Nata del 2003, a soli 16 anni Anna Pepe scarica un beat gratuito su YouTube, ci ricama un pezzo sopra e inizia a raccogliere views. È il 2019. Un “boom” che, inizialmente, dura poco: l’autore della base, il francese Soulker, presenta un reclamo per violazione dei diritti e il pezzo viene presto inevitabilmente bloccato. Il varco però si è aperto e il destino, per Anna, è ormai segnato: la Virgin Records segue la vicenda e interviene. A fine gennaio 2020 il pezzo viene ripubblicato, questa volta da un’etichetta major. È Bando, e diventerà una hit.
Da allora, la giovane rapper ha iniziato a collaborare con i nomi più importanti della scena italiana, da Sfera, a Lazza, a Ghali, a Geolier, Capo Plaza. Insieme a quest’ultimo, nel 2023 ha infuocato l’estate con Vetri Neri. Quest’anno torna, da sola, con il suo primo album, Vera baddie.
Un disco che in un’intervista a Rolling Stone ha definito “divertente e personale”: “Ci sono alcune tracce un po’ più magiche, lente, ma è prettamente un disco che ti fa ballare”. “Baddie”, ovvero “cattiva”, è il suo soprannome: “Il pubblico ha passato mesi a urlarmelo. Non poteva che essere questo il titolo“.
Riuscire a farsi largo in una scena dominata da uomini non è semplice, ma Anna sta dimostrando il talento e il carattere di chi sa bene cosa vuole e sa come ottenerlo. Per lei, anche nel rap è importante puntare alla parità di genere: “Se vogliamo sdoganare definitivamente il rap femminile allora le tipe devono dire le stesse cose che dicono i maschi. Perché i maschi possano dire le peggio cose e noi no?”.
Ora è pronta per questa nuova, importante, sfida. Non senza un po’ di comprensibile “ansia da prestazione”: “Quando pubblico qualcosa ho sempre la paura di non essere capita. Quando ho iniziato sono spuntata dal nulla, non avevo un background, non avevo niente sul quale la gente potesse basarsi. Hanno dovuto darmi del tempo, ho dovuto dimostrare che ci sto dentro, che sapevo fare qualcosa, facendo un percorso lineare». D’altronde, all’inizio, erano in tanti sul web a scoraggiarla: “Tra due mesi è sparita”, scriveva qualcuno. Si sbagliava.
Ciò che si aspetta da questo disco, dice Anna, non sono i numeri: “Sono super soddisfatta di quello che sto facendo e mi va bene così”. La sua unica – e non certo timida – speranza è che Vera Baddie, “come Rockstar di Sfera Ebbasta”, diventi “un disco di culto tra i ragazzi e le ragazze di questa generazione”.
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