Settantotto chili di carne di pollo a testa l’anno. E’ quanto, secondo il rapporto di Coldiretti (consultabile qui) consumano gli italiani, con tendenza in crescita. E si calcola che ogni anno vengano macellati 58 miliardi di polli per reggere alla richiesta di consumo globale, che va ad aumentare anche perché questa carne costa mediamente meno di quella di altre specie. Ma in che condizioni viene allevato il pollo? Proteste e controversie si moltiplicano anche dalle nostre parti e di recente due sono stati i confronti particolarmente accessi: quello fra Essere animali e Lidl, di cui segnala il pollo sempre più spesso segnato dal white striping. E quello tra Fileni, tra i maggiori fornitori di pollo in Italia, e il programma Rai Report. Andiamo con ordine.
Lidl e il pollo con le strisce bianche nella carne
Partendo da questo studio consultabile su Science circa il white striping come segnale di miopatie del pollo, cioè di alterazioni anatomo-patologiche dei muscoli in particolare del petto, gli attivisti di Essere animali hanno esaminato 603 confezioni di pollo marchiato Lidl raccolte in 38 punti vendita e 11 città italiane. Pubblicando poi qui gli esiti dei loro accertamenti in base ai quali la presenza di strisce bianche nella carne di pollo è sempre più frequente. Di cosa si tratta? E’ una conseguenza della crescita accelerata e intensiva dei polli (in Italia ne vengono macellai 500 milioni l’anno, il 90% proveniente da grandi allevamenti industriali), la quale porta alla morte cellulare dei tessuti muscolari per mancanza di ossigeno e conseguente infiammazione. Al loro posto si formano strisce sempre più evidenti di tessuto fibroso e grasso. Il risultato è una carne meno ricca di proteine e nutrienti e più grassa. Altra conseguenza della crescita accelerata del pollame è il cosiddetto wooden breast, cioè la carne del petto che tende a diventare più dura e stopposa.
La risposta di Lidl
Chiamato in causa sulla sicurezza e qualità delle condizioni di allevamento dei polli, il gigante della distribuzione alimentare Lidl ha risposto ad Essere animali con questa nota: “Lidl Italia prende nettamente le distanze dalla diffusione in tono allarmistico di tali notizie, non veritiere e mirate esclusivamente a ottenere visibilità mediatica a discapito della corretta informazione al consumatore. La presenza di striature bianche nei petti di pollo (“white striping”) comunemente disponibili in commercio, come riportato dai fornitori di Lidl e confermato dall’associazione di categoria dei produttori di carni (UNAItalia), non comporta alcun rischio per la salute del consumatore, può essere solo in parte riconducibile al tipo di allevamento e viene rilevata con frequenza trascurabile. Nel prodotto selezionato per Lidl, infatti, così come confermato dai fornitori della Catena, le striature bianche sono riscontrabili in una percentuale inferiore al 5. Lidl Italia ribadisce il suo continuo e immutato impegno nello sviluppo di migliori standard di benessere animale”. Essere animali ha a sua volta considerato questa risposta non soddisfacente rispetto ai dati che ha alla mano e ha chiamato Lidl ad un ulteriore confronto diretto. Poi c’è il caso Fileni contro Report.
Il servizio di Giulia Innocenzi sul “finto pollo bio”
Nell’inchiesta andata in onda nella puntata di Report del 9 gennaio 2023, la giornalista Giulia Innocenzi, sempre molto attiva nel documentare lo stato di salute e il trattamento degli animali da carne, aveva chiamato in causa il grande marchio Fileni. Nel servizio andato in onda sulla Rai si parlava di dubbi sulla provenienza di mangimi bio, gettando su di essi il dubbio degli Ogm, e affondando ancora il colpo sugli spazi angusti in cui crescevano i polli. Qualche sequenza in video documentava addetti agli allevamenti che maltrattavano gli animali. L’inchiesta ha avuto grande eco facendo allungare ombre e dubbi sullo scenario bio.
La risposta di Fileni che Ranucci ha dovuto leggere in diretta
Di fronte all’accusa di dare mangimi “sbagliati” ai polli venduti come bio e di usare addirittura Ogm, e a quella di maltrattamenti e crudeltà, Fileni ha concordato fra i suoi legali e quelli della Rai la risposta che il conduttore di Report, Sigfrido Ranucci, ha dovuto leggere. Questi i passaggi più importanti: “I controlli effettuati dalla Regione Marche, dall’ufficio europeo anti frode, dall’ispettorato della qualità e dai grandi clienti hanno accertato l’adeguatezza dei diversi tipi di mangimi somministrati ai polli, in particolare a quelli che vengono commercializzati con le etichette NON OGM e BIO”. Circa il trattamento degli animali: “Fileni, che ha sempre rivendicato la correttezza del proprio operato, ci informa che i sistemi di apertura di cui sono dotati gli allevamenti biologici funzionano regolarmente, permettendo agli animali di razzolare nelle aie e di trascorrere all’aperto almeno un terzo del loro ciclo vitale, come previsto dai disciplinari di settore”. E inoltre: “Ha raggiunto un accordo con l’ispettorato del lavoro, che consente di utilizzare sistemi di video sorveglianza dentro gli allevamenti per controllare e prevenire in tempo reale eventuali comportamenti non corretti da parte degli operatori, rispettando così le policy aziendali in tema di benessere animale”. Fileni porta Report a smentire se stesso e questo round va ad uno dei più grandi marchi di pollame bio italiani. Ma la battaglia potrebbe non finire qui.
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Buon pollo a tutti. Ma che sia buono, però (Foto Shutterstock)
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