Non bastava la versione unica di “Unica”, appunto, sulla fine del matrimonio con Totti. Ora arriva il libro: l’importante è convincere e fatturare
Piangi, distruggiti in diretta, fai atto di pentimento mediatico, scrivici su un libro con la tua insindacabile versione dei fatti e hai ottima probabilità di finire dalla parte della ragione. Perché la ragione in tempi di continui talk show che sono una sfilata di dolori personali e pianti in diretta, e di social media in cui ciascuno strepita la sua verità, ha questo aspetto. Ilary Blasi, personaggio cresciuto a pane e pose televisive, l’arte della vendita di sé la conosce bene. Per questo se lo dice da sola: Che stupida. Ci titola il suo libro in cui rievoca la sua vicenda fino all’amore con Totti e alle ragioni della rottura. Non bastava la ragione unica di, appunto, Unica. La docuserie Netflix a voce pure quella unica. La sua.
Hanno tutti ragione
“La mia verità è preordinabile in tutte le librerie” strilla Ilary Blasi dal suo balcone Instagram. In copertina una foto che più glamour non si può, con labbra in giusta evidenza e paglietta vacanziera ma malinconica a nascondere gli occhi, quelli che di solito sono lo specchio dell’anima. Ma è tutto molto selfie, col broncio appena accennato come si usa oggi. Altrimenti non saresti il “capolavoro femminista” che sei secondo Paola Bellone, compagna della leader Pd Elly Schlein che si è entusiasmata per il doc Unica. E siccome hanno tutti ragione in base alle pose convincenti che assumono con i loro staff editoriali e di assistenti alla comunicazione, ora aspettiamo l’altra verità unica, quella di Francesco Totti che prima o poi verrà fuori pure lui con un libro con posa seriosa, magari di spalle che guarda un orizzonte cupo ma con raggio di sole.
“Una marea scura” e un occhio ai fatturati
Si sa che per compensazione sociale e di immaginario di sé, le disgrazie dei cosiddetti Vip sono quelle che tirano di più in termini di ascolti e vendite. Il motivo è semplice: qualcuno li sente un po’ più umani perché hanno divorzi, nausee, reumatismi, amicizie distrutte proprio come la maggior parte di noi mortali, e molti di più godono a vedere il loro feticcio che si maltratta in pubblico o cade nel ridicolo di episodi inattesi. Un’illusione di livella, come la chiamava Totò nella sua celebre poesia sul poveraccio e il nobile finiti sepolti in tombe una vicina all’altra. Scrive Ilary Blasi: “Avevo l’impressione che una marea scura si stesse allargando dentro di me e arrivasse a lambire il ponte. Non mi ero mai dovuta sforzare per rimanere razionale, quella volta sì”. E ancora: “Mi chiamano Ice Princess, la principessa di ghiaccio. E non perché porti spesso i capelli dello stesso colore di Elsa di Frozen” ma perché la lacrima che cade dalla guancia finisce nella casella opportuna dei fatturati. In attesa dei fatti, farciti accuse reciproche di furto, affari milionari, tradimenti e strascichi legali di un divorzio ancora in corso.
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