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Cipriani e l’Harry’s Bar: “Sesso a 92 anni, guido a 200 all’ora”

today22 Aprile 2024 23

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Andavo a cento all’ora, cantava un giovanissimo Morandi. Arrigo Cipriani raddoppia, lui che compie 92 anni, se ne sente 50 di meno addosso e svela: “L’altro giorno mi hanno fermato che andavo a 200 all’ora”. Il figlio di Giuseppe Cipriani, inventore di uno dei locali più famosi del mondo, l’Harry’s Bar di Venezia dove sono passati principi e re, intellettuali e attori e il sempre citato Hemingway che tra una scorribanda di caccia o guerra e la scrittura di un libro lo considerava uno dei suoi luoghi preferiti. Nato nel 1931, l’Harry’s Bar, e considerato dal ministero dei Beni Culturali patrimonio nazionale. E famoso in tutto il mondo. Ma viene da un periodo molto difficile, quello che portò Arrigo Cipriani a polemizzare perché col Reddito di cittadinanza non si trovava più personale, mentre i conti peggioravano vistosamente. La cura, in tutti i sensi, ha 50 anni meno di lui.

La donna che ha salvato Cipriani e il Bar

Cinquantadue metri quadri di puro mito a due passi dal Canal Grande, l’Harry’s Bar se la passava male. Come il suo fondatore, Arrigo Cipriani. Una crisi cominciata quando il figlio del fondatore compì 80 anni, dopo essersi affidato “alle persone sbagliate” come ha raccontato di recente al Corriere della Sera. La donna che ha “guarito” il Bar e Cipriani ha 52 anni, è stata lei a rimettere a posto i conti del locale e a dare nuova gioia a un uomo d’età avanzata che si sentiva finito. E che oggi, sempre sulle pagine del Corsera, non ha pudore di dire: “Sono perdutamnte innamorato…l’urologo che mi operò alla prostata a cinquant’anni mi disse: abbiamo guadagnato dieci anni. Si era sbagliato: avevamo guadagnato mezzo secolo”. Una nuova vita, da tutti i punti di vista.

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L’Harry che ha dato il nome al Bar, e gli chef che “si estingueranno”

Sugli chef stellati e la moltiplicazione della loro immagine e fama via social e tv, Arrigo Cipriani non ha dubbi: “Si estingueranno da soli, come i dinosauri”. Resta la storia, solida e quasi romanzesca, dell’Harry’s Bar. Chiamato così da Giuseppe Cipriani in omaggio ad Harry Pickering, giovane americano che si ritrovò senza soldi e in una brutta situazione, ricevendo da Cipriani 10mila lire degli anni Trenta del secolo scorso. E restituendogli, una volta tornato negli Usa, il prestito più altri 20mila lire per aiutarlo ad aprire il locale che sognava da tempo. L’inizio di una mitologia costruita anche attraverso prese di posizione e polemiche. Compreso lo sfogo dell’anno scorso, quando l’Harry’s Bar non trovava personale e Cipriani si scagliò contro la mentalità assistenziale italiana, in cui si guarda all’avere subito le ferie, a muoversi solo di fronte a tutte le garanzie e ci si rifiuta di lavorare per “colpa” del Reddito di cittadinanza (ora sostituito dall’Assegno di inclusione). Ma in quella occasione ci fu chi arrivò a notare che per un primo all’Harry’s Bar si spendono facilmente 50 euro e per un secondo si arriva quasi a 90. Con quei ricavi, davvero non c’era modo di mettersi d’accordo sulle assunzioni di nuovo personale? Sia come sia, gli anni sono 92 e Cipriani va ancora a 200 all’ora. 

Com’è sedersi ed essere servito all’Harry’s Bar. E quanto paghi. L’approfondimento

 





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Scritto da: redazione

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