Con 520 voti a favore, 19 contrari e 64 astenuti il Parlamento europeo ha ieri dato il via libera alla riforma delle regole Ue sui prodotti a indicazione geografica, ovvero i prodotti alimentari, i vini e le bevande alcoliche Dop e Igp. Si tratta di un settore ormai chiave dell’economia agroalimentare europea visto che conta circa 3.500 prodotti registrati per un giro d’affari di 80 miliardi. Una riforma che è di grande importanza per l’Italia che con le proprie 880 Dop e Igp sviluppa un fatturato di 20 miliardi, un quarto del totale. Prodotti che inoltre al 50% sono venduti sui mercati internazionali. Un sistema che Bruxelles ha varato nel lontano 1992 quando il segmento dei prodotti alimentari di qualità era considerato una “nicchia” e che, anche grazie ai positivi interventi normativi della Commissione si è sviluppato diventando nel tempo un pilastro dell’economia agroalimentare europea con significative ricadute positive sui territori d’origine dei prodotti. In Italia la “Dop economy” – secondo i dati del Rapporto 2023 Ismea Qualivita su Dop e Igp – conta 296 consorzi di tutela, 195mila imprese e oltre 890mila occupati dei quali 580mila nella fase agricola e 310mila in quella della trasformazione industriale.
Ed è proprio nell’ottica di un nuovo sviluppo che Bruxelles ha avviato questa revisione delle regole. Un processo nel quale l’Italia ha svolto un ruolo di primo piano grazie al relatore del progetto di riforma all’Europarlamento, Paolo De Castro (Pd). “Le nuove norme – ha spiegato ieri De Castro – che dopo l’ultimo disco verde del Consiglio entreranno in vigore nella prima metà di aprile, faranno evolvere un sistema senza eguali al mondo, capace di generare valore senza investire risorse pubbliche. Le principali novità sono il rafforzamento dei poteri dei consorzi di tutela, veri motori dello sviluppo di Dop e Igp ma anche la lotta alle pratiche svalorizzanti, la promozione del turismo ad indicazione geografica, la rafforzata tutela dalle contraffazioni a livello internazionale, online e nel sistema dei domini internet (che potranno essere geolocalizzati e sospesi). Il sistema della qualità sarà tutelato anche nei casi in cui i prodotti Dop e Igp vengono utilizzati come ingredienti di altri prodotti alimentari”. Non mancherà nelle nuovo regolamento un riferimento a quella che sta diventando una parola d’ordine a Bruxelles: la semplificazione. Le richieste di nuove registrazioni o di modifica dei disciplinari di produzione non potranno richiedere più di un anno di tempo.
Tra i pregi del nuovo provvedimento anche quello di chiarire i casi di evocazione come il Prosek Croato o l’Aceto Balsamico sloveno. In futuro una menzione tradizionale (come quella croata o slovena) non potrà mai ricalcare (neanche in parte) una denominazione d’origine registrata. Grande soddisfazione è stata espressa dal mondo produttivo da organizzazioni come Origin Italia e Qualivita, da Afidop a Federdoc e ad Assolatte, dalla Cia alla Coldiretti. “L’obiettivo del nuovo regolamento – ha commentato il ministro dell’Agricoltura e della Sovranità alimentare, Francesco Lollobrigida – è quello di difendere i prodotti certificati dai tentativi di imitazione ed emulazione. Dobbiamo continuare a puntare sulla qualità e l’eccellenza che ci caratterizza da sempre e sulla distintività che rende così particolari le nostre produzioni agroalimentari al punto da diventare uniche sul mercato globale. È fondamentale difendere i nostri produttori e il Sistema Italia”.
Post comments (0)