Il suono. Tutto parte da qui. Soprattutto per gli Smile. La storia è molto lineare: Thom Yorke dei Radiohead s’imbarca nel tour del suo primo disco solista e mette su una superband, gli Atoms For Peace. Nel 2013 la formazione pubblica un album, Amok, e intraprende una intensa attività dal vivo. Ad aprire i concerti europei ci sono gli Owiny Sigoma Band, un ensemble che mescola la tradizione musicale della tribù Luo ai suoni metropolitani londinesi. Nella formazione c’è il versatile batterista dei Sons of Kemet, Tom Skinner, che aveva già lavorato con Jonny Greenwood dei Radiohead alla colonna sonora del film The Master di Paul Thomas Anderson. In piena pandemia, complice anche l’assenza dell’altro Radiohead, Ed O’Brien, impegnato nel suo progetto solista, Yorke, Skinner e Greenwood si riuniscono per suonare, dando vita agli Smile. Nel 2022 esce il debutto A Light for Attracting Attention e, durante le pause nel tour di supporto al disco, ecco nuovi brani, finiti in Wall of Eyes.
Wall of Eyes
Se l’esordio è un’esplosione di libertà dove si può comunque rintracciare il debito verso i rispettivi progetti musicali, il secondo album degli Smile cerca di prendere le distanze da tutto ciò e si muove organicamente attraverso la spontaneità e il dinamismo – magari non proprio “buona la prima”, ma alla Bbc hanno affermato di chiudere i brani al massimo alla terza registrazione. Wall of Eyes comincia con l’omonimo brano, una bossa nova essenziale che si struttura in multiformi fenomeni sonori. Teleharmonic è splendida, con uno Yorke in stato di grazia che si aggira per una foresta pluviale impreziosita da germogli emotivi. Al contrario, Read the Room è pura geometria claustrofobica, un vortice distopico che si scontra con intermezzi cantilenanti per spegnersi poi in un math rock scintillante. Under Our Pillows segna il legame più stretto con il precedente album degli Smile, ma sorprende con un cambio di scena sonora che si sviluppa maestoso da una sospensione psichedelica.
Il soul emotivo di Friend Of A Friend
Segue il soul emotivo di Friend Of A Friend, che si attorciglia in alcuni crescendo jazz, l’ultimo dei quali architettato magistralmente dagli archi diretti da Greenwood. I Quit è un’illusione ritmico-sonora, un miraggio percettivo dispiegato fino agli arpeggi iniziali di Bending Hectic, una sciarada che lega arrangiamenti cinematici a grandi melodie, fino alla cascata d’archi che la trasformano in un lampo rock di granitica matrice anni Novanta. Infine, You Know Me! chiude l’album con orchestrazioni e pianoforte a sorvolare paesaggi sonori indiani, una suggestione che sembra venire da una registrazione perduta dei Beatles in studio alle prese con Within You Without You, ma sicuramente maturata anche grazie all’esperienza di Greenwood con Shye Ben Tzur e i Rajasthan Express. Così, questo muro di occhi sovrasta chi si immerge nell’ascolto del disco degli Smile, un viaggio affascinante nella sua complessità asservita all’emotività.
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