Il panorama digitale italiano si trova nuovamente scosso da una vicenda che vede al centro Piracy Shield, la nota piattaforma anti-pirateria gestita da AgCom in collaborazione con SP Tech. Questo sistema, già in precedenza al centro di polemiche per aver erroneamente bloccato indirizzi IP di siti legittimi, si trova ora ad affrontare una sfida ben più grave: il furto e la pubblicazione online del suo codice sorgente. Il leak, che ha visto la luce su GitHub, comprende una vasta gamma di informazioni sensibili, dall’interfaccia utente ai modelli di dati, passando per la gestione dello storage, il filesystem, fino all’API e alla documentazione interna. L’entità dietro questo atto non è stata ancora identificata, tuttavia, l’azione ha sollevato un’ondata di critiche nei confronti di Piracy Shield, accusata da molti di agire più come strumento di censura che come soluzione alla pirateria online.
La situazione si complica ulteriormente considerando le recenti segnalazioni che vedrebbero la piattaforma responsabile del blocco di 15 indirizzi IP appartenenti ad Akamai, il più grande Content Delivery Network al mondo. Questa scoperta, effettuata attraverso Piracy Shield Search, ha alimentato ulteriormente il dibattito sulla legittimità e sull’efficacia di questo strumento. La deputata Giulia Pastorella, esponente di Azione, ha espresso forte preoccupazione per gli ultimi sviluppi, sollecitando un intervento immediato per risolvere i problemi evidenziati e prevenire potenziali abusi. La sua richiesta segue la rivelazione che centinaia di provider, a inizio febbraio, hanno ricevuto le credenziali per accedere a Piracy Shield, sottolineando le difficoltà incontrate dalla piattaform.
La pubblicazione del codice sorgente di Piracy Shield su GitHub rappresenta un duro colpo per AgCom e SP Tech, che si trovano a dover gestire non solo la possibile richiesta di rimozione del codice ma anche le ramificazioni legali e di sicurezza che ne derivano. L’autore del leak, che utilizza lo pseudonimo “Fuckpiracyshield”, sembra voler lanciare un chiaro messaggio di protesta, denunciando Piracy Shield come un pericoloso veicolo di censura piuttosto che un efficace strumento anti-pirateria.
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