“Gli attacchi sono stati disgustosi dopo la morte di mio padre. Non ci hanno lasciato nemmeno il tempo del lutto. Per tutta la vita mio padre ha combattuto e anche fino alla fine è stato un leone”. Emanuele Filiberto di Savoia ricorda così il padre, Vittorio Emanuele, scomparso a febbraio all’età di 86 anni. “Certi giornalisti sembravano San Pietro, pareva dovessero decidere chi poteva andare in Paradiso e chi no… Ci sono persone che sono tornate su questioni e argomenti di tanti anni fa. Ho letto articoli uno o due giorni dopo la morte di mio padre, ho visto trasmissioni totalmente inutili: è stato triste per loro, non per mio padre”, dice a Verissimo, ospite di Silvia Toffanin su Canale 5.
Vittorio Emanuele si è spento dopo una malattia e dopo settimane di ricovero. “Si può dire che se ne sia andato in un modo anche bello.. eravamo tutti con lui, abbiamo potuto essere insieme giorno e notte fino a che ne ha avuto abbastanza di combattere… per tutta la vita ha combattuto e anche fino alla fine è stato un leone”, aggiunge.
“Ho passato tre settimane in ospedale con lui, era lucido, abbiamo riso, abbiamo parlato della sua gioventù, di sua madre. Se ne è andato in un modo molto sereno.. Erano le 6 di mattina, era un po stanco, ha detto ‘voglio riposarmi’ e ha chiuso gli occhi per sempre”.
“Mio padre era per me un confidente, un amico. Mi ha trasmesso la passione per l’aviazione e per il mare, mi ha insegnato gli sport, avevamo una vera complicità. Era una persona veramente buona: dall’uomo più importante a quello più umile, lui si comportava nello stesso modo”, aggiunge.
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