Il gigante alimentare scorpora la produzione del comparto gelati e annuncia licenziamenti “per rilanciare l’azienda”. La storia, le cifre, la trasformazione
di FoodCulture
Ne ha fatta di strada la gelateria artigianale fondata nel 1946 da Italo Barbiani e Alfred Wiesner a Roma. L’Italia ancora in macerie salutava la nascita a Roma dell’Algida. Dapprima era un solo locale, sette anni dopo quando l’ingegnere austriaco antifascista ottenne come premio dagli Alleati due macchine per la produzione di gelato, la Algida diventava azienda e marchio di sempre maggiore prestigio. Nel 1964 se la sono comoprata gli anglo-olandesi della Unilever. E oggi è proprio da quel fronte che arriva un gelato amaro e avvelenato. Perché l’azienda viene divisa e sono annunciati 7500 licenziamenti.
Ma lo stato di crisi non c’è
La divisione gelati va scorporata dal resto dell’azienda, hanno annunciato i vertici di Algida-Unilever. La promessa è di un rilancio più mirato ed efficiente. Nel frattempo si parla di piano di risparmio che dovrà portare a tagli sulle spese di 800 milioni di euro in tre anni. In soldoni sono 7500 posti di lavoro che vengono tagliati. Eppure lo stato di crisi non c’è e i conti del colosso alimentare sono tutt’altro che in rosso. I fatturati parlano chiaro: oltre 60 miliardi di euro con un utile netto di 6, 5 miliardi. Mai Cornetto, Cremino o Magnum furono più amari. Ma allora perché questa “razionalizzazione”?
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Il nuovo volto dell’azienda
Ian Meakins, presidente di Unilever, ha annunciato che lo scorporo della produzione dei gelati dalle altre attività del gruppo creerà un polo più focalizzato sull’eccellenza di questa parte dell’attività, con l’obiettivo di farne un leader mondiale. I risparmi dovuti ai tagli rappresenteranno nei primi tre anni l’1,2% del fatturato complessivo, il che permetterà di investire in adeguamento tecnologico. L’azienda dice che parlerà con le parti sociali e che terrà conto della dignità delle persone. Sta di fatto che i tagli ci saranno, nel mentre il titolo vola in borsa e ha guadagnato il 6% solo con questo annuncio. Unilever possiede cinque dei dieci marchi di gelato più apprezzati e venduti al mondo. Ma ancora non basta: dopo la chiusura degli stabilimenti di Cagliari e Cisterna di Latina, i gelati Algida in Italia si producono solo a Caivano, in provincia di Napoli. Il resto è tutto all’estero. Ma il cuore di panna non batte abbastanza forte, la parola d’ordine è: su i fatturati del comparto gelati. E quindi lo scorporo e i tagli all’occupazione.
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