente ve ne dimenticherete in fretta come ho fatto io.

E poi c’è la nuova colorazione Space Black, sicuramente elegante, a mio parere ancora più bella del classico Space Grey e certamente migliore delle altre colorazioni per un motivo specifico: la finitura anodizzata. Esattamente, la finitura che Apple ha utilizzato per questo modello è molto più refrattaria alle impronte, pur non eliminandole del tutto. Sono rimasto invece ancora una volta deluso dalla qualità della finitura dei tasti della tastiera. Come ogni altro MacBook utilizzato fino ad oggi ho notato già dopo pochi giorni di utilizzo degli aloni sui tasti più premuti; come se la tastiera si fosse già consumata. Ormai sono anni che Apple si porta dietro questo “problema” ed è sempre spiacevole constatare come sia ancora presente, specie su macchine di questo tipo.


Ed è doppiamente un peccato perchè per il resto questa tastiera rimane una delle migliori tra quelle che si possono avere a bordo di uno notebook. I tasti sono della giusta dimensione e correttamente spaziati tra loro. Oltre a questo offrono un feedback alla pressione molto netto ma allo stesso tempo non troppo rumoroso, con una corsa che non è ne troppo lunga ne troppo corta, semplicemente giusta. Mettendo insieme tutti questi elementi ecco che bastano poche ore di utilizzo per familiarizzare con il layout in maniere perfetta e per scrivere in modo veloce e senza errori.

Allo stesso modo, ancora una volta, il trackpad resta primo della classe sotto qualsiasi punto di vista. Le dimensioni sono come sempre molto generose, la superficie scorre alla perfezione e la precisione nel riconoscimento del tocco è davvero ottima. In aggiunta rimane anche un feedback aptico semplicemente perfetto per intensità e precisione. Tradotto in parole povere? Semplice, è il trackpad che vorrei su ogni notebook, anche se devo ammettere che molte soluzioni Windows stanno facendo grandi passi avanti da questo punto di vista.


E infine due parole sulla dotazione di porte che è uno degli elementi che distingue le soluzioni Pro della linea MacBook di Apple da tutte le altre. Nel complesso parliamo di un buon numero di porte e anche di una discreta varietà. Abbiamo infatti 3 USB-C con supporto Thunderbolt 4, una HDMI, un jack audio ad alta impedenza, un lettore di schede SD e il connettore magnetico per la ricarica. Considerando la natura Pro della soluzione avrei visto bene un connettore RJ-45 e magari anche una USB-A, ma con 3 USB-C a disposizione occuparne una con un Hub che aggiunga quello che manca non è assolutamente un problema.

DISPLAY E AUDIO

Parlando invece di display il Liquid Retina da 16,2 pollici che troviamo su questo MacBook Pro 16 resta come sempre splendido. Le caratteristiche sono rimaste le stesse del modello precedente; abbiamo quindi una risoluzione di 3456×2234 pixel e una frequenza di aggiornamento di 120Hz, mentre per quello che riguarda la tecnologia rimaniamo su un LCD con retroilluminazione miniLED. Come già era nella sua ultima versione credo proprio che questo rimanga uno dei migliori display che si possano trovare oggigiorno a bordo di un notebook.

Qualsiasi tipo di contenuto osservato su questo pannello viene riprodotto con una qualità altissima, sia in termini di nitidezza che per quello che riguarda il contrasto e la brillantezza dei colori. Vero, non si tratta di un pannello OLED e quindi i neri non sono assoluti, ma vi assicuro che l’elevato numero di zone di retroilluminazione permette comunque di avere una sensazione di tridimensionalità molto accentuata.

Il colorimetro poi parla chiaro e mostra una copertura superiore al 110% per lo standard sRGB e dell’83% circa per quello DCI P3. Ma non solo, è molto buona anche la precisione nella riproduzione dei colori e il bilanciamento del bianco, con dei Delta E medi per scala di grigi e colori che rimangono molto sotto al valore di riferimento. Tutti dati che confermano l’utilizzo di un pannello sostanzialmente identico al modello precedente; del resto squadra che vince non si cambia.


E rimanendo in ambito multimedialità spendo due parole anche a proposito di audio e degli altoparlanti presenti all’interno di questo MacBook. Parliamo di ben 4 woofer, posizionati in modo simmetrico e opposto per ridurre al mimino le vibrazioni, e di due tweeter dedicati alle frequenze medio-alte. La risultante è un suono dotato di un volume e di una qualità che semplicemente non hanno paragoni all’interno del mercato notebook. Il volume è davvero elevato, paragonabile a quello di uno speaker bluetooth di medie dimensioni e la pulizia del suono è ottima, nonostante, al contrario di quanto accade nel 99% dei casi, i bassi siano presenti e ben distinti. Insomma, per quello che riguarda questo aspetto rimaniamo ai vertici della categoria e questo MacBook Pro 16 si configura ancora come la soluzione da battere.

SCHEDA TECNICA

  • SoC: M3 Max – CPU 16‑core con 12 performance core e 4 efficiency core, GPU 40-core, Ray tracing con accelerazione hardware, Neural Engine 16‑core, 400 GBps di banda di memoria
  • Display: 16,2″ (diagonale); risoluzione nativa 3456×2234 a 254 pixel per pollice, Liquid Retina XDR, Contrasto 1.000.000:1, Luminosità XDR: 1000 nit costanti (a tutto schermo), 1600 nit di picco (solo contenuti HDR), Luminosità SDR 600 nit, 1 miliardo di colori, gamma cromatica (P3), Tecnologia True Tone, ProMotion sino a 120 Hz

    • 16,2″ (diagonale); risoluzione nativa 3456×2234 a 254 pixel per pollice

  • Memoria:

    • 48GB, 64GB o 128GB (M3 Max con CPU 16‑core)

  • Archiviazione: 512 GB, 1, 2, 4, 8 TB
  • Porte: Slot SDXC card, Porta HDMI fino a 8K a 60Hz o 4K a 240Hz, Jack cuffie da 3,5 mm, Porta MagSafe 3, Tre porte Thunderbolt 4 per ricarica, DisplayPort, Thunderbolt 4 (fino a 40 Gbps) e USB 4 (fino a 40 Gbps)
  • Connettività: Wi-Fi 6E (802.11ax), Bluetooth 5.3, Porta MagSafe 3
  • Audio: Sistema audio a sei altoparlanti hi‑fi con woofer force‑cancelling, Tre microfoni in array di qualità professionale
  • Videocamera: FaceTime HD a 1080p con processore ISP
  • Dimensioni e peso: 35,57 x 24,81 x 1,68 cm, 2,15 kg (M3 Pro) 2,16 kg (M3 Max)
  • Altro: sensore TouchID

HARDWARE E PRESTAZIONI

Le novità di M3 Max

Ed eccoci al momento di parlare un po’ di quello che si nasconde sotto la scocca di questo MacBook Pro 16 e partiamo proprio dal cuore pulsante di questa soluzione, ovvero il nuovo SoC Apple Silicon M3 Max. Come ormai ben sappiamo la serie di chip M3 è la prima realizzata con processo produttivo a 3 nm, un dettaglio non di poco conto e che dovrebbe garantire maggiori prestazioni ma soprattutto una migliore efficenza. Non è questa la sede in cui andiamo ad analizzare tutte le differenze tra i SoC della famiglia M3 e i precedenti modelli, in questo caso ci soffermiamo infatti solo sulla variante Max, ovvero quella che troviamo all’interno del nostro MacBook Pro.

M3 Max è un chip da 92 miliardi di transistor, contro i 67 di M2 Max, si tratta di un salto in avanti davvero importante che ha permesso ad Apple, tra le altre cose, di aumentare ulteriormente il numero di Core sia sulla CPU sia sulla GPU. Nel dettaglio si passa da un massimo di 12 core per la CPU e 38 per la GPU a 16 core per la CPU e 40 core per la GPU. Allo stesso modo abbiamo un incremento anche nel quantitativo massimo di memoria condivisa configurabile, che passa da 96 a 128 GB con la capacità minima che sale anch’essa da 32 a 38 GB. Rimane invece identica la larghezza di banda massima che è ancora di 400 GB/s per la versione “maxata” di M3 Max ma, stranamente, scende a 300 GB/s per l’alternativa, leggermente meno potente, a 14 core.

Oltre a questo abbiamo importanti cambiamenti anche per quello che riguarda la GPU, e non parliamo solo del numero dei core. M3 Max supporta infatti i codec H.264, HEVC e AV1, ma anche il Ray Tracing con accelerazione hardware e le librerie Direct X12. Non parliamo ovviamente di una macchina pensata per i videogiocatori ma queste piccole, importanti novità hanno certamente migliorato la resa dell’esperienza videoludica.

Rapporto prestazioni/consumi ancora da primato

Ok, ma ora che abbiamo visto in che modo si è evoluto il nuovo M3 Max rispetto a M2 Max è giunto il momento di capire anche come effettivamente si comporta sul campo. Abbiamo svolto diversi test per capire effettivamente il livello di prestazioni che è possibile raggiungere ma mettere alla corda questo chipset è molto molto difficile. I classici benchmark sintetici sono sicuramente utili per poter paragonare questo prodotto ai precedenti o ad altri concorrenti ma sappiate che, singolarmente, non riescono a spremere al massimo tutto il potenziale di questa macchina. Per riuscire a caricare l’intero SoC al 100% ho dovuto lanciare in contemporanea lo stress test di Cinebench, quello di 3D Mark Wildlife e un render di una sequenza video molto impegnativa su Premiere Pro


Solo in questa situazione ho visto effettivamente CPU e GPU con un carico del 100% e il risultato in termini di efficenza è davvero sorprendente. Pensate che tutti i P-Core girano in media intorno ai 3,5 GHz, con gli E-Core che si fermano vicino ai 2,5 GHz e quelli della GPU stabili tra 1,3 e 1,4 GHz, e queste frequenze vengono mantenute praticamente all’infinito con un consumo che nel suo picco massimo ha toccato gli 84W, non c’è stato modo di farlo andare oltre. Anche perché comunque, a queste frequenze e con questo carico, il Package fa segnare poi una temperatura costante che si aggira con costanza intorno ai 100 gradi. Per farla breve, parliamo di frequenze e prestazioni che sono semplicemente impossibili da ritrovare nei concorrenti che, per raggiungere lo stesso risultato, fanno segnare consumi due o tre volte superiori. Ma la cosa forse più impressionante è la stabilità con cui il MacBook riesce a mantenere queste frequenze e questo carico per un tempo quasi infinito.


Tornando a situazioni un pochino più normali i grafici che vedete qui sopra, e che potete ingrandire cliccandoci sopra, testimoniano una volta di più il livello raggiunto da Apple con questi chipset nel rapporto prestazioni/consumi, che è qualcosa di eccezionale. I punteggi sono nettamente superiori a quelli ottenuti con il precedente M2 Max, ma anche con molti competitor Windows di fascia alta; il tutto con un consumo che è estremamente ridotto. Durante questo tipo di test, come potete vedere, è davvero difficile andare oltre i 50-55W, mentre, come detto poco fa, le soluzioni x86 della concorrenza, abbinate a GPU NVIDIA di ultima generazione, richiedono il doppio o anche il triplo della potenza per ottenere prestazioni “simili”.

Un esempio lampante è il render della sequenza Premiere Pro di cui ho accennato sopra. Si tratta di una serie di clip registrate con macchine professionali del livello di una Sony Venice 2, in risoluzione 4k, 6K e 8K con bitrate molto elevati. File decisamente pesanti che alcuni altri notebook a nostra disposizione, anche molto carrozzati, faticano anche solo ad aprire. Questo MacBook Pro li gestisce all’interno della timeline come nulla fosse, anche con l’anteprima alla massima risoluzione. Si può saltare da un punto all’altro della timeline praticamente senza attesa nella visualizzazione della preview, applicare filtri, color correction, e lavorare alle clip senza alcun tipo di incertezza.


Ma al di là di questo l’elemento che mi ha lasciato davvero sorpreso è stata la velocità di rendering. Questa sequenza da 3:30 min, viene renderizzata in circa 2:30 min con alimentazione attiva e in poco più di 3:50 min a batteria. Lo stesso identico progetto è stato poi importato e aperto su un Razer Blade 16 con Core i9 di ultima generazione e RTX 4090 Laptop che ha impiegato circa 5:40 min per portare a termine il render sotto alimentatore e poco meno di 9 minuti per compiere la stessa operazione a batteria. Ma la differenza più impressionante sta nella differenza dei consumi; si parla infatti di un picco di poco più di 50W complessivi per il MacBook Pro, contro i 140W della controparte. Sono dati davvero impressionanti, ve lo posso assicurare.

Non ci sono invece grosse differenza a livello di temperature, anzi, “al cuore” il MacBook è anche più caldo rispetto al Razr, con picchi rilevati addirittura intorno ai 115 gradi e una media costante intorno ai 100. Sono cifre che sulla carta potrebbero spaventare ma in realtà parliamo di un calore ben dissipato. Tanto che, nonostante questi dati, il MacBook Pro è decisamente più silenzioso. Dire che le ventole non si sentono in questi casi sarebbe una bugia, perché non è così. Il fruscio c’è e si nota, ma rispetto ad alcuni concorrenti che in queste circostante sembrano Jet in fase di decollo, è molto meno fastidioso.


Come già detto in precedenza, il salto prestazionale più evidente fatto qui è però, probabilmente, quello che riguarda la GPU. A conferma di ciò abbiamo i risultati dei test sintetici come 3D Mark o GFX Bench che sono due volte e mezzo superiori rispetto al modello precedente, ma non solo. Anche affrontando alcune sessioni di gioco si può notare un miglioramento netto nelle prestazioni a livello di frame generati. Facendo girare titoli nativi come Shadow of the Tomb Raider o Resident Evil VIllage, sfruttando l’upscaling e renderizzando i giochi in 1080p abbiamo un framerate che è sempre sopra ai 100 fps, mentre si scende a circa 50 se manteniamo la risoluzione nativa. Detto questo, non è sicuramente un prodotto che ha come primo scopo quello videoludico, ma diciamo che resta comunque più che soddisfacente per qualche pausa di divertimento saltuaria.

Riassumendo siamo di fronte ad un prodotto assolutamente di nicchia, destinato ad un pubblico davvero ristretto di utenti che hanno realmente bisogno di tutta questa potenza di calcolo. Mi vengono in mente quei professionisti, pochi per la verità, che lavorano con materiali multimediali molto pesanti o che affrontano workload particolarmente impegnativi e che hanno bisogno di una workstation che possa sostituire in mobilità la postazione fissa dell’ufficio o di casa senza perdere troppo in prestazioni. O addirittura di una soluzione che possa sostituire il desktop e allo stesso tempo, quando necessario, garantisca la flessibilità di poter essere utilizzata anche fuori dal proprio ufficio. Per tutti gli altri utenti le alternative non mancano anche all’interno della stessa gamma Apple dove troviamo le soluzioni Pro con M3 e M3 Pro sicuramente più equilibrate e meno costose.

AUTONOMIA

E non possiamo non spendere due parole anche a proposito dell’autonomia che è senza dubbio uno degli aspetti che mi ha più sorpreso di questa soluzione. Il rapporto prestazioni/consumi al top permette infatti di raggiungere risultati ottimi anche per quello che riguarda l’aspetto della durata della batteria. In un contesto di uso lavorativo standard, infatti, fatto principalmente di navigazione, videoscrittura, un pochino di fotoritocco e simili, il carico sul SoC è minimo e il consumo scende fino a circa 7W complessivi. In queste condizioni, con luminosità del display impostata sul 50% abbiamo una durata della batteria che arriva a superare le 15 ore. Se non prevedete lavori troppo impegnativi questo significa poter pensare di affrontare una trasferta lavorativa di 3 giorni dimenticandosi il caricatore.

Aumentando invece il carico salgono anche i consumi, che restano comunque nettamente inferiori a qualsiasi concorrente a parità di prestazioni. Diciamo che spingendo parecchio sull’acceleratore si può arrivare fino a 3 ore e mezza di utilizzo, che è sicuramente un ottimo risultato. Il caricatore in confezione, infine, è da 140W e ha dimensioni comunque abbastanza contenute considerando la potenza. La nota stonata è, a mio parere, il colore. Apple inserisce infatti in confezione un cavo di ricarica nero che si abbina perfettamente al MacBook Pro in colorazione Space Black ma che fa a pugni con il caricatore bianco. A questo punto avrei pensato ad un caricatore nero o lasciato il cavo bianco; ma sono ovviamente finezze.

CONSIDERAZIONI

Siamo quindi al momento di tirare le somme, ma in realtà capirete anche voi che è rimasto davvero poco da dire. Ho già largamente anticipato come, a mio parere, questo sia il miglior MacBook Pro che sia mai stato prodotto e, anche se qualcuno poteva darlo per scontato, il solo fatto che comunque questa aspettativa sia stata soddisfatta è un punto a suo favore. Resta comunque valida la considerazione già fatta in precedenza per cui questo rimane un prodotto destinato ad un pubblico ben preciso e molto ristretto. Anche perché il prezzo è decisamente alto in valore assoluto, parliamo di quasi 5.000 euro che non sono certamente alla portata di tutti.

Mi vengono però in mente alcune figure professionali per cui una macchina così potente può davvero fare la differenza. Tra queste, ad esempio, i professionisti della creazione di contenuti multimediali, siano essi video, audio, modelli 3D, animazioni, che lavorano creando una serie infinita di pre-render, anteprime e simili. Per questi utenti ridurre i tempi di lavorazione vuol dire poter aumentare esponenzialmente il numero di revisioni e di conseguenza consegnare progetti qualitativamente migliori o in tempi più brevi. Sono professionisti per cui, tra l’altro il prezzo di questo MacBook non è probabilmente un ostacolo, o comunque viene ampiamente giustificato dai vantaggi che porta in termini di qualità e velocità di esecuzione del lavoro.

Per tutti gli altri la gamma Apple presenta una serie di alternative molto ben segmentate e che si adattano alle esigenze di ognuno; sia in termini di potenza di calcolo che di prezzo. La linea Pro dei MacBook parte da poco più di 2.000 euro per il modello da 14 pollici, ma scendendo troviamo un ottimo Air da 15 pollici e ancora, l’Air 13 M1 che online si trova spesso in offerta anche a meno di 1000 euro. Insomma, ce n’è davvero per tutti i gusti e tutte le necessità.

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Scritto da: redazione

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