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Emergono i primi dettagli sull’accordo di Google per risolvere la causa collettiva intentata contro il monitoraggio degli utenti in modalità Incognito su Chrome. La causa, depositata nel 2020, avrebbe potuto costringere l’azienda a pagare 5 miliardi di dollari di danni. Ma come riporta il Wall Street Journal, Google distruggerà i dati raccolti impropriamente, aggiornerà le sue informative e manterrà un’impostazione che blocca di default i cookie di terze parti su Chrome per i prossimi cinque anni.
La causa tacciava Google di aver ingannato gli utenti di Chrome sulla reale privacy della navigazione in Incognito. Il testo sosteneva inoltre che l’azienda comunicava ai clienti che le loro informazioni erano private, pur monitorandone l’attività. Google ha difeso le sue pratiche sostenendo di aver avvertito gli utenti di Chrome che la modalità Incognito “non significa ‘invisibile'” e che i siti potevano comunque vedere la loro attività. L’accordo è stato segnalato per la prima volta a dicembre.
Inizialmente, la causa chiedeva 5.000 dollari di danni per utente per presunte violazioni relative alle leggi federali sulle intercettazioni telefoniche e alle leggi sulla privacy della California. Google ha tentato senza successo di far archiviare l’azione legale, con la giudice Lucy Koh che ha stabilito nel 2021 che l’azienda non aveva notificato agli utenti che stava ancora raccogliendo dati mentre la modalità Incognito era attiva.
Le prove raccolte per la causa hanno incluso email che, alla fine del 2022, rivelavano le preoccupazioni dell’azienda sulla privacy “fittizia” della modalità Incognito. Nel 2019, la Chief Marketing Officer di Google, Lorraine Twohill, suggerì all’AD Sundar Pichai che “privato” fosse il termine sbagliato per la modalità Incognito perché rischiava di “esacerbare idee sbagliate già diffuse”. In uno scambio di email successivo, Twohill ha scritto.
“Siamo limitati nel modo in cui possiamo pubblicizzare Incognito perché non è veramente privato, richiedendo quindi un linguaggio vago e ambiguo che è quasi più dannoso”.
Il processo della causa era inizialmente previsto per febbraio. L’accordo necessita ancora dell’approvazione finale della giudice Yvonne Gonzalez Rogers del distretto settentrionale della California prima di diventare ufficiale.
Un aspetto dell’accordo, la richiesta di Google di disattivare di default i cookie di tracciamento di terze parti per i prossimi cinque anni, potrebbe già essere irrilevante. L’iniziativa Privacy Sandbox dell’azienda prevedeva già la disabilitazione di tutti i cookie di terze parti per gli utenti di Chrome entro la fine dell’anno. Saranno sostituiti dalla Topics API, un sistema che evita i cookie categorizzando l’attività di navigazione in argomenti memorizzati localmente. Il nuovo sistema consente agli inserzionisti di indirizzare gli annunci agli utenti senza avere accesso diretto ai loro dati di navigazione.
C’è poi da dire che la causa riguarda informazioni che risalgono al 2016, pertanto è ragionevole presumere che l’azienda abbia venduto gran parte dei dati a terze parti molto tempo fa o li abbia incorporati in prodotti separati non coperti dall’accordo.
Google dovrà anche riscrivere le sue informative sulla privacy in merito alle sue pratiche di raccolta dati in modalità Incognito, e a quanto pare ha già iniziato ad applicare le modifiche.
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