Presenti le vecchie, storiche, tradizionali etichette apposte sulle bottiglie dei vini? Via tutto, non servono più e si riparte. A rinfocolare la polemica fra nuove regole imposte dall’Ue, tempistiche strette, variazioni in corsa e proteste dei produttori. Non solo quelli italiani, sul piede di guerra anche contro chi vorebbe l’indicazione “cancerogeno” sugli alcolici alla stregua di quanto avviene col tabacco, ma anche quelli del resto del continente. ll motivo è che le regole comunitarie sono state rifatte, e quando ci si stava cominciando ad adattare, sono state rifatte di nuovo. Spieghiamo bene questa vicenda.
Il D-Day del vino europeo: 8 dicembre
Il tempo da qui all’8 dicembre, scadenza fissata dall’Ue, corre rapidissimo. Scadenza per cosa? La nuova disciplina comunitaria impone che ogni bottiglia di vino abbia un’etichetta molto più “parlante”, ovvero che indichi chiaramente il suo valore energetico e gli allergeni. Bisogna dire che rispetto a moltissimi altri prodotti eno e alimentari, il vino aveva goduto finora di una sorta di privilegiata eccezione. Ora basta. Il primo valore va indicato in etichetta contraddistinto dalla lettera E che indica quante calorie produce il consumo di 100ml di prodotto, corrispondenti a un bicchiere pieno. Nel secondo caso ci sarà la lista degli allergeni principali come (albumina, caseina, bisolfito). Il braccio di ferro fra produttori europei e Commissone Ue aveva già prodotto, fra resistenze e mugugni, una sorta di avvio graduale, con le due indicazioni presenti nelle nuove etichette entro l’8 dicembre e il resto affidato a ulteriori specificazioni a cui si accede dalla scansione di un codice Qr apposto sulla bottiglia. Ma poi l’Ue ha cambiato di nuovo le regole, e fioccano proteste a tutte le latitudini.
La rivoluzione delle etichette, scordiamoci la vecchia impostazione (Shutterstock)
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“Così si buttano via milioni di euro”
A pochi giorni dall’entrata in vigore della nuova etichettatura, con i produttori che avevano invesitito per adeguarsi e volevano essere pronti, la Commissione Ue dice che le regole enunciate secondo il Regolamento 2021/2117 ed entrato in vigore dopo sei anni di estenuanti trattative non è abbastanza specifico. Tutto per colpa di quella “I” che non basta più, ora la Commissione vuole la parola “ingredienti” stampata per esteso sull’etichetta e questa comunicazione è arrivata a soli 14 giorni dall’8 dicembre. Da lì la risposta infuriata dei produttori, a cominciare dalle parole di Paolo Castelletti, presidente dell’Unione italiana vini che definisce questi cambiamenti in corso “un buco nero nel futuro delle nostre imprese” fino a Mauricio González Gordon, presidente di Ceev- Comité Européen des Entreprises Vins che sottolinea come “la nuova interpretazione della Commissione mina drammaticamente il principio della certezza del diritto e delle legittime aspettative degli operatori economici”. E porta al mandare al macero centinaia di milioni di etichette già stampate e parecchi milioni di euro investiti per l’adeguamento. Oltretutto, la richiesta di inserire la parola ingredienti non specifica in quale lingua. Nella propria nazionale? Nell’internzionale inglese? La guerra continua.
Per molti questa ossessione nsconderebbe una battaglia europea contro il consumo di vino (Shutterstock)
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