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“Le donne lavorano meno degli uomini”: gara di commenti maschilisti sul web

today28 Ottobre 2024 5

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Tre settimane fa Milleunadonna ha pubblicato un articolo sulle differenze di salario fra laureate e laureati italiani. Si parlava “del più grande divario di genere nell’area Ocse nonostante le italiane superino gli uomini per il livello d’istruzione” e non era certo la prima volta che affrontavamo il tema del “gender pay gap”. Quello che abbiamo notato è che nel post pubblicato su Facebook, l’articolo risultava commentato quasi esclusivamente da uomini. Milleunadonna è una testata a vocazione femminile, anche se non scrive solo per le donne, e così il fatto ha destato curiosità. La lettura dei commenti ha però scoperchiato un vaso di Pandora che vogliamo condividere con voi.

Le donne non lavorano quanto gli uomini

Ecco la sequenza di alcuni commenti che, non solo negano il fenomeno della differenza di salario fra uomo e donna, ma ne danno un’interpretazione singolare: “Quando le donne lavoreranno come gli uomini saranno pagate come gli uomini. Basta con questo vittimismo, femmine.
“Il gender pay gap è una bufala cui credono oramai solo babbei e babbee. Le femmine si laureassero nelle materie STEM e dimostrassero il loro valore invece di frignare”.

La bufala del “gender ghep”

“È la solita bufala del gender ghep, smentita mille volte. Guadagnano in modo diverso perché scelgono mansioni diverse. Ad esempio una donna ha già tante altre fonti di guadagno e risorse solo in quanto donna nella società… inoltre avere un lavoro di prestigio non la aiuta per nulla sul piano delle relazioni sentimentali (un uomo trova più interessante una barista di 20 anni piuttosto che una grande manager di 35). Quindi non è ugualmente interessata al lavoro.”

E’ ancora e sempre maschi contro femmine

Ci sono poi i commenti argomentati. “Il gender pay gap non esiste, perché se davvero venissero pagate di meno verrebbero assunte solo donne!”  E ancora. “Certo che se fai lavori più faticosi e usuranti in media vieni pagato di più. Però muori anche di più. Infatti il 98% dei morti sul lavoro è uomo. Maggiore rischio = maggiori soldi = maggior numero di morti sul lavoro.”
Qualcuno la butta sull’ironico (“Possiamo indignarci anche noi uomini per il gender gap di onlyfans?”), altri passano direttamente al vittimismo: “Vendetta la gridiamo noi uomini che siamo vittime di una disoccupazione molto più alta di quella femminile, che consegniamo curricula a destra e a manca per trovarci la porta sbattuta in faccia perché cercano solo personale femminile, che se troviamo qualche lavoretto è solo negli scantinati a sollevare pesi nei magazzini o rischiare la vita per fare i lavori più usuranti… Noi uomini che dopo quello che siamo costretti a vivere in questa società fortemente femminista, siamo pure perseguitati perché privilegiati.”
Di alcuni commenti stupisce il livore ma, soprattutto, la percezione di una realtà non testimoniata da dati diffusi da diverse istituzioni anche al livello europeo. Che esista una sorta di lobby femminile che piega le statistiche a proprio piacimento?





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Scritto da: redazione

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