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Cinema

il western secondo Viggo Mortensen

today24 Ottobre 2024 4

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San Francisco, 1860. Vivienne Le Coudy, figlia di emigrati francesi, viene corteggiata senza successo da un ricco collezionista d’arte irlandese, ma rifiuta le sue avances, finendo per innamorarsi di Holger Olsen, un carpentiere di origini danesi che conduce una vita tranquilla e solitaria nel nord del Nevada. Una dimora modesta e isolata la sua, in quel deserto attiguo alla cittadina di Elk Flats, dove a fare il buono e il cattivo tempo è il corrotto proprietario terriero Alfred Jeffries, che alle sue “dipendenze” ha anche il sindaco stesso.

In The Dead Don’t Hurt la novella coppia finirà per separarsi, almeno momentaneamente, quando Holger decide di arruolarsi nell’esercito dell’Unione e andare a combattere nella guerra di secessione, che lo terrà a lungo lontano da casa. Proprio durante la sua assenza Vivienne riceve la visita indesiderata di Weston, il figlio alcolizzato e instabile di Jeffries, che abusa di lei restando poi impunito. La donna attende il ritorno dell’uomo che ama, affranta nel corpo e nello spirito ma determinata a continuare a vivere e a non farsi annichilire dalla violenza subita.

The Dead Don’t Hurt: onori e oneri

Il western si sa è destinato a non morire mai e per tutti coloro in attesa del secondo capitolo dell’epopea di Kevin Costner, quell’Horizon: An American Saga – Capitolo 2 dal destino distributivo ancora incerto, le sale italiane propongono ora il secondo lavoro da regista/sceneggiatore di Viggo Mortensen, che rivisita il mito della frontiera con un approccio intimo e sobrio, ad uso e consumo di tutti gli appassionati del genere.

Appassionati che potrebbero rimanere parzialmente spiazzati dal ritmo compassato di The Dead Don’t Hurt, un film che si prende i suoi tempi e schiva facili soluzioni, in favore di un’evoluzione narrativa che si concentra sul cuore e sulla psicologia dei suoi personaggi, a cominciare dalla figura di Vivienne, donna forte in un mondo cinico, roccia resiliente che scorre placida come l’acqua di un fiume, in attesa di una giustizia forse prossima a venire.
Mortensen si ritaglia anche il ruolo di co-protagonista ma si mette sempre e comunque in secondo piano di fronte all’imponente, trattenuta, performance di Vicky Krieps – fulcro e bilancia di un’opera che guarda al passato per raccontare un certo presente: una sorta di interpretazione concettualmente molto simile a quella de Il corsetto dell’Imperatrice (2022), che ancora una volta buca lo schermo. Potete recuperare qui la nostra recensione de Il corsetto dell’Imperatrice.

Ciò che rimane

La guerra è una cosa da uomini e viene infatti lasciata fuori campo, preferendo concentrarsi sul dramma tutto personale vissuto da quest’eroina suo malgrado, compagna amorevole ma anche spirito indipendente, obbligata dal destino e da quei maschi, sfuggenti o crudeli, a lottare da sola in un mondo che non fa sconti. The Dead Don’t Hurt non va alla ricerca della facile emozione, preferisce costruire una tensione sotterranea in quell’alternanza di piani temporali che demistificano un racconto sfumato e aperto, anche nelle sue diramazioni più aspre, alla speranza, come suggerito da quell’epilogo che guarda a un nuovo giorno per un domani migliore, affidando il futuro alle nuove generazioni.

Non avaro di passaggi visionari, con tanto di cavaliere medievale che si presenta ad una giovanissima versione della protagonista e permette il cameo della spada di Aragorn vista nell’iconica trilogia de Il signore degli anelli, il film rivisita gli archetipi del filone – sindaci collusi, saloon gestiti da loschi faccendieri, la giustizia al servizio del più forte in un west senza legge e senza onore – in un’ottica inedita, rischiando a tratti di implodere nella sua vena interiore ma trovando un’intensa personalità proprio nel suo sottrarre all’evidenza e aggiungere alla sostanza.

Per altri titoli recentemente arrivati nei cinema italiani, recuperate la nostra rubrica sulle uscite al cinema di ottobre 2024.



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Scritto da: redazione

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