Ricordiamo insieme V – Visitors, la storia di fantascienza più amata e seguita degli anni ’80
La fantascienza sul piccolo schermo affonda le sue radici già in alcune delle prime produzioni televisive. Prima di Star Trek – a cui abbiamo dedicato due speciali e un podcast – ci furono moltissimi titoli, fra cui Buck Rogers, Flash Gordon, Lost in Space, The Outer Limits e naturalmente Ai confini della realtà. Molte serie sci-fi ebbero grandissimo successo, come Spazio 1999 e Battlestar Galactica, ma le serie TV non erano ancora un prodotto che meritasse un investimento importante, degno del cinema. Non fino al 1983, almeno. E grazie a Warner TV, oggi possiamo rivivere quel momento.
La nobilitazione delle serie TV
Una miniserie di 3 ore, trasmessa da NBC nel maggio del 1983. Intitolata semplicemente V. E il pubblico televisivo perse la testa. Tanto da convincere il network a realizzare una seconda miniserie, V: The Final Battle di altre 3 ore. Ancora, però, il pubblico non ne aveva abbastanza. Nacque così la vera e propria serie TV, prodotta per due stagioni per un totale di 19 episodi e il titolo Visitors.
In Italia, le due miniserie arrivarono insieme, su Canale 5, nel 1984. Seguite più avanti dalla serie.
E anche il pubblico italiano, come quello di tutto il mondo del resto, impazzì per i Visitors.
Per la prima volta nella storia del piccolo schermo, un budget inimmaginabile era stato destinato a un prodotto pensato per la TV.
I Visitors hanno scritto la storia della fantascienza in TV, ma dobbiamo a loro anche quel fondamentale processo di “nobilitazione” delle produzioni televisive, in un’epoca in cui i telefilm erano considerati più un passatempo che una forma d’arte e chi lavorava in televisione era considerato semplicemente uno che non era riuscito a sfondare nel cinema.
Se oggi le cose sono molto diverse lo dobbiamo anche ai 13 milioni di dollari – un budget senza precedenti – investiti per raccontare la storia degli alieni che si fingono amici col piano segreto di conquistare la Terra.
Celebrando la tradizione classica della fantascienza statunitense degli anni ’50 (un titolo su tutti: L’invasione degli ultracorpi), che vedeva negli extraterrestri la minaccia del nemico (comunista) invasore, pronto a minare lo stile di vita della brava gente americana, i Visitors unirono tradizione e innovazione.
Senza nemmeno sforzarsi troppo di nasconderlo, perché risultava evidente fin dal principio ed eravamo a meno di 40 anni dalla fine del conflitto – fattore importante da ricordare – gli autori di Visitors avevano progettato un’intelligente e acuta rivisitazione della storia, in particolare dei fatti della Seconda Guerra Mondiale. Tanto che, inizialmente, il progetto avrebbe dovuto raccontare la storia di un nuovo gruppo neonazista che prende il controllo del mondo intero. Visto il grande successo della saga cinematografica di Star Wars, e la poco verosimile presa di potere nel mondo dei primi anni ’80, si optò per una storia di fantascienza.
I veri mostri
I Visitors divennero un’ossessione collettiva, l’incubo della cultura popolare: lucertoloni che si nutrivano di topi vivi nascondendo le proprie sembianze sotto maschere che davano loro un aspetto umano. I ragazzini a scuola usavano la colla vinavil per riprodurre la pelle dei visitors e non c’era un adolescente che non volesse un paio di occhiali scuri come quelli indossati dagli alieni.
L’invasione della Terra avveniva sotto mentite spoglie. I visitatori extraterrestri si fingevano amici della Terra e degli uomini, offrivano importanti innovazioni tecnologiche in cambio di collaborazione e amicizia. Sostenevano di avere bisogno di acqua e di altri elementi presenti in abbondanza sulla Terra. In realtà, però, erano solamente a caccia di cibo…
I collaborazionisti, il piano di sterminio su larga scala, le vere e proprie fabbriche di cibo, per non parlare dei personaggi sopravvissuti all’Olocausto e fuggiti negli Stati Uniti per rifarsi una vita e una famiglia. Non c’erano dubbi, né possibilità di equivoco: i Visitors rappresentavano il nazismo, così come L’invasione degli ultracorpi aveva rappresentato la paura del comunismo.
Una delle pagine più brutte della storia dell’uomo veniva messa in scena.
La fantascienza e l’horror, del resto, da sempre propongono al pubblico metafore storiche e sociali. Benché siano stati considerati generi “minori” fin dall’inizio della storia del cinema, ci hanno regalato alcuni prodotti fra i più brillanti in termini di rappresentazioni metaforiche, in particolare in televisione.
La trama e i personaggi di V – Visitors
Una serie di astronavi raggiungono i cieli delle principali città del mondo. I visitatori, come vengono chiamati gli alieni, si presentano al popolo terrestre affermando di avere intenzione pacifiche: aiuteranno l’umanità a risolvere i suoi problemi in cambio degli elementi che sul loro pianeta scarseggiano. I visitatori, però, nascondono oscuri segreti e hanno in realtà intenzioni ostili nei confronti della razza umana. Una resistenza umana si organizza per combatterli, e la storia segue le loro battaglie per svelare al mondo intero la vera natura dei visitors, che nascondono le loro sembianze mostruose con dei travestimenti, e per liberare la Terra dalla loro oppressione.
A capo della resistenza ci sono il reporter televisivo Mike Donovan (Marc Singer), e la dottoressa Juliet Parrish (Faye Grant), pronti a organizzare e proteggere la rete sotterranea di ribelli mentre cercano il modo di distruggere gli extraterrestri, dotati di armi imbattibili.
A capo dei visitatori con la delegazione inviata sulla Terra, ci sono invece la perfida Diana (Jane Badler) e John (Richard Herd), leader assoluto degli alieni.
Fra i visitatori, però, ci sono anche elementi preziosi per i terrestri, dissidenti della cosiddetta Quinta Colonna che aiutano la resistenza lavorando dall’interno. Fra loro c’è il tenero Willie, un Robert Englund che nello stesso periodo darebbe diventato celebre come il Freddy Krueger di Nightmare.
Michael Ironside interpreta Ham Tyler, un ex agente della CIA che si unisce alla resistenza diventando uno dei leader, nonostante i suoi metodi vengano spesso messi in discussione da Mike e Juliet.
E poi c’era Robin. Robin Maxwell (Blair Tefkin) è una ragazza che s’innamora di uno dei bellissimi (in apparenza) visitatori, ma è stata in realtà scelta per portare a termine un esperimento: creare il primo bambino ibrido umano-alieno…
La serie venne creata da Kenneth Johnson, già creatore del cult televisivo con Lindsay Wagner: La donna bionica, futuro autore della serie TV Alien Nation, tratta dall’omonimo film che aveva scritto e diretto e naturalmente anche dietro le quinte del remake dei Visitors, intitolato come la miniserie originale semplicemente V, realizzata nel 2009 con Morena Baccarin, Elizabeth Mitchell e Jane Badler che riprende il ruolo di Diana.
La nuova serie è stata prodotta per 23 episodi e, seppur apprezzata dal pubblico, non ha mai raggiungo neanche lontanamente il successo mondiale ottenuto dalle miniserie e dalla serie degli anni ’80. Un evento epocale per una produzione che ancora oggi, a quaranta’anni di distanza, mantiene intatto il proprio valore.
L’enorme V rossa che campeggiava sui poster dei visitatori era sì il loro simbolo, la V di Visitors, ma anche il simbolo della resistenza che usava la V per indicare la Vittoria che gli umani perseguivano con ogni mezzo. I dati d’ascolto americani indicavano che quasi in una casa su due negli Stati Uniti era stata seguita la storia dei Visitors, con le loro tute rosse e le loro navette spaziali, entrate di diritto nella storia dei cult televisivi.
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