Tre episodi per ricostruire cosa trasforma le persone in spietati assassini
Sono tristemente noti come “i delitti della brughiera”. Si tratta dei crimini commessi dalla coppia diabolica formata da Myra Hindley e Ian Brady.
La storia di Ian Brady, il primo serial killer britannico dell’era moderna insieme a Jack lo Squartatore, vengono raccontati nell’ottima docuserie di Sky intitolata: Ian Brady – Genesi di un serial killer, disponibile su Sky Crime, NOW e Skyon demand.
Tre episodi ci raccontano, attraverso documenti dell’epoca, immagini e analisi di molti esperti del settore, il fatale incontro fra Brady e Myra nella serie che recita:
La genetica ha caricato l’arma. La sua personalità l’ha puntata e Myra ha premuto il grilletto.
Ian Duncan Stewart, di padre ignoto e madre impossibilitata a crescerlo
Nato a Glasgow il 2 gennaio 1938, Ian Duncan Stewart – questo il nome all’anagrafe – cresce con una madre single, nubile, nella città scozzese più povera e violenta del Paese. Metropoli industriale duramente colpita dalla Grande Depressione, Glasgow vive un declino con la perdita di moltissimi posti di lavoro che porta allo sviluppo crescente della criminalità.
È il fattore ambientale, il cosiddetto indice di vulnerabilità, a diventare determinante nello sviluppo della criminalità. Ce lo spiega la psichiatra forense Keri Nixon, che analizza la storia di Ian Brady fin dalla nascita, e dall’ambiente in cui è venuto alla luce.
La madre di Ian, povera e sola, doveva lavorare e non poteva prendersi cura del piccolo. Così lo affida a una famiglia numerosa, che lo cresce come uno dei sui figli, sebbene Ian continui a sentire la differenza rispetto ai suoi fratelli adottivi.
La madre lo va a trovare ogni volta che può, ma si crea un’altra vita senza di lui. Con un altro uomo che, in seguito, fornirà a Ian il suo nuovo cognome: Brady.
Il criminologo Mark Pettigrew, l’ex investigatore della polizia David Swindle, il professore di storia scozzese Richard Finley, la scrittrice Jean Ritchie, il dottor John Parrington –farmacologo dell’Università di Oxford – lo scrittore Peter Gilman e tantissimi altri esperti ci raccontano, nel corso dei tre episodi di Ian Brady – Genesi di un serial killer, l’influenza dell’ambiente, l’infanzia, l’effetto dell’abbandono materno e infine l’incontro con Myra per ricostruire in che modo Ian Brady sia diventato un killer sanguinario, che violentava e uccideva bambini e ragazzini. Con la complicità di Myra, completamente soggiogata da Ian.
I delitti e le condanne
Ian Brady e Myra furono attivi negli anni ’60. Fra il luglio del 1963 e l’ottobre del 1965, uccisero 5 persone. Bambini e ragazzini fra i 10 e i 17 anni d’età. Pauline Reade, John Kilbride, Keith Bennett, Lesley Ann Downey ed Edward Evans furono violentati, torturati e infine uccisi e sepolti, in fosse poco profonde, nella brughiera di Saddleworth.
Benché arrestato e condannato, insieme a Myra – entrambi ebbero l’ergastolo, lei per la complicità ma divenne comunque nota come serial killer insieme al compagno – Ian Brady non confessò tutti i suoi crimini.
Ci vollero più di due decenni perché Brady parlasse anche delle due vittime non rinvenute nella brughiera, ovvero Pauline Reade e Keith Bennett.
Nonostante la condanna, e in seguito l’internamento in manicomio criminale perché giudicato malato di mente, Ian Brady non collaborò mai davvero con gli investigatori.
L’unica cosa che continuava a ripetere, era che voleva tornare in carcere – perché pare che rispetto al manicomio criminale fosse una passeggiata. Almeno per lui.
Ian Brady è morto nel maggio del 2017 nella struttura psichiatrica in cui era rinchiuso dal 1985.
Myra morì molto prima, nel novembre del 2002.
Myra Hindley
Nata a Manchester il 23 luglio del 1942, Myra Hindley – come molti coetanei – era nata in una famiglia poverissima. Tanto che Myra venne mandata a vivere dalla nonna per avere una bocca in meno da sfamare, già pochi mesi dopo la sua nascita.
Myra frequentava comunque i genitori, che la picchiavano regolarmente e le insegnarono a risolvere le dispute con la violenza. Fin da piccola, dopo aver subito un torto da altri ragazzini, Myra aveva imparato a picchiarli per farsi rispettare. In una storia di violenza senza fine.
Oltre ad avere problemi di gestione di rabbia e violenza, Myra non riusciva a tenersi un lavoro. Non si presentava quasi mai e puntualmente veniva licenziata dopo pochissimo tempo.
Tutto cambiò nel 1961, quando Myra – all’epoca diciannovenne – conobbe Ian Brady sul nuovo posto di lavoro, restandone immediatamente affascinata nonostante la sua pessima reputazione – Brady aver precedenti penali per furti e minacce.
Affascinato dall’ideologia nazista, Brady convinse Myra a cambiare aspetto, decolorandosi i capelli e raccontandole dell’importanza dell’appartenenza alla razza ariana.
Myra leggeva tutti i libri che Brady le passava sul nazismo: faceva qualsiasi cosa egli le chiedesse. Incluso andare nelle sale cinematografiche a luci rosse.
Secondo quanto raccontato da Myra, Ian iniziò un mese prima di uccidere la sua prima vittima a parlare di commettere il delitto perfetto. E fu così che i due, con la scusa di farsi aiutare a trovare un guanto perso nella brughiera dal giovani vittime, iniziarono a commettere i delitti.
Come scoprirete da Ian Brady – Genesi di un serial killer, fu l’ego di Brady a tradirlo. Pensava di poter convincere, come aveva fatto con Myra, anche altre persone a partecipare ai suoi crimini.
Nonostante sia Myra Hindley che Ian Brady siano morti, ancora oggi le loro gesta criminali restano fortemente impresse nell’opinione pubblica britannica, mentre esperti di vari settori continuano a chiarire i punti oscuri della loro storia.
Proprio come in questa docuserie ricca di documentazione inedita.
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